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Vatican Issues New Norms for Investigating Apparitions, Supernatural Phenomena; Tightens Procedures and Introduces 6 New Possible Conclusions …

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Testo in lingua italiana

NORME 

PER PROCEDERE NEL DISCERNIMENTO
DI PRESUNTI FENOMENI SOPRANNATURALI

Presentazione

In ascolto dello Spirito
che opera nel Popolo fedele di Dio

Dio è presente ed agisce nella nostra storia. Lo Spirito Santo, che sgorga dal cuore di Cristo risorto, opera nella Chiesa con divina libertà e ci offre tanti doni preziosi che ci aiutano nel cammino della vita e stimolano la nostra maturazione spirituale in fedeltà al Vangelo. Quest’azione dello Spirito Santo include pure la possibilità di arrivare ai nostri cuori attraverso alcuni eventi soprannaturali, come ad esempio le apparizioni o visioni di Cristo o della Vergine Santa e altri fenomeni.

Tante volte queste manifestazioni hanno provocato una grande ricchezza di frutti spirituali, di crescita nella fede, di devozione e di fraternità e servizio, e in alcuni casi hanno dato origine a diversi Santuari sparsi in tutto il mondo che oggi sono parte del cuore della pietà popolare di molti popoli. C’è tanta vita e tanta bellezza che il Signore semina al di là dei nostri schemi mentali e delle nostre procedure! Per questa ragione, le Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali che ora presentiamo non vogliono essere necessariamente un controllo né, ancor meno, un tentativo di spegnere lo Spirito. Nei casi più positivi di eventi di presunta origine soprannaturale, infatti, «si incoraggia il Vescovo diocesano ad apprezzare il valore pastorale e a promuovere pure la diffusione di questa proposta spirituale» (I, n. 17).

San Giovanni della Croce constatava «quanto bassi, insufficienti, e in qualche modo, impropri siano le parole e i termini usati in questa vita per trattare delle cose divine».[1] Nessuno può esprimere pienamente le imperscrutabili vie di Dio nelle persone: «I santi dottori, per quanto ne abbiano parlato e ne continuino a parlare, non riescono a spiegarlo con parole, come del resto neppure a parole è stato detto».[2] Perché «la via per andare a Dio è così segreta e occulta per l’anima, come per il corpo è quella del mare, su cui non si conoscono sentieri e orme».[3] In realtà, «essendo quindi un artefice soprannaturale, Egli costruirà in ogni anima l’edificio soprannaturale che vorrà».[4]

Allo stesso tempo bisogna riconoscere che in alcuni casi di eventi di presunta origine soprannaturale si rilevano delle criticità molto serie a danno dei fedeli e in questi casi la Chiesa deve agire con tutta la sua sollecitudine pastorale. Mi riferisco, ad esempio, a un uso di simili fenomeni per trarre «lucro, potere, fama, notorietà sociale, interesse personale» (II, art. 15,4°), che può arrivare persino alla possibilità di compiere atti gravemente immorali (cfr. II, art.15,5°) o addirittura «come mezzo o pretesto per esercitare un dominio sulle persone o compiere degli abusi» (II, art. 16).

Non si deve ignorare neppure, in occasione di simili eventi, la possibilità di errori dottrinali, di indebiti riduzionismi nella proposta del messaggio del Vangelo, la diffusione di uno spirito settario, ecc. Da ultimo, esiste pure la possibilità che i fedeli siano trascinati dietro a un evento, attribuito ad un’iniziativa divina, ma che è soltanto frutto della fantasia, del desiderio di novità, della mitomania o della tendenza alla falsificazione di qualcuno.

Nel suo discernimento in questo ambito, la Chiesa pertanto ha bisogno di procedure chiare. Le Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni che si applicavano fino ad oggi erano state approvate da San Paolo VI nel 1978, più di quarant’anni fa, in forma riservata e furono pubblicate ufficialmente solo 33 anni dopo, nel 2011.

La recente revisione

Con l’applicazione delle Norme del 1978 si constatava, tuttavia, che le decisioni esigevano tempi molto lunghi, persino diversi decenni, e che in questo modo si arrivava troppo tardi con il necessario discernimento ecclesiale.

La loro revisione ebbe inizio nel 2019, attraverso le varie consultazioni previste dall’allora Congregazione per la Dottrina della Fede (Congresso, Consulta, Feria IV e Plenaria). Lungo questi cinque anni sono state elaborate diverse proposte di revisione, tutte però giudicate insufficienti.

Nel Congresso del Dicastero del 16 novembre 2023, si è infine ravvisata la necessità di una revisione globale e radicale del progetto fino a quel momento elaborato, ed è stata preparata un’altra bozza di documento, totalmente ripensata nella direzione di un maggiore chiarimento dei ruoli del Vescovo diocesano e del Dicastero.

La nuova stesura è stata sottoposta all’esame di una Consulta ristretta, che si è tenuta il 4 marzo 2024, nel corso della quale il parere generale è stato positivo, anche se sono state sollevate alcune osservazioni migliorative, integrate nella successiva bozza del documento.

Il testo è stato poi studiato nella Feria IV del Dicastero, tenutasi il 17 aprile 2024, durante la quale i Cardinali e i Vescovi membri hanno dato la loro approvazione. Infine, le nuove Norme sono state presentate il 4 maggio 2024 al Santo Padre che le ha approvate e ne ha ordinato la pubblicazione, stabilendo la loro entrata in vigore il 19 maggio 2024, nella solennità di Pentecoste.

Ragioni della nuova stesura delle Norme

Nella Prefazione alla pubblicazione delle Norme del 1978, avvenuta nel 2011, l’allora Prefetto, il Card. William Levada, chiariva che lo stesso Dicastero era competente per esaminare i casi di «apparizioni, di visioni e messaggi attribuiti a origine soprannaturale». Quelle Norme, infatti, stabilivano che «spetta alla Sacra Congregazione giudicare ed approvare il modo di procedere dell’Ordinario» o «procedere ad un nuovo esame» (IV, 2).

In passato, la Santa Sede sembrava accettare che i Vescovi facessero dichiarazioni come queste: « Les fidèles sont fondés à la croire indubitable et certaine » (Decreto del Vescovo di Grenoble, 19 settembre 1851), «Non si può mettere in dubbio la realtà delle lacrimazioni» (Vescovi di Sicilia, 12 dicembre 1953). Ma queste espressioni erano in contrasto con la convinzione della Chiesa che i fedeli non sono obbligati ad accettare l’autenticità di questi eventi. Perciò, alcuni mesi dopo quest’ultimo caso, l’allora Sant’Uffizio aveva chiarito che «non ha ancora preso alcuna decisione in merito alla Madonnina delle Lacrime» (2 ottobre 1954). Inoltre, più recentemente, riferendosi al caso di Fatima, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede ha spiegato che l’approvazione ecclesiastica di una rivelazione privata mette in evidenza che «il relativo messaggio non contiene nulla che contrasta la fede ed i buoni costumi» (26 giugno 2000).

Nonostante questa chiara presa di posizione, le procedure di fatto seguite dal Dicastero anche negli ultimi tempi erano orientate verso una dichiarazione di “soprannaturalità” o di “non soprannaturalità” da parte del Vescovo, tanto che alcuni Vescovi hanno insistito sulla possibilità di emettere una dichiarazione positiva del genere. Ancora recentemente, infatti, alcuni Vescovi volevano esprimersi con parole come queste: «Constato l’assoluta verità dei fatti», «i fedeli devono considerare senza dubbio come veri…», ecc. Queste espressioni di fatto orientavano i fedeli a pensare che erano obbligati a credere in queste manifestazioni che a volte venivano apprezzate più dello stesso Vangelo.

Nella trattazione di simili casi, e in modo particolare nella redazione di un pronunciamento, la prassi seguita da alcuni Vescovi è stata quella di chiedere previamente al Dicastero la necessaria autorizzazione. E quando venivano autorizzati a farlo, si chiedeva però ai Vescovi di non nominare il Dicastero nel pronunciamento. Così è successo, ad esempio, nei pochissimi casi che hanno raggiunto una conclusione negli ultimi decenni: « Sans impliquer notre Congrégation » (Lettera al Vescovo di Gap, 3 agosto 2007); «In tale dichiarazione non sia coinvolto il Dicastero» (Congresso dell’11 maggio 2001, riguardo al Vescovo di Gikongoro). Cioè il Vescovo non poteva nemmeno menzionare che c’era stata un’approvazione del Dicastero. Allo stesso tempo alcuni altri Vescovi, le cui Diocesi erano anche coinvolte in questi fenomeni, chiedevano al Dicastero di pronunciarsi per raggiungere una chiarezza maggiore.

Questo particolare modo di procedere, che ha generato non poca confusione, aiuta a capire che le Norme del 1978 non sono più sufficienti e adeguate per guidare il lavoro sia dei Vescovi sia del Dicastero, e ciò diventa ancora più problematico oggi, dal momento che difficilmente un fenomeno rimane circoscritto in una città o in una Diocesi. Tale constatazione era già emersa nell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, durante l’Assemblea plenaria del 1974, quando i membri riconoscevano che un evento di presunta origine soprannaturale spesso «oltrepassa inevitabilmente i limiti di una Diocesi e anche di una Nazione e […] il caso arriva automaticamente a delle proporzioni che possono giustificare un intervento dell’Autorità suprema della Chiesa». Allo stesso tempo le Norme del 1978 riconoscevano che era diventato «più difficile, se non quasi impossibile, emettere con la debita celerità i giudizi che concludevano in passato le inchieste in materia (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate)» (Norme del 1978, nota preliminare).

L’aspettativa di una dichiarazione sulla soprannaturalità di un evento ha avuto come conseguenza che solo pochissimi casi sono giunti a una chiara determinazione. Di fatto, dopo il 1950, sono stati risolti ufficialmente non più di sei casi, anche se i fenomeni sono cresciuti spesso senza una guida chiara e con il coinvolgimento di persone di molte Diocesi. Pertanto, si presume che tantissimi altri casi siano stati gestiti in maniera diversa oppure addirittura non gestiti.

Per non procrastinare oltre la risoluzione di un caso specifico relativo ad un evento di presunta origine soprannaturale, il Dicastero ha recentemente proposto al Santo Padre di chiudere il relativo discernimento non con una dichiarazione de supernaturalitate, ma con un Nihil obstat, che avrebbe permesso al Vescovo di trarre profitto pastorale da quel fenomeno spirituale. A questa dichiarazione si è giunti dopo aver valutato i diversi frutti spirituali e pastorali e l’assenza di criticità importanti nell’evento. Il Santo Padre ha considerato tale proposta come una “soluzione giusta”.

Nuovi aspetti

Gli elementi sopra esposti ci hanno portato a proporre, con le nuove Norme, una procedura diversa rispetto al passato, ma anche più ricca, con sei possibili conclusioni prudenziali che possano orientare il lavoro pastorale intorno agli eventi di presunta origine soprannaturale (cfr. I, nn. 17-22). La proposta di queste sei determinazioni finali permette al Dicastero e ai Vescovi di gestire in modo adeguato le problematiche di casi molto diversi tra loro dei quali si ha conoscenza.

Tra queste possibili conclusioni non si include di norma una dichiarazione circa la soprannaturalità del fenomeno oggetto di discernimento, cioè la possibilità di affermare con certezza morale che esso proviene da una decisione di Dio che l’ha voluto in modo diretto. Invece, la concessione di un Nihil obstat indica semplicemente, come già spiegava Papa Benedetto XVI, che riguardo a quel fenomeno i fedeli «sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione». Non trattandosi di una dichiarazione sulla soprannaturalità dei fatti, diventa ancora più chiaro, come diceva pure Papa Benedetto XVI, che è solo un aiuto «del quale non è obbligatorio fare uso».[5] D’altra parte questo intervento lascia naturalmente aperta la possibilità che, prestando attenzione allo sviluppo della devozione, in futuro possa esserci bisogno di un intervento diverso.

Si deve notare, inoltre, che arrivare ad una dichiarazione di “soprannaturalità”, per sua natura, non solo richiede un tempo adeguato di analisi, ma può dare adito alla possibilità di emettere oggi un giudizio di “soprannaturalità” e anni dopo un giudizio di “non soprannaturalità”. Così come, di fatto, è accaduto. Vale la pena ricordare un caso di presunte apparizioni degli anni ’50, dove il Vescovo ha dato, nell’anno 1956, una sentenza definitiva di “non soprannaturalità”. L’anno seguente l’allora Sant’Uffizio ha approvato i provvedimenti di quel Vescovo. Di seguito si chiese di nuovo l’approvazione di quella venerazione. Ma nel 1974 la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede ha dichiarato, a riguardo delle medesime presunte apparizioni, un constat de non supernaturalitate. Successivamente, nel 1996, il Vescovo del luogo ha riconosciuto quella devozione, e un altro Vescovo sempre dello stesso luogo, nel 2002, ha riconosciuto “l’origine soprannaturale” delle apparizioni, e la devozione si è diffusa in altri Paesi. Da ultimo, dietro la richiesta dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 2020, un nuovo Vescovo ha ribadito “il giudizio negativo” dato precedentemente sempre dalla stessa Congregazione, imponendo la cessazione di qualsiasi divulgazione riguardante le pretese apparizioni e rivelazioni. Sono stati così necessari circa settanta tormentosi anni per arrivare alla conclusione dell’intera vicenda.

Oggi si è giunti alla convinzione che queste situazioni complicate, che producono confusione nei fedeli, debbano essere sempre evitate, assumendo un coinvolgimento più veloce ed esplicito di questo Dicastero ed evitando che il discernimento punti verso una dichiarazione di “soprannaturalità”, con forti aspettative, ansie e persino pressioni al riguardo. Tale dichiarazione di “soprannaturalità” viene, di norma, sostituita o da un Nihil obstat, che autorizza un lavoro pastorale positivo, o da un’altra determinazione adatta alla situazione concreta.

Le procedure, previste dalle nuove Norme, con la proposta di sei possibili decisioni prudenziali, permettono di giungere in un tempo più ragionevole a una decisione che aiuti il Vescovo a gestire la situazione relativa a eventi di presunta origine soprannaturale, prima che essi acquistino dimensioni molto problematiche, senza un necessario discernimento ecclesiale.

Tuttavia, rimane ferma la possibilità che il Santo Padre intervenga autorizzando, in via del tutto eccezionale, ad intraprendere una procedura al riguardo di un’eventuale dichiarazione di soprannaturalità degli eventi: si tratta, infatti, di un’eccezione, che di fatto è avvenuta negli ultimi secoli solo in pochissimi casi.

D’altra parte, come previsto dalle nuove Norme, resta ferma la possibilità di una dichiarazione di “non soprannaturalità”, solo quando emergono segni oggettivi e chiaramente indicativi di una manipolazione presente alla base del fenomeno, ad esempio quando un presunto veggente dichiara di aver mentito, o quando le prove indicano che il sangue di un crocifisso appartiene al presunto veggente, ecc.

Riconoscimento di un’azione dello Spirito

La maggior parte dei Santuari, che oggi sono luoghi privilegiati della pietà popolare del Popolo di Dio, non ha mai avuto, nel corso della devozione che lì si esprime, una dichiarazione di soprannaturalità dei fatti che hanno dato origine a quella devozione. Il sensus fidelium ha intuito che lì vi è un’azione dello Spirito Santo e non sono apparse criticità importanti che abbiano richiesto un intervento dei Pastori.

In molti casi, la presenza del Vescovo e dei sacerdoti in certi momenti, come ad esempio nei pellegrinaggi o nella celebrazione di alcune Messe, era un modo implicito di riconoscere che non c’erano obiezioni gravi e che quell’esperienza spirituale esercitava un influsso positivo sulla vita dei fedeli.

In ogni caso, un “nulla osta” permette ai Pastori di agire senza dubbi né indugi per essere accanto al Popolo di Dio nell’accoglienza dei doni dello Spirito Santo che possono scaturire in mezzo a questi fatti. L’espressione “in mezzo a”, utilizzata nelle nuove Norme, aiuta a capire che, anche se non si emette una dichiarazione di soprannaturalità sull’evento stesso, comunque si riconoscono con chiarezza i segni di un’azione soprannaturale dello Spirito Santo nel contesto di quanto avviene.

In altri casi, insieme a questo riconoscimento, si ravvisa la necessità di certi chiarimenti o purificazioni. Può accadere, infatti, che azioni vere dello Spirito Santo in una situazione concreta, che possono essere giustamente apprezzate, appaiano mescolate ad elementi meramente umani, come desideri personali, ricordi, idee a volte ossessive, o a «qualche errore d’ordine naturale non dovuto a una cattiva intenzione, ma alla percezione soggettiva del fenomeno» (II, art. 15,2°). Del resto, «non si può porre un’esperienza di visione, senza ulteriori considerazioni, di fronte al dilemma rigoroso, o di essere in tutti i punti corretta, oppure di dover essere considerata completamente un’illusione umana o diabolica».[6]

Il coinvolgimento e l’accompagnamento del Dicastero

È importante capire che le nuove Norme mettono nero su bianco un punto fermo circa la competenza di questo Dicastero. Da una parte, resta fermo che il discernimento è compito del Vescovo diocesano. Dall’altra, dovendo riconoscere che, oggi più che mai, questi fenomeni coinvolgono molte persone che appartengono ad altre Diocesi e si diffondono rapidamente in diverse regioni e Paesi, le nuove Norme stabiliscono che il Dicastero deve essere consultato e intervenire sempre per dare un’approvazione finale a quanto deciso dal Vescovo, prima che quest’ultimo faccia pubblica una determinazione su un evento di presunta origine soprannaturale. Se prima interveniva, ma si chiedeva al Vescovo di non nominarlo neppure, oggi il Dicastero manifesta pubblicamente il suo coinvolgimento e accompagna il Vescovo nella determinazione finale. Nel rendere pubblico quanto deciso si dirà, dunque, «d’intesa con il Dicastero per la Dottrina della Fede».

Comunque, come già contemplato dalle Norme del 1978 (IV, 1 b), anche le nuove Norme prevedono che, in alcuni casi, il Dicastero possa intervenire motu proprio (II, art. 26). Infatti, dopo essere arrivati ad una determinazione chiara, le nuove Norme prevedono che «il Dicastero si riserva, in ogni caso, la possibilità di intervenire nuovamente a seguito dello sviluppo del fenomeno» (II, art. 22, § 3) e chiedono al Vescovo di «continuare a vigilare» (II, art. 24) per il bene dei fedeli.

Dio è sempre presente nella storia dell’umanità e non smette mai di inviarci i suoi doni di grazia attraverso l’azione dello Spirito Santo, al fine di rinnovare di giorno in giorno la nostra fede in Gesù Cristo, Salvatore del mondo. Spetta ai Pastori della Chiesa il compito di rendere i loro fedeli sempre attenti a questa presenza di amore della Santissima Trinità in mezzo a noi, così come spetta ad essi il compito di custodire i fedeli da ogni inganno. Queste nuove Norme non sono altro che un modo concreto con cui il Dicastero per la Dottrina della Fede si pone a servizio dei Pastori nel docile ascolto dello Spirito che opera nel Popolo fedele di Dio.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefetto

Introduzione

1. Gesù Cristo è la Parola definitiva di Dio, «il Primo e l’Ultimo» (Ap 1,17). Egli è la pienezza e il compimento della Rivelazione: tutto ciò che Dio ha voluto rivelare lo ha fatto mediante il suo Figlio, Parola fatta carne. Pertanto, «l’economia cristiana, in quanto è l’Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun’altra Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo».[7]

2. Nella Parola rivelata vi è tutto ciò di cui la vita cristiana necessita. San Giovanni della Croce afferma che il Padre, «dandoci il Figlio suo, che è la sua parola, l’unica che Egli pronunzi, in essa ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più niente da manifestare. […] Non avendo altro da dire poiché, dandoci il Tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto ciò che in parte aveva manifestato in antico ai profeti. Perciò chi oggi volesse interrogare il Signore e chiedergli qualche visione o rivelazione non solo commetterebbe una sciocchezza, ma arrecherebbe un’offesa a Dio, non fissando i suoi occhi interamente in Cristo per andare in cerca di qualche altra cosa o novità».[8]

3. Nel tempo della Chiesa, lo Spirito Santo conduce i credenti di ogni epoca «alla verità tutta intera» (Gv 16,13) affinché «l’intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda».[9] È lo Spirito Santo, infatti, a guidarci sempre di più nella comprensione del mistero di Cristo, poiché, «per quanto i misteri e le meraviglie scoperte […] nel presente stato di vita siano molti, tuttavia ne è rimasta da dire e da capire la maggior parte e quindi c’è ancora molto da approfondire in Cristo. Questi, infatti, è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuove vene di ricchezze».[10]

4. Se da una parte tutto ciò che Dio ha voluto rivelare lo ha fatto mediante il suo Figlio e nella Chiesa di Cristo vengono messi a disposizione di ogni battezzato i mezzi ordinari di santità, dall’altra lo Spirito Santo può concedere ad alcune persone esperienze di fede del tutto particolari, il cui scopo non è «quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica».[11]

5. La santità, infatti, è una chiamata che riguarda tutti i battezzati: viene nutrita da una vita di preghiera e dalla partecipazione alla vita sacramentale, e si esprime in un’esistenza intrisa di amore verso Dio e verso il prossimo.[12] Nella Chiesa riceviamo l’amore di Dio, manifestato pienamente in Cristo (cfr. Gv 3,16) e «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Chi si lascia docilmente guidare dallo Spirito Santo fa esperienza della presenza e dell’azione della Trinità, per cui un’esistenza così vissuta, come insegna Papa Francesco, si traduce in una vita mistica che, sebbene «priva di fenomeni straordinari, si propone a tutti i fedeli come esperienza quotidiana di amore».[13]

6. Tuttavia, si verificano talvolta fenomeni (ad es.: asserite apparizioni, visioni, locuzioni interiori o esterne, scritti o messaggi, fenomeni legati a immagini religiose, fenomeni psicofisici e di altra natura) che sembrano oltrepassare i limiti dell’esperienza quotidiana e che si presentano come aventi presunta origine soprannaturale. Parlare in modo accurato di tali eventi può superare le capacità del linguaggio umano (cfr. 2Cor 12,2-4). Con l’avvento dei moderni mezzi di comunicazione, tali fenomeni possono attirare l’attenzione o suscitare la perplessità di numerosi credenti e la loro notizia può diffondersi assai rapidamente, per cui i Pastori della Chiesa sono chiamati ad affrontare con sollecitudine tali eventi, cioè, ad apprezzare i loro frutti, a purificarli da elementi negativi o a mettere in guardia i fedeli dai pericoli che ne derivano (cfr. 1Gv 4,1).

7. Con lo sviluppo degli attuali mezzi di comunicazione, inoltre, e con l’incremento dei pellegrinaggi, questi fenomeni raggiungono dimensioni nazionali e persino mondiali, per cui una decisione relativa ad una Diocesi ha delle conseguenze anche altrove.

8. Quando insieme a particolari esperienze spirituali si verificano altresì fenomeni fisici e psicologici che non sono immediatamente spiegabili con l’uso della sola ragione, spetta alla Chiesa il delicato compito di intraprendere un attento studio e discernimento dei fenomeni in parola.

9. Nella sua Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate, Papa Francesco ricorda che l’unico modo di sapere se una cosa viene dallo Spirito Santo è il discernimento, che va chiesto e coltivato nella preghiera.[14] Esso è un dono divino che aiuta i Pastori della Chiesa nel realizzare ciò che dice San Paolo: «Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21). Per assistere i Vescovi diocesani e le Conferenze episcopali nell’operare un discernimento riguardo ai fenomeni di presunta origine soprannaturale, il Dicastero per la Dottrina della Fede promulga le seguenti Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali.

I. ORIENTAMENTI GENERALI

A. Natura del discernimento

10. Secondo le Norme di seguito riportate, la Chiesa potrà compiere il dovere di discernere: a) se sia possibile scorgere nei fenomeni di presunta origine soprannaturale la presenza dei segni di un’azione divina; b) se negli eventuali scritti o messaggi di coloro che sono coinvolti nei presunti fenomeni in parola non vi sia nulla che contrasti con la fede e i buoni costumi; c) se sia lecito apprezzarne i frutti spirituali, o risulti necessario purificarli da elementi problematici o mettere in guardia i fedeli dai pericoli che ne derivano; d) se sia consigliabile una loro valorizzazione pastorale da parte dell’autorità ecclesiastica competente.

11. Sebbene le seguenti disposizioni prevedano la possibilità di un discernimento nel senso di cui al n. 10, va precisato che, in via ordinaria, non si dovrà prevedere un riconoscimento positivo da parte dell’autorità ecclesiastica circa l’origine divina di presunti fenomeni soprannaturali.

12. Nel caso in cui venga concesso da parte del Dicastero un Nihil obstat (cfr. infra, n. 17), tali fenomeni non diventano oggetto di fede – cioè i fedeli non sono obbligati a prestarvi un assenso di fede –, ma, come nel caso di carismi riconosciuti dalla Chiesa, «rappresentano delle vie per approfondire la conoscenza di Cristo e per donarsi più generosamente a lui, radicandosi nel contempo sempre più nella comunione con tutto il Popolo cristiano».[15]

13. Del resto, anche quando si concede un Nihil obstat per i processi di canonizzazione, ciò non implica una dichiarazione di autenticità degli eventuali fenomeni soprannaturali presenti nella vita di una persona, così come si è evidenziato ad esempio nel decreto di canonizzazione di santa Gemma Galgani: «[Pius XI] feliciter elegit ut super heroicis virtutibus huius innocentis aeque ac poenitentis puellae suam mentem panderet, nullo tamen per praesens decretum (quod quidem numquam fieri solet) prolato iudicio de praeternaturalibus Servae Dei charismatibus».[16]

14. Nel contempo, occorre constatare che certi fenomeni, che potrebbero avere origine soprannaturale, a volte appaiono connessi ad esperienze umane confuse, ad espressioni imprecise dal punto di vista teologico o ad interessi non del tutto legittimi.

15. Il discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali è fatto sin dall’inizio dal Vescovo diocesano, o eventualmente da altra autorità ecclesiastica di cui ai successivi artt. 4-6, in dialogo con il Dicastero. In ogni caso, non potendo mai mancare una particolare attenzione orientata al bene comune di tutto il Popolo di Dio, «il Dicastero si riserva comunque […] la possibilità di valutare gli elementi morali e dottrinali di tale esperienza e l’uso che ne viene fatto».[17] Non si deve ignorare che a volte il discernimento può occuparsi anche di delitti, manipolazioni delle persone, danni all’unità della Chiesa, profitti economici indebiti, gravi errori dottrinali, ecc., che potrebbero provocare scandali e minare la credibilità della Chiesa.

B. Voti finali

16. Il discernimento dei presunti fenomeni soprannaturali potrà giungere a delle conclusioni che si esprimeranno di norma in uno dei termini qui di seguito indicati.

17. Nihil obstat — Anche se non si esprime alcuna certezza sull’autenticità soprannaturale del fenomeno, si riconoscono molti segni di un’azione dello Spirito Santo “in mezzo”[18] a una data esperienza spirituale, e non sono stati rilevati, almeno fino a quel momento, aspetti particolarmente critici o rischiosi. Per questa ragione si incoraggia il Vescovo diocesano ad apprezzare il valore pastorale e a promuovere pure la diffusione di questa proposta spirituale, anche mediante eventuali pellegrinaggi a un luogo sacro.

18. Prae oculis habeatur — Sebbene si riconoscano importanti segni positivi, si avvertono altresì alcuni elementi di confusione o possibili rischi che richiedono un attento discernimento e dialogo con i destinatari di una data esperienza spirituale da parte del Vescovo diocesano. Se ci fossero degli scritti o dei messaggi, potrebbe essere necessaria una chiarificazione dottrinale.

19. Curatur — Si rilevano diversi o significativi elementi critici, ma allo stesso tempo c’è già un’ampia diffusione del fenomeno e una presenza di frutti spirituali ad esso collegati e verificabili. Si sconsiglia al riguardo un divieto che potrebbe turbare il Popolo di Dio. Ad ogni modo, il Vescovo diocesano è sollecitato a non incoraggiare questo fenomeno, a cercare espressioni alternative di devozione ed eventualmente a riorientarne il profilo spirituale e pastorale.

20. Sub mandato — Le criticità rilevate non sono legate al fenomeno in sé, ricco di elementi positivi, ma a una persona, a una famiglia o a un gruppo di persone che ne fanno un uso improprio. Si utilizza un’esperienza spirituale per un particolare ed indebito vantaggio economico, commettendo atti immorali o svolgendo un’attività pastorale parallela a quella già presente nel territorio ecclesiastico, senza accettare le indicazioni del Vescovo diocesano. In questo caso, la guida pastorale del luogo specifico in cui si verifica il fenomeno è affidata o al Vescovo diocesano o a un’altra persona delegata dalla Santa Sede, la quale, quando non sia in grado di intervenire direttamente, cercherà di raggiungere un accordo ragionevole.

21. Prohibetur et obstruatur — Pur in presenza di legittime istanze e di alcuni elementi positivi, le criticità e i rischi appaiono gravi. Perciò, per evitare ulteriori confusioni o addirittura scandali che potrebbero intaccare la fede dei semplici, il Dicastero chiede al Vescovo diocesano di dichiarare pubblicamente che l’adesione a questo fenomeno non è consentita e di offrire contemporaneamente una catechesi che possa aiutare a comprendere le ragioni della decisione e a riorientare le legittime preoccupazioni spirituali di quella parte del Popolo di Dio.

22. Declaratio de non supernaturalitate — In questo caso il Vescovo diocesano è autorizzato dal Dicastero a dichiarare che il fenomeno è riconosciuto come non soprannaturale. Questa decisione si deve basare su fatti ed evidenze concreti e provati. Ad esempio, quando un presunto veggente dichiara di aver mentito, o quando testimoni credibili forniscono elementi di giudizio che permettono di scoprire la falsificazione del fenomeno, l’intenzione errata o la mitomania.

23. Alla luce di quanto sopra esposto, si ribadisce che né il Vescovo diocesano, né le Conferenze episcopali, né il Dicastero, di norma, dichiareranno che questi fenomeni sono di origine soprannaturale, nemmeno nel caso in cui si conceda un Nihil obstat (cfr. n. 11). Fermo restando che il Santo Padre può autorizzare ad intraprendere una procedura al riguardo.

II. PROCEDURE DA SEGUIRE

A. Norme sostanziali

Art. 1 – Spetta al Vescovo diocesano, in dialogo con la Conferenza episcopale nazionale, esaminare i casi di presunti fenomeni soprannaturali avvenuti nel proprio territorio e di formulare il giudizio finale su di essi, da sottoporre all’approvazione del Dicastero, compresa l’eventuale promozione di un culto o di una devozione ad essi legati.

Art. 2 – Dopo aver indagato sugli eventi in questione, spetta al Vescovo diocesano trasmettere i risultati dell’indagine – svolta secondo le norme di seguito riportate – con il proprio voto al Dicastero per la Dottrina della Fede e di intervenire secondo le indicazioni fornite dal Dicastero. Spetta al Dicastero, in ogni caso, valutare il modo di procedere del Vescovo diocesano e approvare o meno la determinazione da attribuire al caso specifico da lui proposta.

Art. 3 § 1 – Il Vescovo diocesano si asterrà da ogni dichiarazione pubblica relativa all’autenticità o soprannaturalità di tali fenomeni e da ogni coinvolgimento con essi; non deve però cessare di vigilare per intervenire, se necessario, con celerità e prudenza seguendo le procedure indicate dalle seguenti norme.

§ 2 – Qualora, in collegamento con il presunto evento soprannaturale, dovessero nascere forme di devozione anche senza un vero e proprio culto, il Vescovo diocesano ha il grave dovere di avviare quanto prima un’accurata indagine canonica al fine di salvaguardare la fede e prevenire abusi.

§ 3 – Il Vescovo diocesano abbia particolare cura nel contenere, anche con i mezzi a propria disposizione, manifestazioni religiose confuse, o la divulgazione di eventuali materiali attinenti al presunto fenomeno soprannaturale (ad es.: lacrimazioni di immagini sacre, sudorazioni, sanguinamenti, mutazione di ostie consacrate, ecc.), al fine di non alimentare un clima sensazionalistico (cfr. art. 11, § 1).

Art. 4 – Qualora, sia in ragione del luogo di domicilio delle persone coinvolte nel presunto fenomeno, sia in ragione del luogo di diffusione delle forme di culto o comunque di devozione popolare, fosse implicata la competenza di più Vescovi diocesani, costoro, sentito il Dicastero per la Dottrina della Fede, possono costituire una Commissione interdiocesana che, presieduta da uno dei Vescovi diocesani, provveda all’istruttoria a norma degli articoli seguenti. A tal fine possono servirsi anche dell’aiuto degli uffici preposti della Conferenza episcopale.

Art. 5 – Nel caso in cui i presunti fatti soprannaturali coinvolgano la competenza di Vescovi diocesani appartenenti alla stessa Provincia ecclesiastica, il Metropolita, sentita la Conferenza episcopale e il Dicastero per la Dottrina della Fede, su mandato del Dicastero, può assumere l’incarico di costituire e presiedere la Commissione di cui all’art. 4.

Art. 6 § 1 – Nei luoghi ove fosse costituita la Regione ecclesiastica di cui ai cann. 433-434 CIC, e i presunti fatti soprannaturali coinvolgessero quel territorio, il Vescovo Presidente chieda al Dicastero per la Dottrina della Fede lo speciale mandato per procedere.

§ 2 – In questo caso le procedure seguiranno, in analogia, quanto previsto nell’art. 5, osservando le indicazioni ricevute dal medesimo Dicastero.

B. Norme procedurali

Fase istruttoria

Art. 7 § 1 – Ogni volta che il Vescovo diocesano abbia notizia, almeno verosimile, di fatti di presunta origine soprannaturale attinenti alla fede cattolica avvenuti nel territorio di sua competenza, si informi con prudenza, personalmente o tramite un Delegato, sugli eventi e sulle circostanze e abbia cura di raccogliere tempestivamente tutti gli elementi utili per una prima valutazione.

§ 2 Se i fenomeni sono facilmente gestibili nell’ambito delle persone che sono direttamente coinvolte e non si avverte alcun pericolo per la comunità, non si proceda ulteriormente, previa consultazione del Dicastero, sebbene permanga il dovere della vigilanza.

§ 3 Nel caso in cui fossero coinvolte persone che dipendono da diversi Vescovi diocesani, si ascoltino i pareri di questi Vescovi. Quando un presunto fenomeno ha origine in un luogo e comporta ulteriori sviluppi in altre sedi, lo si potrà valutare diversamente in queste ultime. In tal caso, ogni Vescovo diocesano ha sempre la potestà di decidere su ciò che ritiene pastoralmente prudente nel proprio territorio, previa consultazione del Dicastero.

§ 4 – Qualora nel presunto fenomeno fossero coinvolti oggetti di vario genere, il Vescovo diocesano, personalmente o tramite un Delegato, può disporre che siano collocati in un luogo sicuro e custodito, in attesa di chiarimenti sul caso. Quando si tratta di un presunto miracolo eucaristico, le specie consacrate devono essere conservate in un luogo riservato e in modo adeguato.

§ 5 – Nel caso in cui gli elementi raccolti sembrino sufficienti, il Vescovo diocesano decida se avviare una fase di valutazione del fenomeno, al fine di proporre al Dicastero nel suo Votum un giudizio finale nell’interesse superiore della fede della Chiesa e al fine di salvaguardare e promuovere il bene spirituale dei fedeli.

Art. 8 § 1 – Il Vescovo diocesano[19] costituisca la Commissione d’indagine tra i cui membri vi siano almeno un teologo, un canonista e un perito scelto in base alla natura del fenomeno,[20] il cui fine non è giungere soltanto a una dichiarazione circa la veridicità dei fatti ma approfondire ogni aspetto dell’evento, così da fornire al Vescovo diocesano ogni elemento utile per una valutazione.

§ 2 – I membri della Commissione d’indagine siano di integra fama, di fede sicura, di dottrina certa, di provata prudenza e non siano coinvolti, né direttamente né indirettamente, con le persone o nei fatti oggetto di discernimento.

§ 3 – Lo stesso Vescovo diocesano nomini un Delegato, scelto anche tra i membri della Commissione o esterno a essi, con il compito di coordinare e presiedere i lavori e di predisporre le sessioni.

§ 4 – Il Vescovo diocesano o il suo Delegato nomini anche un Notaio con il compito di assistere alle riunioni e di verbalizzare gli interrogatori, e ogni altro atto della Commissione. Al Notaio spetta curare che i verbali vengano debitamente firmati e che tutti gli atti oggetto dell’istruttoria vengano raccolti e, bene ordinati, siano custoditi nell’archivio della Curia. Il Notaio provvede, inoltre, alla convocazione e prepara la documentazione.

§ 5 – Tutti i membri della Commissione sono tenuti a mantenere il segreto d’ufficio, prestando giuramento.

Art. 9 § 1 Gli interrogatori siano svolti in analogia a quanto prescritto dalla normativa universale (cfr. cann. 1558-1571 CIC; cann. 1239-1252 CCEO) e siano condotti sulla base di domande formulate dal Delegato, dopo adeguato confronto con gli altri membri della Commissione.

§ 2 La deposizione giurata delle persone coinvolte negli asseriti fatti soprannaturali sia resa alla presenza dell’intera Commissione o almeno di alcuni suoi membri. Quando i fatti del caso si basano su una testimonianza oculare, occorre esaminare i testimoni quanto prima possibile per beneficiare della vicinanza temporale all’evento.

§ 3 I confessori delle persone coinvolte, che affermano di essere state protagoniste di fatti di origine soprannaturale, non possono testimoniare su tutta la materia che hanno conosciuto attraverso la confessione sacramentale.[21]

§ 4 I direttori spirituali delle persone coinvolte, che affermano di essere state protagoniste di fatti di origine soprannaturale, non possono testimoniare sulla materia che hanno conosciuto attraverso la direzione spirituale, a meno che le persone interessate non autorizzino per iscritto la deposizione.

Art. 10 – Qualora nel materiale istruttorio confluiscano testi scritti o altri elementi (video, audio, fotografici) divulgati con i mezzi di comunicazione, aventi come autore una persona coinvolta nel presunto fenomeno, tale materiale sia sottoposto a un accurato esame ad opera di esperti (cfr. art. 3 § 3), il cui esito sarà inserito nella documentazione istruttoria dal Notaio.

Art. 11 § 1 – Qualora i fatti straordinari di cui all’art. 7 § 1 dovessero riguardare oggetti di varia natura (cfr. art. 3 § 3), la Commissione avvii un’accurata indagine su tali oggetti tramite gli esperti che la compongono o altri esperti individuati per il caso, così da giungere a una valutazione di carattere scientifico, dottrinale e canonistico, tale da aiutare la successiva valutazione.

§ 2 – Qualora eventuali reperti di natura organica collegati all’evento straordinario richiedessero particolari indagini di laboratorio e, comunque, di tipo tecnico-scientifico, lo studio venga affidato dalla Commissione a esperti veramente periti nell’area afferente alla tipologia di indagine.

§ 3 – Nel caso in cui il fenomeno interessi il Corpo e il Sangue del Signore nei segni sacramentali del pane e del vino, si abbia una particolare attenzione perché le eventuali analisi sugli stessi non diano luogo ad una mancanza di rispetto del SS.mo Sacramento, garantendo la devozione ad esso dovuta.

§ 4 – Qualora i presunti fatti straordinari fossero all’origine di problemi di ordine pubblico, il Vescovo diocesano collabori con l’autorità civile competente.

Art. 12 – Qualora i presunti eventi soprannaturali si dovessero protrarre nel corso dell’istruttoria e la situazione consigliasse interventi prudenziali, il Vescovo diocesano non esiti a porre quegli atti di buon governo al fine di evitare manifestazioni incontrollate o dubbiose di devozione o l’attivazione di un culto fondato su elementi non ancora definiti.

Fase valutativa

Art. 13 – Il Vescovo diocesano, anche con l’aiuto dei membri della Commissione da lui istituita, valuti approfonditamente il materiale raccolto, secondo i criteri principali di discernimento sopracitati (cfr. nn. 10-23) e i criteri positivi e negativi che seguono, da applicare anche in modo cumulativo.

Art. 14 – Tra i criteri positivi non si tralasci di giudicare:

1°. La credibilità e buona fama delle persone che affermano di essere destinatarie di eventi soprannaturali o di essere direttamente coinvolte in tali fatti, così come dei testimoni ascoltati. In particolare, si consideri l’equilibrio psichico, l’onestà e la rettitudine nella vita morale, la sincerità, l’umiltà e la docilità abituale verso l’autorità ecclesiastica, la disponibilità a collaborare con essa, la promozione di uno spirito di autentica comunione ecclesiale.

2°. L’ortodossia dottrinale del fenomeno e dell’eventuale messaggio ad esso connesso.

3°. Il carattere imprevedibile del fenomeno da cui appare chiaramente che non sia frutto dell’iniziativa delle persone coinvolte.

4°. I frutti di vita cristiana. Tra di essi si verifichi l’esistenza di uno spirito di preghiera, conversioni, vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa, testimonianze di carità, nonché una sana devozione e frutti spirituali abbondanti e costanti. Si valuti il contributo di tali frutti alla crescita della comunione ecclesiale.

Art. 15 – Tra i criteri negativi si verifichino accuratamente:

1°. L’eventuale presenza di un errore manifesto circa il fatto.

2°. Eventuali errori dottrinali. In proposito occorre tenere conto della possibilità che il soggetto che afferma di essere destinatario di eventi di origine soprannaturale abbia aggiunto – anche inconsciamente –, ad una rivelazione privata, elementi puramente umani oppure qualche errore d’ordine naturale non dovuto a una cattiva intenzione, ma alla percezione soggettiva del fenomeno.

3°. Uno spirito settario che genera divisione nel tessuto ecclesiale.

4°. Una ricerca evidente di lucro, potere, fama, notorietà sociale, interesse personale collegata strettamente al fatto.

5°. Atti gravemente immorali compiuti nel momento o in occasione del fatto dal soggetto o dai suoi seguaci.

6°. Alterazioni psichiche o tendenze psicopatiche nel soggetto, che possano aver esercitato un’influenza sul presunto fatto soprannaturale, oppure psicosi, isteria collettiva o altri elementi riconducibili a un orizzonte patologico.

Art. 16 – È da considerarsi di particolare gravità morale l’uso di esperienze soprannaturali asserite o di elementi mistici riconosciuti come mezzo o pretesto per esercitare un dominio sulle persone o compiere degli abusi.

Art. 17 – La valutazione degli esiti istruttori, nel caso dei presunti fenomeni soprannaturali di cui all’art. 7 § 1, avvenga con accurata diligenza nel rispetto sia delle persone coinvolte sia dell’esame tecnico-scientifico eventualmente condotto circa il presunto fenomeno soprannaturale.

Fase conclusiva

Art. 18 – Conclusa l’istruttoria ed esaminati attentamente gli eventi e le informazioni raccolte,[22] considerata anche la ricaduta che i presunti fatti hanno avuto sul Popolo di Dio a lui affidato, con speciale riguardo anche alla fecondità dei frutti spirituali generati dalla nuova devozione eventualmente sorta, il Vescovo diocesano, con l’aiuto del Delegato, prepari una relazione sul presunto fenomeno. Tenendo conto di tutti i fatti del caso, sia positivi sia negativi, rediga un Votum personale al riguardo, proponendo al Dicastero un giudizio finale, di norma secondo una delle seguenti formule:[23]

1°. Nihil obstat

2°. Prae oculis habeatur

3°. Curatur

4°. Sub mandato

5°. Prohibetur et obstruatur

6°. Declaratio de non supernaturalitate

Art. 19 – Terminata l’indagine, si trasmettano al Dicastero per la Dottrina della Fede tutti gli atti relativi al caso esaminato per l’approvazione finale.

Art. 20 – Il Dicastero procederà, dunque, ad esaminare gli atti del caso, valutando gli elementi morali e dottrinali di tale esperienza e l’uso che ne viene fatto, e il Votum del Vescovo diocesano. Il Dicastero potrebbe richiedere al Vescovo diocesano ulteriori informazioni, oppure chiedere altri pareri, o procedere, in casi estremi, ad un nuovo esame del caso, distinto da quello realizzato dal Vescovo diocesano. Alla luce dell’esame svolto, procederà a confermare o meno la determinazione proposta dal Vescovo diocesano.

Art. 21 § 1 – Ricevuta la risposta del Dicastero, salvo diversa indicazione da parte dello stesso, il Vescovo diocesano, d’intesa con il Dicastero, renderà noto al Popolo di Dio con chiarezza il giudizio sui fatti in questione.

§ 2 – Il Vescovo diocesano avrà cura di informare la Conferenza episcopale nazionale della determinazione approvata dal Dicastero.

Art. 22 § 1 – Nel caso in cui si conceda un Nihil obstat (cfr. art. 18, 1°), il Vescovo diocesano presterà la massima attenzione al corretto apprezzamento dei frutti scaturiti dal fenomeno esaminato, proseguendo nel vigilare su di essi con prudente attenzione. In questo caso, il Vescovo diocesano indicherà chiaramente, mediante un decreto, la natura dell’autorizzazione e i limiti di un eventuale culto consentito, precisando che i fedeli «sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione».[24]

§ 2 – Il Vescovo diocesano presterà attenzione, inoltre, a che i fedeli non ritengano nessuna delle determinazioni come un’approvazione del carattere soprannaturale del fenomeno.

§ 3 – Il Dicastero si riserva, in ogni caso, la possibilità di intervenire nuovamente a seguito dello sviluppo del fenomeno.

Art. 23 § 1 – Nel caso in cui si prenda una determinazione cautelativa (cfr. art. 18, 2° – 4°) o negativa (cfr. art. 18, 5° – 6°), essa deve essere resa pubblica formalmente dal Vescovo diocesano, dopo l’approvazione del Dicastero. Questa, inoltre, venga redatta con un linguaggio chiaro e comprensibile da tutti, valutando l’opportunità di rendere note le ragioni della decisione presa e i fondamenti dottrinali della fede cattolica, così da favorire la crescita di una sana spiritualità.

§ 2 – Nel comunicare un’eventuale decisione negativa, il Vescovo diocesano può omettere notizie che potrebbero arrecare ingiusto detrimento alle persone coinvolte.

§ 3 – Sull’eventuale protrarsi di divulgazioni di scritti o messaggi, i legittimi Pastori vigilino a norma del can. 823 CIC (cfr. cann. 652 § 2; 654 CCEO), riprovando gli abusi e quanto arreca danno alla retta fede e ai buoni costumi o comunque sia pericoloso per il bene delle anime. A tal fine si può ricorrere all’imposizione di mezzi ordinari, tra cui i precetti penali (cfr. can. 1319 CIC; can. 1406 CCEO).

§ 4 – Il ricorso di cui al § 3 è particolarmente opportuno nel caso in cui i comportamenti da riprovare riguardino oggetti o luoghi collegati a presunti fenomeni soprannaturali.

Art. 24 – Qualunque sia la determinazione approvata, il Vescovo diocesano, personalmente o tramite un Delegato, ha il dovere di continuare a vigilare sul fenomeno e sulle persone coinvolte, esercitando nello specifico la sua potestà ordinaria.

Art. 25 – Nel caso in cui i presunti fenomeni soprannaturali fossero riconducibili con certezza a un deliberato intento mistificatorio e ingannevole per fini diversi (es. lucro e altri interessi personali), il Vescovo diocesano applicherà, valutando caso per caso, la normativa canonica penale vigente.

Art. 26 – Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha la facoltà di intervenire motu proprio, in qualunque momento e stato del discernimento relativo ai presunti fenomeni soprannaturali.

Art. 27 – Le presenti Norme sostituiscono integralmente le precedenti del 25 febbraio 1978.

Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto Prefetto insieme al Segretario per la Sezione Dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede, il giorno 4 maggio 2024, ha approvato le presenti Norme, deliberate nella Sessione Ordinaria di questo Dicastero in data 17 aprile 2024, e ne ha ordinato la pubblicazione, stabilendo che esse entrino in vigore il 19 maggio 2024, nella solennità di Pentecoste.

Dato in Roma, presso la sede del Dicastero per la Dottrina della Fede, il 17 maggio 2024.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefetto

Mons. Armando Matteo

Segretario

per la Sezione Dottrinale

Ex Audientia Die 04.05.2024

FRANCISCUS

____________

[1] S. Giovanni della Croce, Notte oscura II, 17, 6, in Id., Opere, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma 19987, p. 458.

[2] Id., Cantico spirituale B, prol., 1, in op. cit., p. 490.

[3] Id., Notte oscura II, 17, 8, in op. cit., p. 459.

[4] Id., Fiamma viva d’amore B III, 47, in op. cit., p. 801.

[5] Benedetto XVI, Esort. Ap. Verbum Domini (30 settembre 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[6] K. Rahner, Visioni e profezie. Mistica ed esperienza della trascendenza, Vita e Pensiero, Milano 19952, pp. 95-96.

[7] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum (18 novembre 1965), n. 4: AAS 58 (1966), p. 819.

[8] S. Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, 2, 22, 3-5, in Id., Opere, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma 19987, pp. 173-174; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 65.

[9] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum (18 novembre 1965), n. 5: AAS 58 (1966), p. 819.

[10] S. Giovanni della Croce, Cantico spirituale B, 37, 4, in op. cit., p. 703.

[11] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 67. Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima (26 giugno 2000), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000.

[12] Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium (7 dicembre 1965), nn. 39-42: AAS 57 (1965), pp. 44-49; Francesco, Esort. Ap. Gaudete et exsultate (19 marzo 2018), nn. 10-18, 143: AAS 110 (2018), pp. 1114-1116, 1150-1151; Id., Lett. Ap. Totum amoris est (28 dicembre 2022), passim: L’Osservatore Romano, 28 dicembre 2022, pp. 8-10.

[13] Francesco, Esort. Ap. C’est la confiance (15 ottobre 2023), n. 35: L’Osservatore Romano, 16 ottobre 2023, p. 3.

[14] Cfr. Francesco, Esort. Ap. Gaudete et exsultate (19 marzo 2018), nn. 166 e 173: AAS 110 (2018), pp. 1157 e 1159-1160.

[15] S. Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici (27 maggio 1998), n. 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1: 1998, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, p. 1064. Cfr. Benedetto XVI, Esort. Ap. Verbum Domini (30 settembre 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[16] Sacra Rituum Congregatio, Decretum beatificationis et canonizationis Servae Dei Gemmae Galgani, virginis saecularis: AAS 24 (1932), p. 57. «[Pio XI] ha voluto volentieri soffermarsi sulle virtù eroiche di questa fanciulla innocente quanto penitente, senza però che con il presente decreto (cosa che di solito non avviene mai) si emetta un giudizio sui carismi preternaturali della Serva di Dio».

[17] Dicastero per la Dottrina della Fede, Lettera al Vescovo di Como circa un presunto veggente (25 settembre 2023).

[18] L’espressione “in mezzo a” non vuol dire “per mezzo di” o “attraverso”, ma indica che, in un determinato contesto, non necessariamente di origine soprannaturale, lo Spirito Santo opera cose buone.

[19] O altra autorità ecclesiastica di cui agli artt. 4-6.

[20] Ad es.: un medico, meglio se specializzato in alcune discipline connesse, quali psichiatria, ematologia, ecc.; un biologo; un chimico, ecc.

[21] Cfr. cann. 983 § 1; 1550 § 2, 2° CIC; cann. 733 § 1; 1231 § 1, 2° CCEO; Congregazione delle Cause dei Santi, Istr. Sanctorum Mater per lo svolgimento delle Inchieste diocesane o eparchiali nelle Cause dei Santi (17 maggio 2007), artt. 101-102: AAS 99 (2007), p. 494; Penitenzieria Apostolica, Nota sull’importanza del foro interno e l’inviolabilità del sigillo sacramentale (29 giugno 2019): AAS 111 (2019), pp. 1215-1218.

[22] Tutte le prove testimoniali vengano dettagliatamente valutate applicando accuratamente tutti i criteri anche alla luce della normativa canonica circa la forza probante delle testimonianze (cfr. ex analogia can. 1572 CIC; can. 1253 CCEO).

[23] Cfr. supra nn. 17-22.

[24] Benedetto XVI, Esort. Ap. Verbum Domini (30 settembre 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696. Nello stesso paragrafo si afferma: «L’approvazione ecclesiastica di una rivelazione privata indica essenzialmente che il relativo messaggio non contiene nulla che contrasti la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione. […] È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso. In ogni caso, deve trattarsi di un nutrimento della fede, della speranza e della carità, che sono per tutti la via permanente della salvezza».

[00842-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

NORMES

PROCÉDURALES POUR LE DISCERNEMENT
DE PHÉNOMÈNES SURNATURELS PRÉSUMÉS

Présentation

À l’écoute de l’Esprit
à l’œuvre dans le fidèle peuple de Dieu

Dieu est présent et agit dans notre histoire. L’Esprit Saint, qui jaillit du cœur du Christ ressuscité, agit dans l’Église avec une liberté divine et nous offre un grand nombre de dons précieux qui nous aident sur le chemin de la vie et stimulent notre maturation spirituelle dans la fidélité à l’Évangile. Cette action de l’Esprit Saint inclut également la possibilité d’atteindre nos cœurs à travers certains événements surnaturels, comme les apparitions ou les visions du Christ ou de la Sainte Vierge et d’autres phénomènes.

Ces manifestations ont souvent provoqué une grande richesse de fruits spirituels, une croissance de la foi, de la dévotion, de la fraternité et du service, et dans certains cas ont donné naissance à divers sanctuaires disséminés dans le monde qui font aujourd’hui partie du cœur de la piété populaire de nombreux peuples. Il y a tant de vie et de beauté que le Seigneur sème au-delà de nos schémas et procédures mentales ! C’est pourquoi les Normes procédurales pour le discernement de phénomènes surnaturels présumés que nous présentons aujourd’hui ne se veulent pas nécessairement un contrôle ou, encore moins, une tentative d’éteindre l’Esprit. En effet, dans les cas les plus positifs d’événements d’origine surnaturelle présumée, « l’Évêque diocésain est encouragé à apprécier la valeur pastorale et à promouvoir la diffusion de cette proposition spirituelle » (I, n. 17).

Saint Jean de la Croix constatait « combien les termes et paroles dont on exprime les choses divines en cette vie sont bas, courts et en quelque manière impropres ».[1] Nul ne peut exprimer pleinement les voies impénétrables de Dieu dans les personnes : « Les saints docteurs, quoi qu’ils en disent, ne peuvent jamais venir à bout de la déclarer par paroles, comme non plus il ne se peut dire par une telle voie ».[2] Car « la voie pour aller à Dieu est aussi secrète et cachée pour le sens de l’âme que l’est, pour celui du corps, celle qui va par la mer, qui ne laisse ni trace ni piste ».[3] En réalité, « Dieu est donc l’artisan surnaturel : il bâtira surnaturellement en chaque âme le bâtiment qu’il voudra ».[4]

En même temps, il faut reconnaître que dans certains cas d’événements d’origine surnaturelle présumée, il y a des problèmes très graves au détriment des fidèles et dans ces cas l’Église doit agir avec toute sa sollicitude pastorale. Je me réfère, par exemple, à l’utilisation de tels phénomènes pour obtenir « profit, pouvoir, célébrité, notoriété sociale, intérêt personnel » (II, art. 15.4), qui peut aller jusqu’à la possibilité de commettre des actes gravement immoraux (cf. II, art. 15.5) ou même « comme moyen ou prétexte pour exercer une domination sur des personnes ou pour commettre des abus » (II, art. 16).

Il ne faut pas non plus ignorer, à l’occasion de tels événements, la possibilité d’erreurs doctrinales, d’un réductionnisme indu dans la proposition du message évangélique, de la diffusion d’un esprit sectaire, etc. Enfin, il y a aussi la possibilité que les fidèles soient entraînés derrière un événement, attribué à une initiative divine, mais qui n’est que le fruit de la fantaisie, du désir de nouveauté, de la mythomanie ou de la tendance à la falsification de quelqu’un.

Dans son discernement en ce domaine, l’Église a donc besoin de procédures claires. Les Normes procédurales pour le discernement des apparitions ou révélations présumées en vigueur jusqu’à aujourd’hui, ont été approuvées par saint Paul VI en 1978, il y a plus de quarante ans, sous une forme confidentielle et n’ont été officiellement publiées que 33 ans plus tard, en 2011.

La révision récente

Avec l’application des Normes de 1978, cependant, il a été constaté que les décisions prenaient beaucoup de temps, voire plusieurs décennies, et que le discernement ecclésial nécessaire arrivait trop tard.

Leur révision a commencé en 2019, à travers les différentes consultations prévues par l’ancienne Congrégation pour la Doctrine de la Foi (Congresso, Consulta, Feria IV e Plenaria). Au cours de ces cinq années, plusieurs propositions de révision ont été élaborées, mais toutes ont été jugées insuffisantes.

Lors du Congresso du Dicastère du 16 novembre 2023, la nécessité d’une révision globale et radicale du projet préparé jusqu’alors a finalement été reconnue, et un autre projet de document a été élaboré, totalement repensé dans le sens d’une plus grande clarification des rôles de l’Évêque diocésain et du Dicastère.

La nouvelle version a été soumise à une Consulta ristretta, qui s’est tenue le 4 mars 2024, où l’avis général a été positif, bien que certaines remarques d’amélioration aient été formulées et incorporées dans la version ultérieure du document.

Le texte a ensuite été étudié lors de la Feria IV du Dicastère, qui s’est tenue le 17 avril 2024, au cours de laquelle les Cardinaux et les Évêques membres ont donné leur approbation. Enfin, le 4 mai 2024, les nouvelles Normes ont été présentées au Saint-Père, qui les a approuvées et en a ordonné la publication, établissant leur entrée en vigueur le 19 mai 2024, en la solennité de la Pentecôte.

Motifs du remaniement des Normes

Dans la Préface à la publication des Normes de 1978 parue en 2011, le Préfet de l’époque, le Card. William Levada, a précisé que ce même Dicastère était compétent pour examiner les cas d’« apparitions, visions et messages attribués à une origine surnaturelle ». Ces Normes, en effet, stipulent qu’« il appartiendra à la S. Congrégation d’apprécier la manière d’agir de l’Ordinaire et de l’approuver » ou de « procéder à un nouvel examen »» (IV, 2).

Dans le passé, le Saint-Siège semblait accepter que les Évêques fassent des déclarations comme celles-ci : « Les fidèles sont fondés à la croire indubitable et certaine » (décret de l’Évêque de Grenoble, 19 septembre 1851), « La réalité des lacrimations ne peut être mise en doute » (Évêques de Sicile, 12 décembre 1953). Mais ces expressions étaient en contradiction avec la conviction de l’Église que les fidèles ne sont pas obligés d’accepter l’authenticité de ces événements. C’est pourquoi, quelques mois après ce dernier cas, le Saint-Office de l’époque a précisé qu’ « il n’a pas encore pris de décision concernant la Madonnina delle Lacrime [Syracuse, Sicile] » (2 octobre 1954). En outre, plus récemment, se référant au cas de Fatima, la Congrégation pour la Doctrine de la Foi de l’époque a expliqué que l’approbation ecclésiastique d’une révélation privée indique clairement que « le message s’y rapportant ne contient rien qui s’oppose à la foi et aux bonnes mœurs » (26 juin 2000).

Malgré cette position claire, les procédures de facto suivies par le Dicastère, même récemment, étaient orientées vers une déclaration de « supernaturalité » ou de « non-supernaturalité » de la part de l’Évêque, à tel point que certains Évêques ont insisté sur la possibilité d’émettre une telle déclaration positive. Récemment encore, certains Évêques ont voulu s’exprimer en des termes tels que : « je constate la vérité absolue des faits », « les fidèles doivent indiscutablement considérer comme vrai… », etc. Ces expressions laissaient en fait penser aux fidèles qu’ils étaient obligés de croire à ces manifestations, qui étaient parfois plus appréciées que l’Évangile lui-même.

Pour traiter de tels cas, et en particulier pour rédiger une prise de position, la pratique suivie par certains Évêques consistait à demander au préalable au Dicastère l’autorisation nécessaire. Lorsqu’ils y étaient autorisés, les Évêques étaient toutefois priés de ne pas nommer le Dicastère dans leur déclaration. Cela a été le cas, par exemple, dans les très rares affaires qui ont abouti au cours des dernières décennies : « Sans impliquer notre Congrégation » (Lettre à l’Évêque de Gap, 3 août 2007) ; « Le Dicastère ne devrait pas être impliqué dans une telle déclaration » (Congrès du 11 mai 2001, concernant l’Évêque de Gikongoro). En d’autres termes, l’Évêque ne pouvait même pas mentionner qu’il y avait eu une approbation du Dicastère. En même temps, d’autres Évêques, dont les diocèses étaient également concernés par ces phénomènes, ont demandé au Dicastère de donner son avis pour plus de clarté.

Cette façon particulière de procéder, qui a généré une certaine confusion, nous aide à comprendre que les Normes de 1978 ne sont plus suffisantes et adéquates pour guider le travail des Évêques et du Dicastère, ce qui devient encore plus problématique aujourd’hui, car il est difficile qu’un phénomène reste circonscrit à une seule ville ou à un seul Diocèse. Cette constatation avait déjà été faite par la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, lors de l’Assemblée plénière de 1974, lorsque les membres avaient reconnu qu’un événement d’origine surnaturelle présumée dépasse souvent « inévitablement les limites d’un Diocèse et même d’une Nation et […] le cas atteint automatiquement des proportions qui peuvent justifier une intervention de l’Autorité suprême de l’Église ». En même temps, les Normes de 1978 reconnaissaient qu’il était devenu « plus difficile, sinon presque impossible, de parvenir avec la rapidité nécessaire aux jugements qui concluaient jadis les enquêtes en la matière (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate) » (Normes de 1978, note préliminaire)

L’attente d’une déclaration sur le caractère surnaturel d’un événement n’a abouti que dans très peu de cas à une détermination claire. En fait, après 1950, pas plus de six cas ont été officiellement résolus, bien que les phénomènes se soient souvent développés sans orientation claire et avec l’implication de personnes de nombreux Diocèses. Il faut donc supposer que beaucoup d’autres cas ont été traités différemment ou n’ont pas été traités du tout.

Afin de ne pas retarder davantage la résolution d’un cas spécifique concernant un événement d’origine surnaturelle présumée, le Dicastère a récemment proposé au Saint-Père de mettre fin au discernement en la matière non par une déclaration de supernaturalitate, mais par un Nihil obstat, ce qui permettrait à l’Évêque de tirer un bénéfice pastoral de ce phénomène spirituel. Cette déclaration a été faite après avoir évalué les différents fruits spirituels et pastoraux et l’absence de caractère critique majeur de l’événement. Le Saint-Père a considéré cette proposition comme une « solution juste ».

Nouveaux aspects

Les éléments exposés ci-dessus nous ont conduits à proposer, avec les nouvelles Normes, une procédure différente de celle du passé, mais aussi plus riche, avec six déterminations prudentielles possibles qui peuvent guider la pastorale autour d’événements d’origine surnaturelle présumée (cf. I, nn. 17-22). La proposition de ces six déterminations finales permet au Dicastère et aux Évêques de traiter de manière adéquate les problèmes des cas très divers dont ils ont connaissance.

Ces conclusions possibles ne comportent normalement pas de déclaration sur le caractère surnaturel du phénomène discerné, c’est-à-dire sur la possibilité d’affirmer avec une certitude morale qu’il provient d’une décision de Dieu qui l’a voulu directement. Au contraire, la concession d’un Nihil obstat indique simplement, comme l’a déjà expliqué le pape Benoît XVI, qu’en ce qui concerne ce phénomène, les fidèles « sont autorisés à y adhérer de manière prudente ». Comme il ne s’agit pas d’une déclaration sur le caractère surnaturel des faits, il est encore plus clair, comme l’a également dit le Pape Benoît XVI, qu’il s’agit seulement d’une aide « mais il n’est pas obligatoire de s’en servir ».[5] D’autre part, cette intervention laisse naturellement ouverte la possibilité que, en prêtant attention à l’évolution de la dévotion, une intervention différente soit nécessaire à l’avenir.

Il convient également de noter que la déclaration de « supernaturalité », de par sa nature même, non seulement nécessite un temps d’analyse adéquat, mais peut donner lieu à un jugement de « supernaturalité » aujourd’hui et à un jugement de « non-supernaturalité » des années plus tard. C’est d’ailleurs ce qui s’est passé. Il convient de rappeler un cas d’apparitions présumées datant des années 1950, pour lequel l’Évêque a rendu un jugement définitif de « non-supernaturalité » en 1956. L’année suivante, le Saint-Office de l’époque a approuvé les mesures prises par l’Évêque. Par la suite, l’approbation de cette vénération a de nouveau été demandée. Mais en 1974, la même Congrégation pour la Doctrine de la Foi a déclaré un constat de non supernaturalitate concernant les mêmes apparitions présumées. Par la suite, en 1996, l’Évêque local a reconnu cette dévotion, et un autre Évêque du même lieu, en 2002, a reconnu l’ « origine surnaturelle » des apparitions, et la dévotion s’est répandue dans d’autres pays. Enfin, à la demande de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi de l’époque, en 2020, un nouvel Évêque a réitéré « le jugement négatif » précédemment émis par la même Congrégation, imposant la cessation de toute divulgation concernant les prétendues apparitions et révélations. Il aura donc fallu quelque soixante-dix années tourmentées pour arriver à la conclusion de toute cette affaire.

Aujourd’hui, nous sommes convaincus qu’il faut toujours éviter ces situations compliquées, qui produisent de la confusion chez les fidèles, en assumant une implication plus rapide et plus explicite de ce Dicastère et en évitant que le discernement ne s’oriente vers une déclaration de « supernaturalité », avec de grandes attentes, des angoisses et même des pressions à cet égard. Une telle déclaration de « supernaturalité » est, en règle générale, remplacée soit par un Nihil obstat, qui autorise un travail pastoral positif, soit par une autre détermination adaptée à la situation concrète.

Les procédures prévues par les nouvelles Normes, avec la proposition de six décisions prudentielles possibles, permettent d’arriver à une décision dans un délai plus raisonnable, qui pourra aider l’Évêque à gérer la situation des événements d’origine surnaturelle présumée, avant qu’ils ne prennent des dimensions très problématiques, sans le nécessaire discernement ecclésial.

Il reste toutefois possible que le Saint-Père intervienne en autorisant, à titre tout à fait exceptionnel, une procédure pour une éventuelle déclaration du caractère surnaturel des événements : il s’agit en effet d’une exception, qui ne s’est d’ailleurs produite que dans de très rares cas au cours des derniers siècles.

En revanche, comme le prévoient les nouvelles Normes, la possibilité d’une déclaration de « non-supernaturalité » demeure, uniquement lorsque des signes objectifs apparaissent qui indiquent clairement une manipulation présente à la base du phénomène, par exemple lorsqu’un voyant présumé affirme avoir menti, ou lorsque des preuves indiquent que le sang d’un crucifix appartient au voyant présumé, etc.

Reconnaissance d’une action de l’Esprit

La plupart des sanctuaires, qui sont aujourd’hui des lieux privilégiés de la piété populaire du Peuple de Dieu, n’ont jamais connu, dans le cours de la dévotion qui s’y exprime, une déclaration du caractère surnaturel des faits qui ont suscité cette dévotion. Le sensus fidelium a senti qu’il y avait là une action de l’Esprit Saint, et il n’est pas apparu de points critiques majeurs qui aient nécessité l’intervention des Pasteurs.

Dans de nombreux cas, la présence de l’Évêque et des prêtres à certains moments, comme les pèlerinages ou la célébration de certaines Messes, a été une manière implicite de reconnaître qu’il n’y avait pas d’objections sérieuses et que cette expérience spirituelle exerçait une influence positive sur la vie des fidèles.

En tout cas, un Nihil obstat permet aux Pasteurs d’agir sans doute ni hésitation pour être aux côtés du Peuple de Dieu dans l’accueil des dons de l’Esprit Saint qui peuvent surgir au milieu de ces événements. L’expression « au milieu de », utilisée dans les nouvelles Normes, permet de comprendre que, même si l’on n’émet pas de déclaration de supernaturalité sur l’événement lui-même, on reconnaît clairement les signes d’une action surnaturelle de l’Esprit Saint dans le contexte de ce qui est en train de se passer.

Dans d’autres cas, parallèlement à cette reconnaissance, il est nécessaire de procéder à certaines clarifications ou purifications. Il peut arriver, en effet, que de véritables actions de l’Esprit Saint dans une situation concrète, qui peuvent être appréciées à juste titre, apparaissent mêlées à des éléments purement humains, tels que des désirs personnels, des souvenirs, des idées parfois obsessionnelles, ou à « quelque erreur d’ordre naturel qui n’est pas due à une mauvaise intention, mais à la perception subjective du phénomène » (II, art. 15.2). De plus, « on ne peut pas placer une expérience de vision, sans autre considération, devant le rigoureux dilemme, soit d’être en tous points correcte, soit de devoir être considérée entièrement comme une illusion humaine ou diabolique ».[6]

L’implication et l’accompagnement du Dicastère

Il est important de comprendre que les nouvelles Normes mettent noir sur blanc un point ferme quant à la compétence de ce Dicastère. D’une part, il demeure ferme que le discernement est la tâche de l’Évêque diocésain. D’autre part, reconnaissant qu’aujourd’hui plus que jamais, ces phénomènes impliquent de nombreuses personnes appartenant à d’autres Diocèses et se répandent rapidement dans différentes régions et Pays, les nouvelles Normes établissent que le Dicastère doit toujours être consulté et intervenir pour donner son approbation finale à la décision de l’Évêque, avant que ce dernier ne se prononce publiquement sur un événement d’origine surnaturelle présumée. Alors qu’auparavant il intervenait, mais qu’il était demandé à l’Évêque de ne pas le nommer, aujourd’hui le Dicastère manifeste publiquement son implication et accompagne l’Évêque dans la décision finale. En rendant public ce qui a été décidé, il sera donc dit « en accord avec le Dicastère pour la Doctrine de la Foi ».

Toutefois, comme le stipulaient déjà les Normes de 1978 (IV, 1 b), les nouvelles Normes prévoient elles aussi que, dans certains cas, le Dicastère peut intervenir motu proprio (II, art. 26). En effet, après en être arrivé à une détermination claire, les nouvelles Normes prévoient que « le Dicastère se réserve le droit, en tout état de cause, d’intervenir à nouveau en fonction de l’évolution du phénomène » (II, art. 22, § 3) et demandent à l’Évêque de « continuer à veiller » (II, art. 24) pour le bien des fidèles.

Dieu est toujours présent dans l’histoire de l’humanité et ne cesse de nous envoyer ses dons de grâce par l’action de l’Esprit Saint, afin de renouveler jour après jour notre foi en Jésus-Christ, Sauveur du monde. Il incombe aux Pasteurs de l’Église de rendre leurs fidèles toujours attentifs à cette présence aimante de la Sainte Trinité au milieu de nous, tout comme il leur incombe de préserver les fidèles de toute tromperie. Ces nouvelles Normes ne sont rien d’autre qu’un moyen concret par lequel le Dicastère pour la Doctrine de la Foi se met au service des Pasteurs dans l’écoute docile de l’Esprit à l’œuvre dans le fidèle Peuple de Dieu.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefetto

Introduction

1. Jésus-Christ est la Parole définitive de Dieu, « le Premier et le Dernier » (Ap 1, 17). Il est la plénitude et l’accomplissement de la Révélation : tout ce que Dieu voulait révéler, il l’a fait par son Fils, Verbe fait chair. C’est pourquoi « l’économie chrétienne, étant l’Alliance Nouvelle et définitive, ne passera jamais et aucune nouvelle révélation publique n’est dès lors à attendre avant la manifestation glorieuse de notre Seigneur Jésus Christ ».[7]

2. La Parole révélée contient tout ce dont la vie chrétienne a besoin. Saint Jean de la Croix affirme que le Père, « en nous donnant comme il nous l’a donné, son Fils qui est son unique Parole – car il n’en a pas d’autre – il nous a dit et révélé toutes choses en une seule fois par cette seule Parole et il n’a plus à parler. […] Il n’a plus à dire, parce que ce qu’il disait alors par parcelles aux prophètes, il l’a tout dit en lui, en nous donnant le Tout, qui est son Fils. C’est pourquoi celui qui demanderait maintenant à Dieu ou qui voudrait quelque vision ou révélation, non seulement ferait une sottise, mais ferait injure à Dieu, ne jetant pas entièrement les yeux sur le Christ, sans vouloir quelque autre chose ou nouveauté ».[8]

3. Dans le temps de l’Église, l’Esprit Saint conduit les croyants de tous les temps « à la vérité tout entière » (Jn 16, 13), de sorte que « l’intelligence de la Révélation devient de plus en plus profonde »[9]. C’est l’Esprit Saint, en effet, qui nous guide toujours plus dans la compréhension du mystère du Christ, car « tellement que quelques mystères et merveilles découverts […] en l’état de cette vie, le principal est resté à dire et encore à entendre. De façon qu’il y a beaucoup à approfondir dans le Christ parce qu’il est comme une mine fertile qui a de nombreuses concavités de trésors qu’on fouille incessamment sans les pouvoir épuiser. Tant s’en faut, en chaque concavité on va découvrant de nouvelles veines aux richesses nouvelles deçà et delà ».[10]

4. Si, d’une part, tout ce que Dieu a voulu révéler, il l’a fait par son Fils, et si, dans l’Église du Christ, les moyens ordinaires de sainteté sont mis à la disposition de tout baptisé, d’autre part, l’Esprit Saint peut accorder à certains des expériences de foi très particulières, dont le but « n’est pas d’ “améliorer” ou de “compléter” la Révélation définitive du Christ, mais d’aider à en vivre plus pleinement à une certaine époque de l’histoire ».[11]

5. La sainteté, en effet, est un appel qui concerne tous les baptisés : elle se nourrit d’une vie de prière et de la participation à la vie sacramentelle et s’exprime dans une existence empreinte d’amour pour Dieu et pour le prochain.[12] Dans l’Église, nous recevons l’amour de Dieu, pleinement manifesté dans le Christ (cf. Jn 3, 16) et « répandu dans nos cœurs par l’Esprit Saint qui nous a été donné » (Rm 5, 5). Ceux qui se laissent docilement guider par l’Esprit Saint font l’expérience de la présence et de l’action de la Trinité, de sorte qu’une existence ainsi vécue, comme l’enseigne le Pape François, débouche sur une vie mystique qui, bien que « dépourvue de phénomènes extraordinaires, est proposée à tous les fidèles comme une expérience quotidienne d’amour »[13].

6. Cependant, il y a parfois des phénomènes (par exemple : apparitions présumées, visions, locutions intérieures ou extérieures, écrits ou messages, phénomènes liés à des images religieuses, phénomènes psychophysiques et autres) qui semblent transcender les limites de l’expérience quotidienne et se présentent comme ayant une origine présumée surnaturelle. Parler avec précision de tels événements peut dépasser les capacités du langage humain (cf. 2 Co 12, 2-4). Avec l’avènement des moyens modernes de communication, de tels phénomènes peuvent attirer l’attention ou susciter la perplexité de nombreux croyants, et leur nouvelle peut se répandre très rapidement, de sorte que les Pasteurs de l’Église sont appelés à traiter de tels événements avec attention, c’est-à-dire à en apprécier les fruits, à les purifier d’éléments négatifs ou à avertir les fidèles des dangers qui en découlent (cf. 1 Jn 4, 1).

7. En outre, avec le développement des moyens de communication actuels et l’augmentation des pèlerinages, ces phénomènes atteignent des dimensions nationales et même mondiales, de sorte qu’une décision concernant un Diocèse a des conséquences aussi ailleurs.

8. Lorsque, à côté d’expériences spirituelles particulières, se produisent des phénomènes physiques et psychologiques qui ne peuvent être expliqués immédiatement par la seule raison, la tâche délicate d’entreprendre une étude et un discernement attentifs de ces phénomènes incombe à l’Église.

9. Dans son Exhortation apostolique Gaudete et exsultate, le pape François nous rappelle que la seule façon de savoir si quelque chose vient de l’Esprit Saint est le discernement, qui doit être demandé et cultivé dans la prière.[14] C’est un don divin qui aide les Pasteurs de l’Église à réaliser ce que dit saint Paul : « Examinez tout, retenez ce qui est bon » (1 Th 5, 21). Afin d’aider les Évêques diocésains et les Conférences épiscopales à exercer leur discernement sur les phénomènes présumés d’origine surnaturelle, le Dicastère pour la Doctrine de la Foi promulgue dans ce qui suit des Normes procédurales pour le discernement de phénomènes surnaturels présumés.

I. ORIENTATIONS GÉNÉRALES

A. Nature du discernement

10. Selon les Normes suivantes, l’Église peut exercer le devoir de discerner : a) s’il est possible de discerner dans les phénomènes d’origine surnaturelle présumée la présence de signes d’une action divine ; b) si, dans les éventuels écrits ou messages des personnes impliquées dans les phénomènes présumés, il n’y a rien de contraire à la foi et aux bonnes mœurs ; c) s’il est licite d’en apprécier les fruits spirituels, ou s’il est nécessaire de les purifier d’éléments problématiques ou de mettre en garde les fidèles contre les dangers qui en découlent ; d) s’il est opportun qu’ils fassent l’objet d’une valorisation pastorale de la part de l’autorité ecclésiastique compétente.

11. Bien que les dispositions qui suivent prévoient la possibilité d’un discernement au sens du n. 10, il faut préciser qu’il ne faut ordinairement pas attendre de l’autorité ecclésiastique une reconnaissance positive de l’origine divine de phénomènes surnaturels présumés.

12. Dans le cas où un Nihil obstat est accordé par le Dicastère (cf. ci-dessous, n. 17), de tels phénomènes ne deviennent pas objets de foi – c’est-à-dire que les fidèles ne sont pas obligés d’y donner leur assentiment – mais, comme dans le cas de charismes reconnus par l’Église, « représentent des moyens d’approfondir la connaissance du Christ et de se donner plus généreusement à lui, tout en s’enracinant toujours davantage dans la communion avec l’ensemble du Peuple chrétien ».[15]

13. Au demeurant, même lorsqu’un Nihil obstat est accordé pour les processus de canonisation, cela n’implique pas une déclaration d’authenticité des phénomènes surnaturels présents dans la vie d’une personne, comme cela a été souligné par exemple dans le décret de canonisation de sainte Gemma Galgani : «[Pius XI] feliciter elegit ut super heroicis virtutibus huius innocentis aeque ac poenitentis puellae suam mentem panderet, nullo tamen per praesens decretum (quod quidem numquam fieri solet) prolato iudicio de praeternaturalibus Servae Dei charismatibus».[16]

14. En même temps, il faut noter que certains phénomènes, qui pourraient avoir une origine surnaturelle, semblent parfois liés à des expériences humaines confuses, à des expressions théologiquement imprécises ou à des intérêts qui ne sont pas entièrement légitimes.

15. Le discernement des phénomènes surnaturels présumés est effectué dès le début par l’Évêque diocésain, ou éventuellement par une autre autorité ecclésiastique visée aux articles 4-6 ci-dessous, en dialogue avec le Dicastère. Dans tous les cas, comme il ne peut jamais manquer de prêter une attention particulière au bien commun de tout le Peuple de Dieu, « le Dicastère se réserve en tout état de cause le droit d’évaluer les éléments moraux et doctrinaux de cette expérience spirituelle et l’usage qui en est fait ».[17] Il ne faut pas ignorer que, parfois, le discernement peut aussi porter sur des crimes, des manipulations de personnes, des atteintes à l’unité de l’Église, des gains financiers indus, de graves erreurs doctrinales, etc., qui pourraient faire scandale et porter atteinte à la crédibilité de l’Église.

B. Conclusions

16. Le discernement des phénomènes surnaturels présumés peut conduire à des conclusions qui seront normalement exprimées dans l’un des termes ci-dessous.

17. Nihil obstat — Même si aucune certitude n’est exprimée quant à l’authenticité surnaturelle du phénomène, de nombreux signes d’une action de l’Esprit Saint « au milieu »[18] d’une expérience spirituelle donnée sont reconnus, et aucun aspect particulièrement critique ou risqué n’a été détecté, du moins jusqu’à présent. C’est pourquoi l’Évêque diocésain est encouragé à apprécier la valeur pastorale et à promouvoir la diffusion de cette proposition spirituelle, y compris à travers d’éventuels pèlerinages vers un lieu sacré.

18. Prae oculis habeatur — Bien que des signes positifs importants soient reconnus, il y a aussi des éléments de confusion ou des risques possibles qui nécessitent de la part de l’Évêque diocésain un discernement attentif et un dialogue avec les destinataires d’une expérience spirituelle donnée. S’il y a eu des écrits ou des messages, une clarification doctrinale peut être nécessaire.

19. Curatur — Plusieurs éléments critiques ou significatifs sont relevés, mais en même temps il y a déjà une large diffusion du phénomène et une présence de fruits spirituels liés à celui-ci et vérifiables. Une interdiction qui pourrait indisposer le Peuple de Dieu est déconseillée à cet égard. En tout état de cause, l’Évêque diocésain est invité à ne pas encourager ce phénomène, à rechercher d’autres expressions de dévotion et, éventuellement, à en réorienter le profil spirituel et pastoral.

20. Sub mandato — Les points critiques relevés ne sont pas liés au phénomène lui-même, qui est riche en éléments positifs, mais à une personne, une famille ou un groupe de personnes qui en font un usage abusif. Une expérience spirituelle est utilisée pour obtenir un avantage financier particulier et indu, en commettant des actes immoraux ou en menant une activité pastorale parallèle à celle déjà présente sur le territoire de l’Église, sans accepter les indications de l’Évêque diocésain. Dans ce cas, la direction pastorale du lieu spécifique où se produit le phénomène est confiée soit à l’Évêque diocésain, soit à une autre personne déléguée par le Saint-Siège, laquelle, si elle ne peut intervenir directement, s’efforcera de parvenir à un accord raisonnable.

21. Prohibetur et obstruatur — Même en présence de requêtes légitimes et de quelques éléments positifs, les points critiques et les risques semblent sérieux. C’est pourquoi, afin d’éviter de nouvelles confusions ou même des scandales qui pourraient miner la foi des gens simples, le Dicastère demande à l’Évêque diocésain de déclarer publiquement que l’adhésion à ce phénomène n’est pas permise et, en même temps, d’offrir une catéchèse qui puisse aider à comprendre les raisons de la décision et à réorienter les préoccupations spirituelles légitimes de cette partie du Peuple de Dieu.

22. Declaratio de non supernaturalitate — Dans ce cas, l’Évêque diocésain est autorisé par le Dicastère à déclarer que le phénomène est reconnu comme non surnaturel. Cette décision doit être fondée sur des faits et des preuves concrètes et avérées. Par exemple, lorsqu’un voyant présumé affirme avoir menti, ou lorsque des témoins crédibles fournissent des éléments de jugement qui permettent de découvrir la falsification du phénomène, l’intention erronée ou la mythomanie.

23. À la lumière de ce qui précède, il est rappelé que ni l’Évêque diocésain, ni les Conférences épiscopales, ni le Dicastère, en règle générale, ne déclareront que ces phénomènes sont d’origine surnaturelle, même lorsqu’un Nihil obstat est accordé (cf. n. 11). Étant entendu que le Saint-Père peut autoriser une procédure à cet égard.

II. PROCÉDURES À SUIVRE

A. Normes générales

Art. 1 – Il incombe à l’Évêque diocésain, en dialogue avec la Conférence épiscopale nationale, d’examiner les cas de phénomènes surnaturels présumés survenus sur son territoire et de formuler sur ceux-ci le jugement final, qui sera soumis à l’approbation du Dicastère, y compris la promotion éventuelle d’un culte ou d’une dévotion qui leur soient liés.

Art. 2 – Après avoir enquêté sur les événements en question, il incombe à l’Évêque diocésain de transmettre les résultats de l’enquête – effectuée selon les règles rapportées ci-dessous – avec sa propre évaluation au Dicastère pour la Doctrine de la Foi et d’intervenir selon les indications fournies par le Dicastère. Dans tous les cas, il incombe au Dicastère d’évaluer la manière de procéder de l’Évêque diocésain et d’approuver ou non la détermination que celui-ci propose de donner au cas concret.

Art. 3 § 1 – L’Évêque diocésain s’abstiendra de toute déclaration publique relative à l’authenticité ou au caractère surnaturel de tels phénomènes et de toute implication dans ceux-ci ; il ne doit cependant pas cesser d’être vigilant afin d’intervenir, si nécessaire, avec rapidité et prudence en suivant les procédures indiquées dans les normes suivantes.

§ 2 – Si, en relation avec l’événement surnaturel présumé, des formes de dévotion devaient surgir, même en l’absence d’un culte proprement dit, l’Évêque diocésain a le grave devoir d’ouvrir au plus vite une enquête canonique approfondie afin de sauvegarder la foi et d’éviter les abus.

§ 3 – L’Évêque diocésain veillera particulièrement à contenir, y compris avec les moyens à sa disposition, les manifestations religieuses confuses ou la diffusion de tout matériel lié au phénomène surnaturel présumé (par exemple : lacrimations d’images sacrées, sueurs, saignements, transformation d’hosties consacrées, etc.), afin de ne pas alimenter un climat de sensationnalisme (cf. art. 11, § 1).

Art. 4 – Lorsque, soit en raison du lieu de résidence des personnes impliquées dans le phénomène présumé, soit en raison du lieu de diffusion des formes de culte ou de dévotion populaire, la compétence de plusieurs Évêques diocésains est en cause, ceux-ci, après avoir consulté le Dicastère pour la Doctrine de la Foi, peuvent instituer une Commission interdiocésaine qui, présidée par l’un des Évêques diocésains, procédera à l’enquête conformément aux articles suivants. À cette fin, ils peuvent également recourir à l’assistance des bureaux compétents de la Conférence épiscopale.

Art. 5 – Dans le cas où les faits surnaturels présumés impliquent la compétence d’Évêques diocésains appartenant à la même province ecclésiastique, le Métropolite, après avoir consulté la Conférence épiscopale et le Dicastère pour la Doctrine de la Foi, peut assumer la charge, sur mandat du Dicastère, de constituer et de présider la Commission visée à l’article 4.

Art. 6 § 1 – Dans les lieux où est établie la Région ecclésiastique visée aux canons 433-434 CIC et lorsque les faits surnaturels présumés concernent ce territoire, l’Évêque président doit demander au Dicastère pour la Doctrine de la Foi un mandat spécial pour procéder.

§ 2 – Dans ce cas, la procédure suivra, par analogie, ce qui est prévu à l’art. 5, en observant les indications reçues de ce même Dicastère.

B. Normes de procédure

Phase d’enquête préliminaire

Art. 7 § 1 – Lorsque l’Évêque diocésain a des nouvelles, au moins vraisemblables, d’événements d’origine surnaturelle présumée ayant trait à la foi catholique qui se sont produits sur le territoire de sa juridiction, il doit s’informer prudemment, personnellement ou par l’intermédiaire d’un délégué, des événements et des circonstances et il doit veiller à rassembler rapidement tous les éléments utiles à une première évaluation.

§ 2 Si les phénomènes sont facilement gérables par les personnes directement impliquées et qu’aucun danger n’est perçu pour la communauté, il n’y a pas lieu de prendre d’autres mesures, après consultation du Dicastère, bien que le devoir de vigilance demeure.

§ 3 Dans le cas où des personnes dépendant de plusieurs Évêques diocésains sont impliquées, les avis de ces Évêques doivent être entendus. Lorsqu’un phénomène présumé prend naissance en un lieu et se développe en d’autres lieux, il peut être évalué différemment dans ces derniers. Dans un tel cas, chaque Évêque diocésain a toujours le pouvoir de décider ce qu’il considère comme pastoralement prudent sur son propre territoire, après consultation du Dicastère.

§ 4 – Lorsque des objets de divers types sont impliqués dans le phénomène présumé, l’Évêque diocésain, personnellement ou par l’intermédiaire d’un Délégué, peut ordonner qu’ils soient placés en un lieu sûr et sécurisé, en attendant que l’affaire soit éclaircie. En cas de présomption de miracle eucharistique, les espèces consacrées doivent être conservées dans un lieu confidentiel et de manière appropriée.

§ 5 – Si les éléments recueillis semblent suffisants, il appartient à l’Évêque diocésain de décider s’il convient d’engager une phase d’évaluation du phénomène, en vue de proposer avec son Votum un jugement final au Dicastère, dans l’intérêt supérieur de la foi de l’Église et afin de sauvegarder et de promouvoir le bien spirituel des fidèles.

Art. 8 § 1 – L’Évêque diocésain[19] constituera une Commission d’enquête, dont les membres comprendront au moins un théologien, un canoniste et un expert choisi en fonction de la nature du phénomène,[20] et dont le but n’est pas seulement de se prononcer sur la véracité des faits, mais d’enquêter sur tous les aspects de l’événement, afin de fournir à l’Évêque diocésain tous les éléments utiles pour une évaluation.

§ 2 – Les membres de la Commission d’enquête doivent être de réputation irréprochable, de foi sûre, de saine doctrine, de prudence éprouvée, et ne doivent pas être impliqués, directement ou indirectement, avec les personnes ou dans les faits soumis à discernement.

§ 3 – L’Évêque diocésain nommera lui-même un Délégué, choisi parmi les membres de la Commission ou en dehors d’eux, avec pour mission de coordonner et de présider les travaux et de préparer les sessions.

§ 4 – L’Évêque diocésain ou son Délégué nommera également un Notaire chargé d’assister aux réunions et de transcrire les interrogatoires et tout autre acte de la Commission. Il incombe au Notaire de veiller à ce que les procès-verbaux soient dûment signés et que tous les actes qui font l’objet de l’enquête soient recueillis et, en bon ordre, conservés dans les archives de la Curie. Le Notaire assure également la convocation et prépare les documents.

§ 5 – Tous les membres de la Commission sont tenus au secret de fonction par la prestation d’un serment.

Art. 9 § 1 Les interrogatoires se dérouleront par analogie avec ce qui est prescrit par les normes universelles (cf. can. 1558-1571 CIC; can. 1239-1252 CCEO) et seront menés sur la base de questions formulées par le Délégué, après une discussion appropriée avec les autres membres de la Commission.

§ 2 La déposition sous serment des personnes impliquées dans les faits surnaturels présumés doit être fait en présence de toute la Commission ou au moins de certains de ses membres. Lorsque les faits s’appuient sur des témoignages oculaires, les témoins doivent être interrogés le plus tôt possible pour profiter de la proximité temporelle de l’événement.

§ 3 Les confesseurs des personnes impliquées, qui prétendent avoir été protagonistes de faits d’origine surnaturelle, ne peuvent pas témoigner sur ce qu’ils ont connu par la confession sacramentelle.[21]

§ 4 Les directeurs spirituels des personnes impliquées, qui affirment avoir été protagonistes de faits d’origine surnaturelle, ne peuvent pas témoigner sur ce qu’ils ont connu par la direction spirituelle, à moins que les personnes concernées n’autorisent la déposition par écrit.

Art. 10 – Lorsque des textes écrits ou d’autres éléments (vidéo, audio, photographiques) divulgués par les différents médias, ayant pour auteur une personne impliquée dans le phénomène présumé, sont inclus dans le matériel d’enquête, ce matériel doit être soumis à un examen minutieux par des experts (cf. art. 3 § 3), examen dont le résultat sera inclus par le Notaire dans le dossier d’enquête.

Art. 11 § 1 – Si les événements extraordinaires visés à l’art. 7 § 1 concernent des objets de diverses natures (cf. art. 3 § 3), la Commission procèdera à une investigation minutieuse de ces objets par l’intermédiaire des experts membres de la Commission ou d’autres experts identifiés pour le cas, afin de parvenir à une évaluation de caractère scientifique, doctrinal et canonique, propre à faciliter l’évaluation ultérieure.

§ 2 – Si d’éventuelles pièces de nature organique liées à l’événement extraordinaire requièrent des investigations spéciales de laboratoire et, dans tous les cas, technico-scientifiques, l’étude est confiée par la Commission à des experts réellement compétents dans le domaine correspondant à la typologie de l’investigation.

§ 3 – Si le phénomène implique le Corps et le Sang du Seigneur dans les signes sacramentels du pain et du vin, on veillera tout particulièrement à ce que leur analyse éventuelle n’entraîne pas un manque de respect pour le Saint-Sacrement, en garantissant la dévotion qui est due à ce dernier.

§ 4 – Si les faits extraordinaires présumés donnent lieu à des problèmes d’ordre public, l’Évêque diocésain coopérera avec l’autorité civile compétente.

Art. 12 – Si les faits surnaturels présumés se poursuivent au cours de l’enquête et si la situation suggère des interventions prudentielles, l’Évêque diocésain n’hésitera pas à prendre les mesures de bonne gouvernance qui permettent d’éviter des manifestations de dévotion incontrôlées ou douteuses ou l’activation d’un culte fondé sur des éléments encore indéterminés.

Phase d’évaluation

Art. 13 – L’Évêque diocésain, avec l’aide également des membres de la Commission qu’il a constituée, évaluera de manière approfondie le matériel recueilli, selon les principaux critères de discernement mentionnés ci-dessus (cf. nn. 10-23) et les critères positifs et négatifs qui suivent, qui peuvent également être appliqués de manière cumulative

Art. 14 – Parmi les critères positifs, il ne faut pas négliger d’apprécier :

1. La crédibilité et la bonne réputation des personnes qui prétendent être les destinataires de faits surnaturels ou être directement impliquées dans de tels faits, ainsi que des témoins entendus. Il convient en particulier de prendre en considération l’équilibre psychique, l’honnêteté et la rectitude dans la vie morale, la sincérité, l’humilité et la docilité habituelle à l’égard de l’autorité ecclésiastique, la disponibilité à collaborer avec celle-ci, la promotion d’un esprit d’authentique communion ecclésiale.

2. L’orthodoxie doctrinale du phénomène et de l’éventuel message qui lui est associé.

3. Le caractère imprévisible du phénomène, dont il ressort clairement qu’il n’est pas le résultat de l’initiative des personnes impliquées.

4. Les fruits de vie chrétienne. Parmi eux, l’existence d’un esprit de prière, les conversions, les vocations au sacerdoce et à la vie religieuse, les témoignages de charité, ainsi qu’une saine dévotion et des fruits spirituels abondants et constants. La contribution de ces fruits à la croissance de la communion ecclésiale doit être évaluée.

Art. 15 – Parmi les critères négatifs, il convient de vérifier avec soin :

1. La présence éventuelle d’une erreur manifeste sur le fait.

2. D’éventuelles erreurs doctrinales. A cet égard, il faut tenir compte de la possibilité que le sujet qui prétend être le destinataire d’événements d’origine surnaturelle ait ajouté – même inconsciemment – à une révélation privée des éléments purement humains ou quelque erreur d’ordre naturel qui n’est pas due à une mauvaise intention, mais à la perception subjective du phénomène.

3. Un esprit sectaire qui engendre la division dans le tissu ecclésial.

4. Une évidente recherche de profit, de pouvoir, de célébrité, de notoriété sociale, d’intérêt personnel étroitement liée aux faits.

5. Des actes gravement immoraux accomplis au moment ou à l’occasion des faits par le sujet ou ses sympathisants.

6. Des altérations psychiques ou des tendances psychopathiques chez le sujet, susceptibles d’avoir exercé une influence sur le fait surnaturel présumé, ou une psychose, une hystérie collective ou d’autres éléments relevant d’un horizon pathologique.

Art. 16 – L’utilisation de prétendues expériences surnaturelles ou d’éléments mystiques reconnus comme moyen ou prétexte pour exercer une domination sur des personnes ou pour commettre des abus doit être considérée comme d’une particulière gravité morale.

Art. 17 – Dans le cas de phénomènes surnaturels présumés visés à l’art. 7 § 1, l’évaluation des résultats de l’enquête doit être effectuée avec une diligence attentive, dans le respect tant des personnes impliquées que de l’examen technico-scientifique qui a pu être effectué au sujet du phénomène surnaturel présumé.

Phase de conclusion

Art. 18 – Au terme de l’enquête préliminaire et après avoir examiné attentivement les événements et les informations recueillies,[22] en considérant également les effets que les faits présumés ont eus sur le Peuple de Dieu qui lui a été confié, avec également une attention particulière à la fécondité des fruits spirituels suscités par la nouvelle dévotion qui a pu naître, l’Évêque diocésain, avec l’aide du Délégué, rédigera un rapport sur le phénomène présumé. En tenant compte de tous les faits, positifs et négatifs, il rédigera un Votum personnel sur la question, en proposant au Dicastère son jugement final, en règle générale selon l’une des formules suivantes:[23]

1. Nihil obstat

2. Prae oculis habeatur

3. Curatur

4. Sub mandato

5. Prohibetur et obstruatur

6. Declaratio de non supernaturalitate

Art. 19 – Une fois l’enquête terminée, tous les actes relatifs au cas examiné sont transmis au Dicastère pour la Doctrine de la Foi pour approbation finale.

Art. 20 – Le Dicastère procédera ensuite à l’examen des actes du cas, en évaluant les éléments moraux et doctrinaux de l’expérience et l’usage qui en a été fait, ainsi que le Votum de l’Évêque diocésain. Le Dicastère pourra demander des informations complémentaires à l’Évêque diocésain, ou demander d’autres avis, ou procéder, dans des cas extrêmes, à un nouvel examen du cas, distinct de celui effectué par l’Évêque diocésain. À la lumière de l’examen effectué, il procédera à la confirmation ou au rejet de la détermination proposée par l’Évêque diocésain.

Art. 21 § 1 – Après avoir reçu la réponse du Dicastère, sauf indication contraire de celui-ci, l’Évêque diocésain, en accord avec le Dicastère, fera connaître clairement au Peuple de Dieu le jugement sur les faits en question.

§ 2 – L’Évêque diocésain aura soin d’informer la Conférence épiscopale nationale de la détermination approuvée par le Dicastère.

Art. 22 § 1 – En cas de Nihil obstat (cf. art. 18, 1), l’Évêque diocésain portera la plus grande attention à la juste appréciation des fruits issus du phénomène examiné, en continuant à y veiller avec un soin prudent. Dans ce cas, l’Évêque diocésain indiquera clairement, par un décret, la nature de l’autorisation et les limites d’un éventuel culte autorisé, en précisant que les fidèles « sont autorisés à y adhérer de manière prudente ».[24]

§ 2 – L’Évêque diocésain veillera également à ce que les fidèles ne considèrent aucune des déterminations comme une approbation du caractère surnaturel du phénomène.

§ 3 – Le Dicastère se réserve le droit, en tout état de cause, d’intervenir à nouveau en fonction de l’évolution du phénomène.

Art. 23 § 1 – En cas de détermination préventive (cf. art. 18, 2-4) ou négative (cf. art. 18, 5-6), celle-ci doit être rendue publique formellement par l’Évêque diocésain, après approbation du Dicastère. Elle doit également être rédigée dans un langage clair et compréhensible par tous, en tenant compte de l’opportunité de faire connaître les motifs de la décision prise et les fondements doctrinaux de la foi catholique, afin de favoriser la croissance d’une saine spiritualité.

§ 2 – Dans la communication d’une éventuelle décision négative, l’Évêque diocésain peut omettre des informations qui pourraient causer un préjudice injuste aux personnes concernées.

§ 3 – Si des écrits ou des messages continuent à être divulgués, les Pasteurs légitimes exerceront leur vigilance conformément au can. 823 CIC (cf. can. 652 § 2 ; 654 CCEO), en réprouvant les abus et tout ce qui porte atteinte à la droite foi et aux bonnes mœurs ou qui serait en tout cas dangereux pour le bien des âmes. À cette fin, on peut recourir à l’imposition de moyens ordinaires, y compris les préceptes pénaux (cf. c. 1319 CIC ; c. 1406 CCEO).

§ 4 – Le recours visé au § 3 est particulièrement indiqué lorsque le comportement à réprimer concerne des objets ou des lieux liés à des phénomènes surnaturels présumés.

Art. 24 – Quelle que soit la détermination approuvée, l’Évêque diocésain, personnellement ou par l’intermédiaire d’un Délégué, a le devoir de continuer à veiller sur le phénomène et sur les personnes impliquées, en exerçant concrètement son pouvoir ordinaire.

Art. 25 – Au cas où les phénomènes surnaturels présumés pourraient être attribués avec certitude à une intention délibérée de mystification et de tromperie à des fins autres (par exemple le profit et d’autres intérêts personnels), l’Évêque diocésain appliquera les règles canoniques pénales en vigueur, en évaluant au cas par cas.

Art. 26 – Le Dicastère pour la Doctrine de la Foi a la faculté d’intervenir motu proprio, en tout temps et en toute situation de discernement concernant les phénomènes surnaturels présumés.

Art. 27 – Les présentes Normes remplacent intégralement les précédentes du 25 février 1978.

Le Souverain Pontife François, au cours de l’Audience accordée au Préfet soussigné et au Secrétaire de la Section doctrinale du Dicastère pour la Doctrine de la Foi, le 4 mai 2024, a approuvé les présentes Normes, délibérées en Session Ordinaire de ce Dicastère le 17 avril 2024, et en a ordonné la publication, stipulant qu’elles entreront en vigueur le 19 mai 2024, solennité de la Pentecôte.

Donné à Rome, au siège du Dicastère pour la Doctrine de la Foi, le 17 mai 2024.

Víctor Manuel Card. Fernández

Préfet

Mons. Armando Matteo

Secrétaire

pour la Section Doctrinale

Ex Audientia Die 04.05.2024

FRANCISCUS

______________

[1] Saint Jean de la Croix, Nuit obscure II, 17, 6, Id., Œuvres complètes. Traduites de l’espagnol par le P. Cyprien de la Nativité de la Vierge, carme déchaussé, Desclée de Brouwer 19896, p. 471-472.

[2] Id., Cantique spirituel, prol.,, in op. cit., p. 525-526.

[3] Id., Nuit obscure II, 17, in op. cit., p. 472.

[4] Id., Vive flamme d’amour, III, 3, in op. cit., p. 782-783.

[5] Benoît XVI, Exhort. ap. Verbum Domini (30 septembre 2010), n. 14 : AAS 102 (2010), p. 696.

[6] K. Rahner, Visioni e profezie. Mistica ed esperienza della trascendenza, Vita e Pensiero, Milano 19952, pp. 95-96.

[7] Conc. Œcum. Vat. II, Const. dogm. Dei Verbum (18 novembre 1965), n. 4 : AAS 58 (1966), p. 819.

[8] Saint Jean de la Croix, Montée du mont Carmel, II, 22, in op. cit., p. 209. ; cf. Catéchisme de l’Église Catholique, n. 65.

[9] Conc. Œcum. Vat. II, Const. dogm. Dei Verbum (18 novembre 1965), n. 5 : AAS 58 (1966), p. 819.

[10] Saint Jean de la Croix, Cantique spirituel, XXXVII, 3, in op. cit., p. 674.

[11] Catéchisme de l’Église Catholique, n. 67. Cf. Congrégation pour la Doctrine de la Foi, Le message de Fatima (26 juin 2000), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000.

[12] Cf. Conc. Œcum. Vat. II, Const. dogm. Lumen gentium (7 décembre 1965), nn. 39-42 : AAS 57 (1965), pp. 44-49 ; François, Exhort. ap. Gaudete et exsultate (19 mars 2018), nn. 10-18, 143 : AAS 110 (2018), pp. 1114-1116, 1150-1151 ; Id., Lett. ap. Totum amoris est (28 décembre 2022), passim : L’Osservatore Romano, 28 dicembre 2022, pp. 8-10.

[13] François Exhort. ap. C’est la confiance (15 octobre 2023), n. 35 : L’Osservatore Romano, 16 ottobre 2023, p. 3.

[14] Cf. François, Exhort. ap. Gaudete et exsultate (19 mars 2018), nn. 166 et 173 : AAS 110 (2018), pp. 1157 et 1159-1160.

[15] Saint Jean-Paul II, Message aux participants au Congrès mondial des Mouvements ecclésiaux parrainé par le Conseil Pontifical pour les Laïcs (27 mai 1998), n.°4 : Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1 : 1998, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, p. 1064. Cf. Benoît XVI, Exhort. ap. Verbum Domini (30 septembre 2010), n. 14 : AAS 102 (2010), p. 696.

[16] Sacra Congregatio Rituum, Decretum beatificationis et canonizationis Servae Dei Gemmae Galgani, virginis saecularis : AAS 24 (1932), p. 57. « Pie XI a volontiers voulu s’arrêter sur les vertus héroïques de cette jeune fille innocente et pénitente, sans toutefois, par le présent décret (ce qui n’est généralement jamais le cas), porter un jugement sur les charismes préternaturels de la Servante de Dieu ».

[17] Dicastère pour la Doctrine de la Foi, Lettre à l’Evêque de Côme sur un supposé voyant (25 septembre 2023).

[18] L’expression « au milieu de » ne signifie pas « au moyen de » ou « à travers », mais indique que dans un contexte donné, pas nécessairement d’origine surnaturelle, l’Esprit Saint opère de bonnes choses.

[19] Ou une autre autorité ecclésiastique mentionnée aux articles 4-6.

[20] Par exemple : un médecin, de préférence spécialisé dans certaines disciplines connexes, telles que la psychiatrie, l’hématologie, etc. ; un biologiste ; un chimiste, etc.

[21] Cf. can. 983 § 1 ; 1550 § 2, 2° CIC ; can. 733 § 1 ; 1231 § 1, 2° CCEO ; Congrégation pour la Cause des Saints, Instr. « Sanctorum Mater » pour le déroulement des Enquêtes diocésaines ou éparchiales regardant les Causes des Saints (17 mai 2007), art. 101-102 : AAS 99 (2007), p. 494 ; Pénitencerie apostolique, Note sur l’importance du for interne et l’inviolabilité du sceau sacramentel (29 juin 2019) : AAS 111 (2019), pp. 1215-1218.

[22] Toutes les preuves testimoniales doivent être évaluées en détail, en appliquant soigneusement tous les critères, y compris à la lumière des normes canoniques concernant la force probante des témoignages (cf. ex analogia can. 1572 CIC ; can. 1253 CCEO).

[23] Cf. supra nn. 17-22.

[24] Benoît XVI, Exhort. ap. Verbum Domini (30 septembre 2010), n. 14 : AAS 102 (2010), p. 696. Le même paragraphe précise : « l’approbation ecclésiastique d’une révélation privée indique essentiellement que le message s’y rapportant ne contient rien qui s’oppose à la foi et aux bonnes mœurs. Il est permis de le rendre public, et les fidèles sont autorisés à y adhérer de manière prudente. […] C’est une aide, qui nous est offerte, mais il n’est pas obligatoire de s’en servir. Dans tous les cas, il doit s’agir de quelque chose qui nourrit la foi, l’espérance et la charité, qui sont pour tous le chemin permanent du salut ».

[00842-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

NORMS

FOR PROCEEDING IN THE DISCERNMENT
OF ALLEGED SUPERNATURAL PHENOMENA

Presentation

Listening to the Spirit
Who Works in the Faithful People of God

God is present and active in our history. The Holy Spirit, who flows from the heart of the risen Christ, works in the Church with divine freedom and offers us many valuable gifts that aid us on the path of life and encourage our spiritual growth in fidelity to the Gospel. This action of the Holy Spirit can also reach our hearts through certain supernatural occurrences, such as apparitions or visions of Christ or the Blessed Virgin, and other phenomena.

Many times, these events have led to a great richness of spiritual fruits, growth in faith, devotion, fraternity, and service. In some cases, they have given rise to shrines throughout the world that are at the heart of many people’s popular piety today. What life and beauty the Lord sows beyond our human understanding and procedures! For this reason, the Norms for Proceeding in the Discernment of Alleged Supernatural Phenomena that we now present here are not intended to control or (even less) stifle the Spirit. In fact, in the best cases involving events of alleged supernatural origin, “the Diocesan Bishop is encouraged to appreciate the pastoral value of this spiritual proposal, and even to promote its spread” (I, par. 17).

St. John of the Cross recognized “the lowliness, deficiency, and inadequacy of all the terms and words used in this life to deal with divine things.”[1] Indeed, no one can fully express God’s inscrutable ways: “The saintly doctors, no matter how much they have said or will say, can never furnish an exhaustive explanation of these figures and comparisons, since the abundant meanings of the Holy Spirit cannot be caught in words.”[2] For “the way to God is as hidden and secret to the senses of the soul as are the footsteps of one walking on water imperceptible to the senses of the body.”[3] Indeed, “since he is the supernatural artificer, he will construct supernaturally in each soul the edifice he desires.”[4]

At the same time, in some events of alleged supernatural origin, there are serious critical issues that are detrimental to the faithful; in these situations, the Church must respond with utmost pastoral solicitude. In particular, I am thinking of the use of such phenomenon to gain “profit, power, fame, social recognition, or other personal interest” (II, Art. 15, 4°)—even possibly extending to the commission of gravely immoral acts (cf. II, Art.15, 5°) or the use of these phenomena “as a means of or pretext for exerting control over people or carrying out abuses” (II, Art. 16).

When considering such events, one should not overlook, for example, the possibility of doctrinal errors, an oversimplification of the Gospel message, or the spread of a sectarian mentality. Finally, there is the possibility of believers being misled by an event that is attributed to a divine initiative but is merely the product of someone’s imagination, desire for novelty, tendency to fabricate falsehoods (mythomania), or inclination toward lying.

Therefore, in its discernment in this area, the Church needs clear procedures. The Norms Regarding the Manner of Proceeding in the Discernment of Presumed Apparitions or Revelations, in use until now, were approved by Pope St. Paul VI in 1978, more than four decades ago. They remained confidential until they were officially published in 2011, thirty-three years later.

The Recent Revision

After the 1978 Norms were put into practice, however, it became evident that decisions took an excessively long time, sometimes spanning several decades. In this way, the necessary ecclesiastical discernment often came too late.

The revision of the 1978 Norms began in 2019 and involved various consultations envisioned by the then Congregation for the Doctrine of the Faith (Congresso, Consulta, Feria IV, and Plenaria). During the subsequent five years, several proposals for revision were made, but all were considered inadequate.

In the Congresso of the Dicastery on 16 November 2023, it was acknowledged that a comprehensive and radical revision of the existing draft was needed. With this, the Dicastery prepared a new and entirely reconsidered draft that clarified the roles of the Diocesan Bishop and the Dicastery.

The new draft underwent review in a Consulta Ristretta on 4 March 2024. Overall, the experts had a favorable opinion of the text, though they made some suggestions for improvement, which were subsequently incorporated into the document.

The text was then studied in the Dicastery’s Feria IV of 17 April 2024, during which the Cardinal and Bishop Members gave it their approval. Finally, on 4 May 2024, the new Norms were presented to the Holy Father, who approved them and ordered their publication. He established that these Norms will take effect on 19 May 2024, the Solemnity of Pentecost.

Reasons for the New Norms

In the Preface to the 2011 publication of the 1978 Norms, the then Prefect, His Eminence, William Cardinal Levada, clarified that the Congregation for the Doctrine of the Faith has the competence to examine cases of alleged “apparitions, visions and messages attributed to supernatural sources.” Indeed, the 1978 Norms had also established that “it is up to the Sacred Congregation to judge and approve the Ordinary’s way of proceeding” or “to initiate a new examination” (IV, 2).

In the past, the Holy See seemed to accept that Bishops would make statements such as, “Les fidèles sont fondés à la croire indubitable et certaine”: Decree of the Bishop of Grenoble, 19 September 1851) and “one cannot doubt the reality of the tears” (Decree of the Bishops of Sicily, 12 December 1953). However, these expressions conflicted with the Church’s own conviction that the faithful did not have to accept the authenticity of these events. Therefore, a few months after the latter case, the Holy Office explained that it had “not yet made any decision regarding the Madonna delle Lacrime” ([Syracuse, Sicily] 2 October 1954). More recently, in reference to Fatima, the then Congregation for the Doctrine of the Faith explained that ecclesiastical approval of a private revelation highlights that “the message contains nothing contrary to faith or morals” (26 June 2000).

Despite this clear stance, the actual procedures followed by the Dicastery, even in recent times, were still inclined toward the Bishop making a declaration that the event was “supernatural” or “not supernatural”—so much so that some Bishops insisted on being able to make a positive declaration of this type. Even recently, some Bishops have wanted to make statements such as, “I confirm the absolute truth of the facts” and “the faithful must undoubtedly consider as true…”. These expressions effectively oriented the faithful to think they had to believe in these phenomena, which sometimes were valued more than the Gospel itself.

In dealing with such cases, and especially when preparing an official statement, some Bishops sought the necessary prior authorization from the Dicastery. Then, when granted that permission, Bishops were asked not to mention the Dicastery in their statement. This was the case, for example, in the rare instances that concluded in recent decades, in which the Dicastery included provisions such as “Sans impliquer notre Congrégation,” Letter to the Bishop of Gap [France], 3 August 2007) or “the Dicastery shall not be involved in such a pronouncement” (Congresso of 11 May 2001, regarding a request from the Bishop of Gikongoro [Rwanda]). In these situations, the Bishop could not even mention that the Dicastery had given its approval. Meanwhile, other Bishops, whose Dioceses were also affected by these phenomena, were also seeking an authoritative opinion from the Dicastery to attain greater clarity.

This way of proceeding, which has caused considerable confusion, shows how the 1978 Norms are no longer adequate to guide the actions of the Bishops and the Dicastery. This has become even more of a problem today since phenomena rarely remain within the boundaries of one city or Diocese. This concern was already noted during the 1974 Plenary Assembly of the then Congregation for the Doctrine of the Faith, where the members acknowledged that an event of alleged supernatural origin often “inevitably extends beyond the limits of a Diocese and even of a Nation and […] the case automatically reaches proportions that can justify intervention by the supreme Authority of the Church.” Meanwhile, the 1978 Norms recognized that it had become “more difficult, if not almost impossible, to achieve with the required speed the judgments that in the past concluded the investigation of such matters (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate)” (Preliminary Note).

The expectation of receiving a declaration about the supernatural nature of the event resulted in very few cases ever reaching a clear determination. In fact, since 1950, no more than six cases have been officially resolved, even though such phenomena have often increased without clear guidance and with the involvement of people from many Dioceses. Therefore, one can assume that many other cases were either handled differently or just not handled at all.

To prevent any further delays in the resolution of a specific case involving an event of alleged supernatural origin, the Dicastery recently proposed to the Holy Father the idea of concluding the discernment process not with a declaration of “de supernaturalitate” but with a “Nihil obstat,” which would allow the Bishop to draw pastoral benefit from the spiritual phenomenon. The idea of concluding with a declaration of “Nihil obstat” was reached after assessing the various spiritual and pastoral fruits of the event and finding no substantial negative elements in it. The Holy Father considered this proposal to be a “right solution.”

New Aspects

Based on the factors mentioned above, with the new Norms, we are proposing a procedure that is different from the past but is also richer as it involves six possible prudential conclusions that can guide pastoral work surrounding events of alleged supernatural origin (cf. I, pars. 17-22). These six possible determinations allow the Dicastery and the Bishops to handle in a suitable manner the issues that arise in connection with the diverse cases they encounter.

As a rule, these potential conclusions do not include the possibility of declaring that the phenomenon under discernment is of supernatural origin—that is, affirming with moral certainty that it originates from a decision willed by God in a direct way. Instead, as Pope Benedict XVI explained, granting a Nihil obstat simply indicates that the faithful “are authorized to give [the phenomenon] their adhesion in a prudent manner.” Since a Nihil obstat does not declare the events in question to be supernatural, it becomes even more apparent—as Pope Benedict XVI also said—how the phenomenon is only “a help which is proffered, but its use is not obligatory.”[5] At the same time, this response naturally leaves open the possibility that, in monitoring how the devotion develops, a different response may be required in the future.

Moreover, it should be noted that reaching a declaration affirming the “supernaturalness” of an event, by its very nature, not only requires a suitable amount of time to carry out the analysis but it can also lead to the possibility that a judgment of “supernatural” today might become a judgment of “not supernatural” years later—and precisely this has happened. An example worth recalling is a case involving alleged apparitions from the 1950s. In 1956, the Bishop issued a final judgment of “not supernatural,” and the following year, the Holy Office approved the Bishop’s decision. Then, the approval of that veneration was sought again. In 1974, the Congregation for the Doctrine of the Faith declared the alleged apparitions to be “constat de non supernaturalitate.” Thereafter, in 1996, the local Bishop positively recognized the devotion, and in 2002, another Bishop from the same place recognized the “supernatural origin” of the apparitions, leading to the spread of the devotion to other countries. Finally, in 2020, at the request of the Congregation, a new Bishop reiterated the Congregation’s earlier “negative judgment,” requiring the cessation of any public disclosures regarding the alleged apparitions and revelations. Thus, it took about seventy excruciating years to bring the whole matter to a conclusion.

Today, we have come to the conviction that such complicated situations, which create confusion among the faithful, should always be avoided. This can be accomplished by ensuring a quicker and clearer involvement of this Dicastery and by preventing the impression that the discernment process would be directed toward a declaration of “supernaturalness” (which carries high expectations, anxieties, and even pressures). Instead, as a rule, such declarations of “supernaturalness” are replaced either by a Nihil obstat, which authorizes positive pastoral work, or by another determination that is suited to the specific situation.

The procedures outlined in the new Norms, which offer six possible final prudential decisions, make it possible to reach a decision in a more reasonable period, helping the Bishop to manage a situation involving events of alleged supernatural origin before such occurrences—without a necessary ecclesial discernment—acquire very problematic dimensions.

Nevertheless, the possibility always remains that the Holy Father may intervene exceptionally by authorizing a procedure that includes the possibility of declaring the supernaturalness of the events. Yet, this is an exception that has been made only rarely in recent centuries.

At the same time, as stipulated in the new Norms, the possibility of declaring an event as “not supernatural” remains, but only when there are objective signs that clearly indicate manipulation at the basis of the phenomenon. For instance, this might occur when an alleged visionary admits to having lied or when evidence shows that the blood on a crucifix belongs to the alleged visionary.

Recognizing an Action of the Holy Spirit

Most of the shrines that today are privileged places of popular piety for the People of God have never had an official declaration of the supernatural nature of the events that led to the devotion expressed there. Rather, the sensus fidelium intuited the activity of the Holy Spirit there, and no major problems have arisen that required an intervention from the pastors of the Church.

Often, the presence of the Bishop and priests at certain times—such as during pilgrimages or celebrating certain Masses—has served as an implicit acknowledgment that there are no serious objections and that the spiritual experience had a positive influence on the lives of the faithful.

Nevertheless, a Nihil obstat allows the pastors of the Church to act confidently and promptly to stand among the People of God in welcoming the Holy Spirit’s gifts that may emerge “in the midst of” these events. The phrase “in the midst of”—used in the new Norms—clarifies that even if the event itself is not declared to be of supernatural origin, there is still a recognition of the signs of the Holy Spirit’s supernatural action in the midst of what is occurring.

However, in some cases, alongside this recognition of the signs of the Holy Spirit’s action, there is also a need for certain clarifications or purifications. It may happen that the Holy Spirit’s action in a specific situation—which can be rightly appreciated—might appear to be mixed with purely human elements (such as personal desires, memories, and sometimes obsessive thoughts), or with “some error of a natural order, not due to bad intentions, but to the subjective perception of the phenomenon” (II, Art. 15, 2°). After all, “an experience alleged to be a vision simply cannot compel one either to accept it as accurate in every detail or to reject it altogether as a human or diabolical illusion or fraud.”[6]

The Involvement and Accompaniment of the Dicastery

It is important to understand that the new Norms clarify a significant point about the competence of this Dicastery. On the one hand, they affirm that discernment in this area remains the task of the Diocesan Bishop. On the other hand, recognizing that, now more than ever, these phenomena involve many people from various Dioceses and spread rapidly across different regions and even countries, the new Norms establish that the Dicastery must always be consulted and give final approval to what the Bishop decides before he announces a determination on an event of alleged supernatural origin. While previously the Dicastery had intervened but the Bishop was asked not to mention it, today, the Dicastery openly manifests its involvement and accompanies the Bishop in reaching a final determination. Now, when the Bishop makes his decision public, it will be stated as “in agreement with the Dicastery for the Doctrine of the Faith.”

At the same time, as already envisioned in the 1978 Norms (IV, 1 b), the new Norms also indicate that, in some instances, the Dicastery may intervene motu proprio (II, Art. 26). Once a clear determination is made, the new Norms specify that “the Dicastery, in any case, reserves the right to intervene again depending on the development of the phenomenon in question” (II, Art. 22, § 3) and request the Bishop to continue “to watch over the phenomenon” (II, Art. 24) for the good of the faithful.

God is always present in human history and never stops bestowing his gifts of grace upon us through the workings of the Holy Spirit, daily renewing our faith in Jesus Christ, the Savior of the world. It is the responsibility of the pastors of the Church to keep their faithful always attentive to this loving presence of the Most Holy Trinity in our midst, as it is also their duty to protect the faithful from all deception. These new Norms are but one way in which the Dicastery for the Doctrine of the Faith places itself at the service of the pastors of the Church in docile listening to the Spirit at work in the faithful People of God.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefect

Introduction

1. Jesus Christ is the definitive Word of God, “the First and the Last” (Rev. 1:17). He is the fullness and fulfillment of Revelation; everything God wanted to reveal, he did through his Son, the Word made flesh. Therefore, “the Christian economy, since it is the new and definitive covenant, will never pass away; and no new public revelation is to be expected before the glorious manifestation of our Lord, Jesus Christ.”[7]

2. In the revealed Word, there is everything necessary for the Christian life. St. John of the Cross affirms that “in giving us his Son, his only Word (for he possesses no other), [the Father] spoke everything to us at once in this sole Word—and he has no more to say […] because what he spoke before to the prophets in parts, he has now spoken all at once by giving us the All, who is his Son. Those who now desire to question God or receive some vision or revelation are guilty not only of foolish behavior but also of offending him by not fixing their eyes entirely on Christ and by living with the desire for some other novelty.”[8]

3. In the time of the Church, the Holy Spirit leads believers of every era “into all truth” (Jn. 16:13) to “bring about an ever deeper understanding of revelation.”[9] It is the Holy Spirit, in fact, who guides us ever further in understanding the mystery of Christ, for “however numerous are the mysteries and marvels […] discovered and […] understood in this earthly life, all the more is yet to be said and understood. There is much to fathom in Christ, for he is like an abundant mine with many recesses of treasures, so that however deep individuals may go they never reach the end or bottom, but rather in every recess find new veins with new riches everywhere.”[10]

4. While all that God has willed to reveal he has done through his Son and while the ordinary means of holiness are made available to every baptized person in the Church of Christ, the Holy Spirit may grant some people distinct experiences of faith, the purpose of which is not “to improve or complete Christ’s definitive Revelation, but to help live more fully by it in a certain period of history.”[11]

5. The call to holiness concerns all the baptized; it is nourished by a life of prayer and participation in the sacramental life of the Church, and is expressed in an existence imbued with love of God and neighbor.[12] In the Church, we receive the love of God, fully manifested in Christ (cf. Jn. 3:16) and “poured into our hearts through the Holy Spirit who has been given to us” (Rom. 5:5). Those who allow themselves to be guided by the Holy Spirit with docility experience the presence and action of the Trinity, and such a lived existence—as Pope Francis teaches—results in a mystical life that, although “apart from any extraordinary phenomena, offers itself to all the faithful as a daily experience of love.”[13]

6. Nevertheless, occasionally phenomena occur that seem to exceed the bounds of ordinary experiences and present themselves as having a supernatural origin (such as alleged apparitions, visions, interior or exterior locutions, writings or messages, phenomena related to religious images, and psychophysical phenomena). Speaking accurately about such occurrences can surpass the capabilities of human language (cf. 2 Cor. 12:2-4). With the advent of modern means of communication, these phenomena can attract the attention of many believers or cause confusion among them. Since news of these events can spread very quickly, the pastors of the Church are responsible for handling these phenomena with care by recognizing their fruits, purifying them of negative elements, or warning the faithful about potential dangers arising from them (cf. 1 Jn. 4:1).

7. Moreover, with the development of modern means of communication and the increase in pilgrimages, these phenomena are taking on national and even global proportions, meaning that a decision made in one Diocese has consequences also elsewhere.

8. When spiritual experiences are accompanied by physical and psychological phenomena that cannot be immediately explained by reason alone, the Church has the delicate responsibility of studying and discerning these occurrences carefully.

9. In his Apostolic Exhortation Gaudete et Exsultate, Pope Francis reminds us that the only way to know whether something comes from the Holy Spirit is through discernment, which must be sought and cultivated in prayer.[14] This is a divine gift that aids the Church’s pastors in fulfilling what St. Paul says: “test everything; hold fast what is good” (1 Thess. 5:21). To assist Diocesan Bishops and Episcopal Conferences in discerning phenomena of alleged supernatural origin, the Dicastery for the Doctrine of the Faith promulgates the following Norms for Proceeding in the Discernment of Alleged Supernatural Phenomena.

I. GENERAL GUIDELINES

A. The Nature of the Discernment

10. By following the Norms below, the Church will be able to fulfill its duty of discerning: (a) whether signs of a divine action can be ascertained in phenomena that are alleged to be of supernatural origin; (b) whether there is that anything conflicts with faith and morals in the writings or messages of those involved in the alleged phenomena in question; (c) whether it is permissible to appreciate their spiritual fruits, whether they need to be purified from problematic elements, or whether the faithful should be warned about potential risks; (d) whether it is advisable for the competent ecclesiastical authority to realize their pastoral value.

11. While the following provisions foresee the possibility of a discernment in the sense described in Par. 10 (above), it must be noted that, as a general rule, it is not foreseen in these Norms that ecclesiastical authority would give a positive recognition of the divine origin of alleged supernatural phenomena.

12. Whenever a Nihil obstat is granted by the Dicastery (cf. Par. 17, below), such phenomena do not become objects of faith, which means the faithful are not obliged to give an assent of faith to them. Rather, as in the case of charisms recognized by the Church, they are “ways to deepen one’s knowledge of Christ and to give oneself more generously to him, while rooting oneself more and more deeply in communion with the entire Christian people.”[15]

13. Even when a Nihil obstat is granted for canonization processes, this does not imply a declaration of authenticity regarding any supernatural phenomena present in a person’s life. This is evident, for instance, in the decree of canonization of St. Gemma Galgani: “[Pius XI] feliciter elegit ut super heroicis virtutibus huius innocentis aeque ac poenitentis puellae suam mentem panderet, nullo tamen per praesens decretum (quod quidem numquam fieri solet) prolato iudicio de praeternaturalibus Servae Dei charismatibus.”[16]

14. At the same time, it should also be acknowledged that some phenomena, which could have a supernatural origin, at times appear connected to confused human experiences, theologically inaccurate expressions, or interests that are not entirely legitimate.

15. The discernment of alleged supernatural phenomena is carried out from the start by the Diocesan Bishop (or by another ecclesiastical authority mentioned in Part II, Arts. 4-6) in dialogue with the Dicastery. However, since special attention to the common good of the entire People of God can never be lacking, “the Dicastery reserves the right to evaluate the moral and doctrinal elements of that spiritual experience and the use that is being made of it.”[17] It is important not to overlook that sometimes the discernment may also deal with problems, such as delicts, manipulation, damage to the unity of the Church, undue financial gain, and serious doctrinal errors that could cause scandals and undermine the credibility of the Church.

B. Conclusions

16. The discernment of alleged supernatural phenomena may reach conclusions that are usually expressed in one of the terms listed below.

17. Nihil obstat – Without expressing any certainty about the supernatural authenticity of the phenomenon itself, many signs of the action of the Holy Spirit are acknowledged “in the midst”[18] of a given spiritual experience, and no aspects that are particularly critical or risky have been detected, at least so far. For this reason, the Diocesan Bishop is encouraged to appreciate the pastoral value of this spiritual proposal, and even to promote its spread, including possibly through pilgrimages to a sacred site.

18. Prae oculis habeatur – Although important positive signs are recognized, some aspects of confusion or potential risks are also perceived that require the Diocesan Bishop to engage in a careful discernment and dialogue with the recipients of a given spiritual experience. If there were writings or messages, doctrinal clarification might be necessary.

19. Curatur – While various or significant critical elements are noted, at the same time, the phenomenon has already spread widely, and there are verifiable spiritual fruits connected to it. In this situation, a ban that could upset the People of God is not recommended. Nevertheless, the Diocesan Bishop is asked not to encourage this phenomenon but to seek out alternative expressions of devotion and possibly reorient its spiritual and pastoral aspects.

20. Sub mandato – In this category, the critical issues are not connected to the phenomenon itself, which is rich in positive elements, but to a person, a family, or a group of people who are misusing it. For instance, the spiritual experience may be exploited for particular and undue financial gain, committing immoral acts, or carrying out a pastoral activity apart from the one already present in the ecclesiastical territory without accepting the instructions of the Diocesan Bishop. In this situation, the pastoral leadership of the specific place where the phenomenon is occurring is entrusted to the Diocesan Bishop (or to another person delegated by the Holy See), who, if unable to intervene directly, will try to reach a reasonable agreement.

21. Prohibetur et obstruatur – While there are legitimate requests and some positive elements, the critical issues and risks associated with this phenomenon appear to be very serious. Therefore, to prevent further confusion or even scandal that could erode the faith of ordinary people, the Dicastery asks the Diocesan Bishop to declare publicly that adherence to this phenomenon is not allowed. At the same time, the Diocesan Bishop is asked to offer a catechesis that can help the faithful understand the reasons for the decision and reorient the legitimate spiritual concerns of that part of the People of God.

22. Declaratio de non supernaturalitate – In this situation, the Dicastery authorizes the Diocesan Bishop to declare that the phenomenon is found to be not supernatural. This decision must be based on facts and evidence that are concrete and proven. For instance, if an alleged visionary admits to having lied or if credible witnesses provide elements of proof that allow one to discover that the phenomenon was based on fabrication, an erroneous intention, or mythomania.

23. In light of the aforementioned points, it is reaffirmed that, as a rule, neither the Diocesan Bishop, nor the Episcopal Conferences, nor the Dicastery will declare that these phenomena are of supernatural origin, even if a Nihil obstat is granted (cf. Par. 11, above). It remains true, however, that the Holy Father can authorize a special procedure in this regard.

II. PROCEDURES TO FOLLOW

A. Substantive Norms

Art. 1 – It is the responsibility of the Diocesan Bishop, in dialogue with the national Episcopal Conference, to examine cases of alleged supernatural phenomena that occur within his territory and to formulate a final judgment on them, including the possible promotion of an associated veneration or devotion. The judgment of the Bishop is to be submitted to the Dicastery for approval.

Art. 2 – After having investigated the events in question according to the following norms, it is the responsibility of the Diocesan Bishop to transmit the results of the investigation, with his Votum, to the Dicastery for the Doctrine of the Faith and to intervene according to the indications provided by the Dicastery. It is the responsibility of the Dicastery to evaluate the Diocesan Bishop’s way of proceeding and to approve or not approve the determination that the Bishop proposes to attribute to the specific case.

Art. 3 § 1 – The Diocesan Bishop is to refrain from making any public statement in favor of the authenticity or supernatural nature of such phenomena and from having any personal connection with them. Yet, he must remain vigilant and, if necessary, intervene with swiftness and prudence, according to the procedures indicated in the following norms.

§ 2 – If forms of devotion emerge in connection with the alleged supernatural event, even without true and proper veneration, the Diocesan Bishop has the serious obligation of initiating a comprehensive canonical investigation as soon as possible to safeguard the Faith and prevent abuses.

§ 3 – The Diocesan Bishop should exercise particular care, even using the means at his own disposal, to prevent the spread of confused religious manifestations or the dissemination of any materials pertaining to the alleged supernatural phenomenon (such as the weeping of sacred images; the sweating, bleeding, or mutation of consecrated hosts, etc.) to avoid fueling a sensationalistic climate (cf. Art. 11 § 1).

Art. 4 – When the alleged phenomenon involves the competence of multiple Diocesan Bishops, due to the domicile of the individuals involved or the spread of the forms of veneration or popular devotion associated with the phenomenon, those Diocesan Bishops, in consultation with the Dicastery for the Doctrine of the Faith, can establish an Interdiocesan Commission. This Commission, presided over by one of the Diocesan Bishops, will provide for the investigation in accordance with the following articles. For this purpose, they may also seek the assistance of the relevant offices of the Episcopal Conference.

Art. 5 – If the alleged supernatural events involve the competence of Diocesan Bishops belonging to the same ecclesiastical province, the Metropolitan—after consulting the Episcopal Conference and the Dicastery for the Doctrine of the Faith, and upon the Dicastery’s mandate—can assume the task of establishing and presiding over the Commission referred to in Art. 4.

Art. 6 § 1 – When the alleged supernatural events involve an ecclesiastical region referred to in cann. 433-434 CIC, the presiding Bishop shall ask the Dicastery for the Doctrine of the Faith for a special mandate to proceed.

§ 2 – In this case, the procedures will follow ex analogia the provisions of Art. 5, while observing the directions received from the Dicastery.

B. Procedural Norms

Investigatory Phase

Art. 7 § 1 – Whenever the Diocesan Bishop receives a report, which has at least the semblance of truth, about events of an alleged supernatural origin pertaining to the Catholic Faith and occurring within the territory of his competence, he shall prudently inform himself about the events and circumstances either personally or through a Delegate. He should also promptly gather all the elements useful for an initial assessment.

§ 2 – If the phenomena in question can be easily managed within the scope of those directly involved and if no danger to the community is perceived, the Diocesan Bishop, after consulting with the Dicastery, shall take no further action, although the duty of vigilance remains.

§ 3 – If persons involved are dependent on different Diocesan Bishops, the opinions of these Bishops should be heard. When an alleged phenomenon originates in one place and involves further developments in other locations, it may be evaluated differently in those locations. In such a situation, each Diocesan Bishop always has the power to decide what he considers pastorally prudent in his own territory, after consulting with the Dicastery.

§ 4 – When the alleged phenomenon involves various types of objects, the Diocesan Bishop, personally or through a Delegate, may order that those objects be stored in a safe and secure place, pending clarification of the case. When it involves an alleged Eucharistic miracle, the consecrated species must be kept in a confidential place and in an appropriate manner.

§ 5 – If the gathered elements seem sufficient, the Diocesan Bishop shall decide whether to initiate a phase of evaluating the phenomenon, to propose to the Dicastery in his Votum a final judgment for the greater good of the faith of the Church and in order to safeguard and promote the spiritual welfare of the faithful.

Art. 8 § 1 – The Diocesan Bishop[19] shall constitute an Investigatory Commission, among whose members there is to be at least one theologian, one canonist, and one expert chosen based on the nature of the phenomenon.[20] The purpose of this Commission is not only to reach a statement regarding the truthfulness of the occurrences in question but also to carry out a detailed examination of every aspect of the event, with the goal of providing the Diocesan Bishop with every element that would be useful for an evaluation.

§ 2 – The members of the Investigatory Commission shall be of unquestionable reputation, sure faith, certain doctrine, and proven prudence. They shall have no direct or indirect involvement with the persons or events that are being discerned.

§ 3 – The Diocesan Bishop shall appoint a Delegate, either chosen from among the members of the Commission or external to it, with the responsibility of coordinating the work of the Commission, presiding over it, and preparing its sessions.

§ 4 – The Diocesan Bishop or his Delegate shall also appoint a Notary to attend the meetings and record the minutes of the witness examinations and of any other official act of the Commission. The Notary is responsible for ensuring that the minutes are duly signed and that all the acts of the investigatory phase are collected, well-ordered, and stored in the archives of the Diocesan Curia. The Notary will also provide for the convocation of the Commission and prepare its documents.

§ 5 – All of the members of the Commission are required to maintain the secrecy of office, which is to be sworn by oath.

Art. 9 § 1 – Witness examinations are to be conducted in analogy to what is prescribed by the universal norms (cf. cann. 1558-1571 CIC; cann. 1239-1252 CCEO). They shall be based on questions formulated by the Delegate, after a suitable discussion with the other members of the Commission.

§ 2 – The sworn depositions of the persons involved in the alleged supernatural occurrences are to be given in the presence of the entire Commission, or at least some of its members. When the facts of the case are based on eyewitness testimony, witnesses are to be examined as soon as possible to benefit from temporal proximity to the event.

§ 3 – Confessors of the persons claiming to be involved in events of supernatural origin may not testify about any of the matters they have learned in sacramental confession.[21]

§ 4 – Spiritual directors of the persons claiming to be involved in events of supernatural origin may not testify about any of the matters they have learned in spiritual direction, unless the persons involved authorize the deposition in writing.

Art. 10 – If the materials under investigation include written texts or other elements (e.g., video, audio, photographic) disclosed through the media and authored by a person involved in the alleged phenomenon, those materials shall be subjected to a careful examination by experts (cf. Art. 3 § 3). The Notary is to include the results of the examination in the documentation of the investigation.

Art. 11 § 1 – If the extraordinary events referred to in Art. 7 § 1 involve different types of objects (cf. Art. 3 § 3), the Commission shall undertake a thorough investigation of those objects using the experts on the Commission or other experts identified for the case. The aim of this investigation is to reach a scientific, doctrinal, and canonical assessment of the objects to aid in the subsequent evaluation.

§ 2 – If the extraordinary event involves any findings of an organic nature that require special laboratory and, in any case, technical-scientific investigations, the Commission will entrust the study of those elements to genuine experts in the relevant area of investigation.

§ 3 – If the phenomenon involves the Body and Blood of the Lord in the sacramental signs of bread and wine, special care should be given so that any analyses on the Eucharistic species do not result in disrespect for the Blessed Sacrament, ensuring that due reverence for it is maintained.

§ 4 – If alleged extraordinary events give rise to problems of public order, the Diocesan Bishop shall cooperate with the competent civil authority.

Art. 12 – If the alleged supernatural events continue during the investigation and the situation suggests prudential measures, the Diocesan Bishop shall not hesitate to enforce those acts of good governance to avoid uncontrolled or dubious displays of devotion, or the beginning of a veneration based on elements that are as of yet undefined.

Evaluation Phase

Art. 13 – The Diocesan Bishop, with the help of the members of the Commission established by him, will thoroughly evaluate the collected material following the discernment criteria cited above (cf. I, Pars. 10-23, above), as well as the positive and negative criteria that follow, which are also to be applied cumulatively.

Art. 14 – Among the positive criteria, the following points should be considered:

1°. The credibility and good reputation of the persons who claim to be recipients of supernatural events or to be directly involved in them, as well as the reputation of the witnesses who have been heard. In particular, one should consider the mental equilibrium, honesty and moral uprightness, sincerity, humility, and habitual docility toward ecclesiastical authority, willingness to cooperate with it, and promotion of a spirit of authentic ecclesial communion;

2°. The doctrinal orthodoxy of the phenomenon and any messages related to it;

3°. The unpredictable nature of the phenomenon, by which it is evident that it is not the result of the initiative of the people involved;

4°. The fruits of the Christian life, including a spirit of prayer, conversions, vocations to the priesthood and religious life, acts of charity, as well as sound devotion and abundant and constant spiritual fruits. The contribution of these fruits to the growth of ecclesial communion is to be evaluated.

Art. 15 – Among the negative criteria, one should carefully consider:

1°. The possibility of a manifest error about the event;

2°. Potential doctrinal errors. One must consider the possibility that the person claiming to be the recipient of the events of supernatural origin may have added—even unconsciously—purely human elements or some error of a natural order to a private revelation, not due to bad intentions, but to the subjective perception of the phenomenon;

3°. A sectarian spirit that breeds division in the Church;

4°. An overt pursuit of profit, power, fame, social recognition, or other personal interest closely linked to the event;

5°. Gravely immoral actions committed by the subject or the subject’s followers at or around the time of the event;

6°. Psychological alterations or psychopathic tendencies in the person that may have exerted an influence on the alleged supernatural event. Also, any psychosis, collective hysteria, and other elements traceable to a pathological context should be considered.

Art. 16 – The use of purported supernatural experiences or recognized mystical elements as a means of or a pretext for exerting control over people or carrying out abuses is to be considered of particular moral gravity.

Art. 17 – The evaluation of the results of the investigation into the alleged supernatural phenomena referred to in Art. 7 § 1 shall be carried out with care and diligence, respecting both the persons involved and any technical-scientific examination that was conducted on the alleged supernatural phenomenon.

Conclusory Phase

Art. 18 – After completing the investigation, carefully examining the events and the information that has been gathered,[22] considering the impact that the alleged occurrences have had on the People of God entrusted to him, and taking special account of the abundance of the spiritual fruits brought about by any new devotion that may have emerged, the Diocesan Bishop, with the help of the Delegate, should prepare a report on the alleged phenomenon. Taking into account all the facts of the case, both positive and negative, he shall prepare a personal Votum on the matter, in which he proposes to the Dicastery a final judgment that normally follows one of the following formulas:[23]

1°. Nihil obstat

2°. Prae oculis habeatur

3°. Curatur

4°. Sub mandato

5°. Prohibetur et obstruatur

6°. Declaratio de non supernaturalitate

Art. 19 – When the investigation is concluded, all the acts related to the case are transmitted to the Dicastery for the Doctrine of the Faith for final approval.

Art. 20 – The Dicastery will then proceed to examine the acts of the case, evaluating the moral and doctrinal elements of the spiritual experience, the use that has been made of it, and the Votum of the Diocesan Bishop. The Dicastery may request further information from the Diocesan Bishop, seek other opinions, or, in rare instances, even proceed to a new examination of the case separate from the one carried out by the Diocesan Bishop. In light of its examination, the Dicastery will either confirm or not confirm the determination proposed by the Diocesan Bishop.

Art. 21 § 1 – Upon receiving the Dicastery’s response, unless directed otherwise, the Diocesan Bishop, in agreement with the Dicastery, will clearly make known to the People of God the judgment on the events in question.

§ 2 – The Diocesan Bishop will inform the national Episcopal Conference of the determination approved by the Dicastery.

Art. 22 § 1 – In cases where a Nihil obstat is granted (cf. Art. 18, 1°), the Diocesan Bishop will pay the utmost attention to the correct appreciation of the fruits resulting from the examined phenomenon, while also continuing to exercise vigilance over it with prudent attention. In such a case, the Diocesan Bishop will clearly indicate, through a decree, the nature of the authorization and the limits of any permitted veneration, specifying that the faithful “are authorized to give to it their adherence in a prudent manner.”[24]

§ 2 – The Diocesan Bishop will also take care to ensure that the faithful do not consider any of the determinations as an approval of the supernatural nature of the phenomenon itself.

§ 3 – The Dicastery, in any case, reserves the right to intervene again depending on the development of the phenomenon in question.

Art. 23 § 1 – If a precautionary (cf. Art. 18, 2-4°) or a negative (cf. Art. 18, 5-6°) determination is made, the Diocesan Bishop must formally make it known, after having obtained the Dicastery’s approval. In the announcement, the Bishop should use clear and easily understandable language. Moreover, to foster the growth of a healthy spirituality, he should consider the advisability of making known the reasons for the decision and its doctrinal basis in the Catholic Faith.

§ 2 – In communicating a negative decision, the Diocesan Bishop may omit information that might cause unjust detriment to the persons involved.

§ 3 – If the dissemination of writings of messages continues, the legitimate pastors are to be vigilant according to can. 823 CIC (cf. cann. 652 § 2; 654 CCEO), admonishing abuses and whatever brings damage to right faith and good morals or is otherwise dangerous for the welfare of souls. Ordinary measures may be used for this purpose, including penal precepts (cf. can. 1319 CIC; can. 1406 CCEO).

§ 4 – It is particularly appropriate to make use of the measures named in § 3 (above) when the behaviors to be corrected involve objects or places connected to alleged supernatural phenomena.

Art. 24 – Regardless of the final approved determination, the Diocesan Bishop, either personally or through a Delegate, must continue to watch over the phenomenon and the people involved, exercising his ordinary power.

Art. 25 – If the alleged supernatural phenomena can be traced with certainty to a deliberate intent to bewilder and deceive others for ulterior motives (such as for profit or other personal interests), the Diocesan Bishop will apply, on a case-by-case basis, the relevant canonical penal norms in force.

Art. 26 – The Dicastery for the Doctrine of the Faith can intervene motu proprio at any moment and stage of the discernment regarding alleged supernatural phenomena.

Art. 27 – These Norms entirely replace the previous Norms of 25 February 1978.

The Supreme Pontiff, Francis, at the Audience granted to the undersigned Prefect of the Dicastery for the Doctrine of the Faith, together with the Secretary for the Doctrinal Section of the same Dicastery, on 4 May 2024, approved these Norms, which were deliberated in the Ordinary Session of this Dicastery on 17 April 2024, and he ordered their publication, establishing that they enter into effect on 19 May 2024, the Solemnity of Pentecost.

Given in Rome, at the Dicastery for the Doctrine of the Faith on 17 May 2024.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefect

Msgr. Armando Matteo

Secretary

for the Doctrinal Section

Ex Audientia Die 4.5.2024

FRANCISCUS

_____________________

[1] John of the Cross, The Dark Night II, 17, 6, in in Id., The Collected Works of St. John of the Cross, ICS Publications, Washington, D.C. 20173, pp. 437-438.

[2] Id., The Spiritual Canticle B, prol., 1, in op. cit., p. 470.

[3] Id., The Dark Night II, 17, 8, in op. cit., p. 438.

[4] Id., The Living Flame of Love B III, 47, in op. cit., p. 692.

[5] Benedict XVI, Post-Synodal Apostolic Exhortation Verbum Domini (30 September 2010), no. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[6] K. Rahner, Visions and Prophecies, Burns & Oates, London 1963, p. 73. Emphasis added.

[7] Second Vatican Ecumenical Council, Dogmatic Constitution Dei Verbum (18 November 1965), no. 4: AAS 58 (1966), p. 819.

[8] John of the Cross, The Ascent of Mount Carmel, 2, 22, 3-5, in Id., The Collected Works of St. John of the Cross, ICS Publications, Washington, D.C. 20173, p. 230. Cf. Catechism of the Catholic Church, no. 65.

[9] Second Vatican Ecumenical Council, Dogmatic Constitution Dei Verbum (18 November 1965), no. 5: AAS 58 (1966), p. 819.

[10] John of the Cross, The Spiritual Canticle B, 37, 4, in op. cit., pp. 615-616.

[11] Catechism of the Catholic Church, no. 67. Cf. Congregation for the Doctrine of the Faith, The Message of Fatima (26 June 2000), Libreria Editrice Vaticana, Vatican City 2000.

[12] Cf. Second Vatican Ecumenical Council, Dogmatic Constitution Lumen Gentium (7 December 1965), nos. 39-42: AAS 57 (1965), pp. 44-49; Francis, Apostolic Exhortation Gaudete et Exsultate (19 March 2018), nn. 10-18, 143: AAS 110 (2018), pp. 1114-1116, 1150-1151; Id., Apostolic Letter Totum Amoris Est (28 December 2022), passim: L’Osservatore Romano, 28 December 2022, pp. 8-10.

[13] Francis, Apostolic Exhortation C’est la confiance (15 October 2023), no. 35: L’Osservatore Romano, 16 October 2023, p. 3.

[14] Cf. Francis, Apostolic Exhortation Gaudete et Exsultate (19 March 2018), nos. 166 and 173: AAS 110 (2018), pp. 1157 and 1159-1160.

[15] John Paul II, Message for the World Congress of Ecclesial Movements and New Communities (27 May 1998), no. 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1: 1998, Libreria Editrice Vaticana, Vatican City 2000, p. 1064. Cf. Benedict XVI, Post-Synodal Apostolic Exhortation Verbum Domini (30 September 2010), no. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[16] Sacra Rituum Congregatio, Decretum beatificationis et canonizationis Servae Dei Gemmae Galgani, virginis saecularis: AAS 24 (1932), p. 57. In English translation, it reads: “[Pius XI] happily chose to dwell on the heroic virtues of this innocent as well as penitent girl, without, however, by the present decree (which, of course, is never usually done) passing judgment on the supernatural charisms of the Servant of God.”

[17] Dicastery for the Doctrine of the Faith, Letter to the Bishop of Como about an Alleged Visionary (25 September 2023).

[18] The expression “in the midst of” does not mean “by means of” or “through,” but indicates that even though a certain context is not necessarily of supernatural origin, the Holy Spirit is working good things.

[19] Or one of the other ecclesiastical authorities referred to in Arts. 4-6.

[20] Such as a medical doctor (and preferably one who specializes in a related discipline, such as psychiatry or hematology), a biologist, a chemist, etc.

[21] Cf. cann. 983 § 1; 1550 § 2, 2° CIC; cann. 733 § 1; 1231 § 1, 2° CCEO; Congregation for the Causes of Saints, Instruction “Sanctorum Mater” for Conducting Diocesan or Eparchial Inquiries in the Causes of Saints (17 May 2007), artt. 101-102: AAS 99 (2007), p. 494; Apostolic Penitentiary, Note on the Importance of the Internal Forum and the Inviolability of the Sacramental Seal (29 June 2019): AAS 111 (2019), pp. 1215-1218.

[22] All testimonial evidence should also be thoroughly evaluated by carefully applying all the criteria in light of the canonical norms regarding the probative force of testimonies (cf. ex analogia can. 1572 CIC; can. 1253 CCEO).

[23] See above, I, pars. 17-22.

[24] Benedict XVI, Post-Synodal Apostolic Exhortation Verbum Domini (30 September 2010), no. 14: AAS 102 (2010), p. 696. The paragraph in full states, “Ecclesiastical approval of a private revelation essentially means that its message contains nothing contrary to faith and morals; it is licit to make it public and the faithful are authorized to give to it their adherence in a prudent manner. […] It is a help which is proffered, but its use is not obligatory. In any event, it must be a matter of nourishing faith, hope and love, which are for everyone the permanent path of salvation.”

[00842-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

NORMEN 

FÜR DAS VERFAHREN ZUR BEURTEILUNG MUTMASSLICHER
ÜBERNATÜRLICHER PHÄNOMENE

Präsentation

Im Hören auf den Geist,
der im gläubigen Volk Gottes wirkt

Gott ist gegenwärtig und handelt in unserer Geschichte. Der Heilige Geist, der dem Herzen des auferstandenen Christus entspringt, wirkt in der Kirche mit göttlicher Freiheit und gewährt uns viele kostbare Gaben, die uns auf unserem Lebensweg helfen und unser geistliches Reifen in Treue zum Evangelium fördern. Dieses Wirken des Heiligen Geistes schließt auch die Möglichkeit ein, unsere Herzen durch bestimmte übernatürliche Ereignisse zu erreichen, wie Erscheinungen oder Visionen von Christus oder der Heiligen Jungfrau und andere Phänomene.

Oft haben diese Ereignisse einen großen Reichtum an geistlichen Früchten, an Wachstum im Glauben, an Frömmigkeit und Geschwisterlichkeit und Dienstbereitschaft hervorgebracht und in einigen Fällen sind dadurch verschiedene Wallfahrtsorte über die ganze Welt verstreut entstanden, die heute zu einem Kernteil der Volksfrömmigkeit vieler Völker geworden sind. Es gibt so viel Leben und Schönheit, die der Herr jenseits unserer gedanklichen Schemata und Verfahrensweisen sät! Aus diesem Grund sind die Normen für das Verfahren zur Beurteilung mutmaßlicher übernatürlicher Phänomene, die wir jetzt vorstellen, nicht unbedingt als Kontrolle gedacht und noch weniger als Versuch, den Geist auszulöschen. In den positivsten Fällen von Ereignissen mutmaßlichen übernatürlichen Ursprungs wird nämlich „der Diözesanbischof ermutigt, den pastoralen Wert dieses spirituellen Angebots zu schätzen und auch dessen Verbreitung zu fördern“ (I, Nr. 17).

Hl. Johannes vom Kreuz stellte fest, „wie unzulänglich und unzureichend und in gewisser Weise ungeeignet alle Ausdrücke und Worte sind, mit denen man in diesem Leben von den göttlichen Dingen spricht“[1]. Niemand kann die unergründlichen Wege Gottes in den Menschen vollständig ausdrücken: „Daraus ergibt sich, dass die heiligen Kirchenlehrer, auch wenn sie noch so viel sagen oder noch mehr sagen würden, dies doch nie mit Worten zu Ende erklären können, genauso wenig wie es mit Worten gesagt werden konnte“[2]. Weil „dieser Weg, zu Gott zu gehen, so geheim und verdeckt ist für den Sinn der menschlichen Seele, wie es eine Straße durchs Meer für die Sinne des Leibes ist, deren Pfade und Spuren man nicht verfolgen kann“[3]. In der Tat: „Er ist der übernatürliche Baumeister, der ungezwungen in jeder Seele ein Gebäude aufführen wird, so wie es ihm gefällt“[4].

Gleichzeitig muss anerkannt werden, dass in einigen Fällen von Ereignissen, die mutmaßlichen übernatürlichen Ursprungs sind, sehr ernste Probleme zum Schaden der Gläubigen auftreten, und in diesen Fällen muss die Kirche mit all ihrer pastoralen Fürsorge handeln. Ich beziehe mich zum Beispiel auf den Gebrauch solcher Phänomene zur Erlangung von „Profit, Macht, Ruhm, sozialer Berühmtheit, persönlichen Interessen“ (II, Art. 15, 4°), was sogar so weit gehen kann, dass die Möglichkeit besteht, schwerwiegende unmoralische Handlungen zu begehen (vgl. II, Art. 15, 5°) oder sogar „als Mittel oder Vorwand, um Menschen zu beherrschen oder Missbrauch zu begehen“ (II, Art. 16).

Man darf auch nicht außer Acht lassen, dass es bei solchen Ereignissen zu Irrtümern in der Glaubenslehre, zu einer unangemessenen Verkürzung der Botschaft des Evangeliums, zur Verbreitung eines sektiererischen Geistes usw. kommen kann. Schließlich besteht auch die Möglichkeit, dass die Gläubigen in den Bann eines einer göttlichen Initiative zugeschrieben Ereignisses geraten, das aber lediglich Frucht der Phantasie, des Strebens nach etwas Neuem, der Mythomanie oder der Neigung zur Verfälschung ist.

Die Kirche braucht daher für ihre Unterscheidung in diesem Bereich klare Verfahren. Die bis heute gültigen Normen für das Verfahren zur Beurteilung mutmaßlicher Erscheinungen und Offenbarungen wurden 1978, also vor mehr als vierzig Jahren, vom Hl. Paul VI. in forma reservata verabschiedet und erst 33 Jahre später, im Jahre 2011, offiziell veröffentlicht.

Die vorliegende Überarbeitung

Beim Anwenden der Normen von 1978 wurde jedoch festgestellt, dass die Entscheidungen sehr lange dauerten, sogar mehrere Jahrzehnte, und dass auf diese Weise die notwendige kirchliche Unterscheidung zu spät kam.

Ihre Überarbeitung begann 2019 im Rahmen der verschiedenen von der damaligen Glaubenskongregation vorgesehenen Konsultationen (Kongress, Konsultorenversammlung, Feria IV und Plenaria). Im Laufe dieser fünf Jahren wurden mehrere Revisionsvorschläge ausgearbeitet, die jedoch alle als unzureichend beurteilt wurden.

Der Kongress des Dikasteriums vom 16. November 2023 erkannte schließlich die Notwendigkeit einer umfassenden und radikalen Überarbeitung des bis dahin ausgearbeiteten Konzepts und es wurde ein neuer Entwurf des Dokuments erstellt, der völlig neu im Sinne einer größeren Klarheit bezüglich der Rollen des Diözesanbischofs und des Dikasteriums gedacht wurde.

Der neue Entwurf wurde am 4. März 2024 einer kleinbesetzten Konsultorenversammlung vorgelegt, bei der die allgemeine Beurteilung positiv ausfiel, wobei dennoch einige Anmerkungen zur Verbesserung gemacht wurden, die in den nachfolgenden Entwurf des Dokuments Aufnahme fanden.

Der Text wurde dann der Feria IV des Dikasteriums am 17. April 2024 vorgelegt, bei der die Mitglieder, Kardinäle- und Bischöfe, ihre Zustimmung gaben. Schließlich wurden die neuen Normen am 4. Mai 2024 dem Heiligen Vater vorgelegt, der sie approbiert und ihre Veröffentlichung sowie ihr Inkrafttreten für den 19. Mai 2024, dem Hohen Pfingstfest, angeordnet hat.

Gründe für die Neufassung der Normen

Im Vorwort zur Veröffentlichung der Normen von 1978, geschehen im Jahr 2011, stellte der damalige Präfekt, Kard. William Levada, klar, dass dasselbe Dikasterium für die Untersuchung von Fällen von „Erscheinungen, Visionen und Botschaften, denen ein übernatürlicher Ursprung zugeschrieben wird“ zuständig sei. In diesen Normen heißt es nämlich, dass es „der Hl. Kongregation zu[kommt], die Vorgehensweise des Ordinarius zu prüfen und zu billigen“ oder „eine neue Untersuchung […] einzuleiten“ (IV, 2).

In der Vergangenheit schien der Heilige Stuhl Aussagen von Bischöfen wie diese zu akzeptieren: „les fidèles sont fondés à la croire indubitable et certaine“ (Dekret des Bischofs von Grenoble, 19. September 1851), „Die Realität des Tränenflusses kann nicht bezweifelt werden“ (Bischöfe von Sizilien, 12. Dezember 1953). Diese Äußerungen standen jedoch im Widerspruch zu der Überzeugung der Kirche, dass die Gläubigen nicht verpflichtet sind, die Echtheit dieser Ereignisse zu akzeptieren. Daher stellte das Heilige Offizium einige Monate nach diesem letzten Fall klar, dass es „noch keine Entscheidung bezüglich der Madonnina delle Lacrime [Syrakus/Sizilien] getroffen hat“ (2. Oktober 1954). Des Weiteren, in jüngerer Zeit erklärte die damalige Kongregation für die Glaubenslehre unter Bezugnahme auf den Fall (der Erscheinungen von) Fatima, dass die kirchliche Anerkennung einer Privatoffenbarung hervorhebt: „Die betreffende Botschaft enthält nichts, was dem Glauben und den guten Sitten entgegensteht“ (26. Juni 2000).

Trotz dieser klaren Stellungnahme waren die vom Dikasterium selbst in jüngster Zeit angewandten Verfahren de facto auf eine Erklärung der „Übernatürlichkeit“ oder „Nicht-Übernatürlichkeit“ seitens des Bischofs ausgerichtet, so dass einige Bischöfe auf der Möglichkeit bestanden, eine solche positive Erklärung abzugeben. Sogar in jüngster Zeit wollten sich einige Bischöfe in Worten wie diesen ausdrücken: „Ich stelle die absolute Wahrheit der Tatsachen fest“, „die Gläubigen müssen zweifellos als wahr ansehen…“, usw. Diese Ausdrücke verleiteten die Gläubigen in der Tat zu der Annahme, sie seien verpflichtet, an diese Erscheinungen zu glauben, die manchmal mehr geschätzt wurden als das Evangelium selbst.

Bei der Behandlung solcher Fälle und insbesondere bei der Abfassung einer Verlautbarung gingen einige Bischöfe dazu über, das Dikasterium vorab um die erforderliche Genehmigung zu bitten. Wenn sie dazu autorisiert wurden, waren die Bischöfe jedoch gebeten, das Dikasterium in der Verlautbarung nicht zu nennen. Dies war zum Beispiel in den wenigen Fällen der Fall, die in den letzten Jahrzehnten zu einem Ergebnis geführt haben: „Sans impliquer notre Congrégation“ (Brief an den Bischof von Gap, 3. August 2007); „Das Dikasterium sollte nicht in eine solche Erklärung einbezogen werden“ (Kongress vom 11. Mai 2001, betreffend den Bischof von Gikongoro). Das heißt, der Bischof war nicht autorisiert zu erwähnen, dass eine Genehmigung des Dikasteriums vorlag. Gleichzeitig baten einige andere Bischöfe, deren Diözesen ebenfalls von diesen Phänomenen betroffen waren, das Dikasterium um eine Stellungnahme, um mehr Klarheit zu erlangen.

Diese besondere Vorgehensweise, die nicht wenig Verwirrung gestiftet hat, hilft zu verstehen, dass die Normen von 1978 nicht mehr ausreichend und angemessen sind, um die Arbeit sowohl der Bischöfe als auch des Dikasteriums zu leiten, und dies wird heute noch problematischer, da es schwierig ist, dass ein Phänomen auf eine Stadt oder eine Diözese begrenzt bleibt. Diese Feststellung war bereits in der damaligen Glaubenskongregation während der Vollversammlung von 1974 gemacht worden, als die Mitglieder anerkannten, dass ein Ereignis angeblich übernatürlichen Ursprungs oft „unvermeidlich die Grenzen einer Diözese und sogar einer Nation überschreitet und […] der Fall automatisch Ausmaße erreicht, die ein Eingreifen der höchsten Autorität der Kirche rechtfertigen können“. Gleichzeitig räumten die Normen von 1978 ein, dass es „schwieriger, wenn nicht fast unmöglich [wurde], mit der gebotenen Schnelligkeit jenes Urteil zu fällen, das in der Vergangenheit die Untersuchungen zur Sache abgeschlossen hat (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate)“ (Normen von 1978, Vorbemerkung).

Die Erwartung einer Erklärung über die Übernatürlichkeit eines Ereignisses hat dazu geführt, dass nur in sehr wenigen Fällen eine klare Entscheidung getroffen wurde. In der Tat wurden nach 1950 nicht mehr als sechs Fälle offiziell geklärt, obwohl die Phänomene oft ohne klare Anleitung und unter Beteiligung von Menschen aus vielen Diözesen zunahmen. Es ist daher anzunehmen, dass viele andere Fälle anders oder gar nicht behandelt wurden.

Um die Lösung eines konkreten Falles, bei dem es um ein Ereignis mutmaßlichen übernatürlichen Ursprungs ging, nicht länger hinauszuzögern, hat das Dikasterium dem Heiligen Vater kürzlich vorgeschlagen, die entsprechende Untersuchung nicht mit einer Erklärung de supernaturalitate, sondern mit einem Nihil obstat abzuschließen, das dem Bischof gestatten würde, aus diesem geistlichen Phänomen pastoralen Nutzen zu ziehen. Diese Erklärung wurde abgegeben, nachdem die verschiedenen geistlichen und pastoralen Früchte und das Fehlen größerer Kritikpunkte an diesem Ereignis bewertet worden waren. Der Heilige Vater betrachtete diesen Vorschlag als eine „gerechte Lösung“.

Neue Aspekte

Die oben genannten Elemente haben uns dazu veranlasst, mit den neuen Normen ein anderes, aber auch ein reichhaltigeres Verfahren als in der Vergangenheit vorzuschlagen, und zwar mit sechs möglichen prudenziellen Schlussfolgerungen, die die Seelsorge im Zusammenhang mit Ereignissen mutmaßlich übernatürlichen Ursprungs orientieren können (vgl. I, Nrn. 17–22). Der Vorschlag dieser sechs endgültigen Festlegungen ermöglicht es dem Dikasterium und den Bischöfen, die Probleme der sehr unterschiedlichen Fälle, von denen sie Kenntnis haben, angemessen zu behandeln.

Diese möglichen Schlussfolgerungen beinhalten normalerweise keine Erklärung über die Übernatürlichkeit des zu beurteilenden Phänomens, d. h. die Möglichkeit, mit moralischer Gewissheit zu bejahen, dass dies auf eine Entscheidung Gottes zurückgeht, der es direkt gewollt hat. Stattdessen bedeutet die Gewährung eines Nihil obstat lediglich, wie Papst Benedikt XVI. bereits erläuterte, dass es Gläubigen in Bezug auf dieses Phänomen „gestattet [ist], ih[m] in kluger Weise ihre Zustimmung zu schenken“. Da es sich nicht um eine Erklärung über die Übernatürlichkeit der Tatsachen handelt, wird noch deutlicher, wie auch Papst Benedikt XVI. sagte, dass es sich nur um eine Hilfe handelt, „von der man nicht Gebrauch machen muß“[5]. Auf der anderen Seite lässt diese Intervention natürlich die Möglichkeit offen, dass unter Berücksichtigung der (nachfolgenden) Entwicklung der (Devotion), in Zukunft eine andere Intervention notwendig sein könnte.

Es sei auch darauf hingewiesen, dass das Erreichen einer Feststellung der „Übernatürlichkeit“ naturgemäß nicht nur eine entsprechende Zeit für die Prüfung erfordert, sondern auch dazu führen kann, dass man heute ein Urteil über die „Übernatürlichkeit“ und Jahre später ein Urteil über die „Nicht-Übernatürlichkeit“ fällt, wie es in der Tat geschehen ist. Es sei an einen Fall von angeblichen Erscheinungen aus den 1950er Jahren erinnert, bei dem der Bischof 1956 ein endgültiges Urteil über die „Nicht-Übernatürlichkeit“ abgab. Im folgenden Jahr approbierte das damalige Heilige Offizium die Maßnahmen dieses Bischofs. Danach wurde die Approbation für diese Verehrung erneut beantragt, worauf 1974 die Kongregation für die Glaubenslehre nochmals in Bezug auf dieselben mutmaßlichen Erscheinungen erklärte: constat de non supernaturalitate. 1996 erkannte daraufhin der Ortsbischof die Verehrung an, und ein anderer Bischof, desselben Diözese, erkannte 2002 den „übernatürlichen Ursprung“ der Erscheinungen an, und die Verehrung verbreitete sich in anderen Ländern. Auf Ersuchen der damaligen Kongregation für die Glaubenslehre bekräftigte schließlich im Jahr 2020 ein neuer Bischof „das negative Urteil“, das zuvor von derselben Kongregation gefällt worden war, und ordnete an, dass jegliche Verbreitung der mutmaßlichen Erscheinungen und Offenbarungen eingestellt werden müsse. Es dauerte also etwa siebzig quälende Jahre, bis die ganze Angelegenheit abgeschlossen war.

Heute ist man zu der Überzeugung gelangt, dass diese komplizierten Situationen, die bei den Gläubigen Verwirrung stiften, immer vermieden werden müssen, indem man von einer schnelleren und ausdrücklicheren Beteiligung dieses Dikasteriums ausgeht und vermeidet, dass die Unterscheidung auf eine Erklärung der „Übernatürlichkeit“ hinausläuft, in Verbindung mit hohen Erwartungen, Ängsten und sogar Druck diesbezüglich. Eine solche Erklärung der „Übernatürlichkeit“ wird in der Regel entweder durch ein Nihil obstat ersetzt, das ein positives pastorales Wirken erlaubt, oder durch eine andere, der konkreten Situation angemessene Festlegung.

Das in den neuen Normen vorgesehene Verfahren mit dem Vorschlag von sechs möglichen prudenziellen Entscheidungen ermöglicht es, innerhalb einer zumutbareren Zeit zu einer Entscheidung zu gelangen, die dem Bischof hilft, die Situation in Bezug auf Ereignisse mutmaßlich übernatürlichen Ursprungs zu steuern, bevor sie sehr problematische Ausmaße annehmen, ohne dass die notwendige kirchliche Unterscheidung getroffen wird.

Dennoch bleibt die Möglichkeit bestehen, dass der Heilige Vater auf einem ganz außerordentlichen Weg eingreift, indem er ein Verfahren für eine eventuelle Erklärung der Übernatürlichkeit der Ereignisse genehmigt: dies ist in der Tat eine Ausnahme, die in den letzten Jahrhunderten nur in sehr wenigen Fällen vorgekommen ist.

Andererseits bleibt, wie in den neuen Normen vorgesehen, die Möglichkeit einer Erklärung der „Nicht-Übernatürlichkeit“ nur dann bestehen, wenn objektive Anzeichen auftauchen, die eindeutig auf eine Manipulation hinweisen, die dem Phänomen zugrunde liegt, z. B. wenn ein angeblicher Seher behauptet, gelogen zu haben, oder wenn Beweise darauf hindeuten, dass das Blut eines Kruzifixes dem angeblichen Seher gehört, usw.

Anerkennung eines Wirkens des Geistes

In den meisten Heiligtümern, die heute bevorzugte Orte der Volksfrömmigkeit des Gottesvolkes sind, hat es im Laufe der dort vollzogenen Verehrung nie eine Erklärung über die Übernatürlichkeit der Tatsachen gegeben, die Anlass zu dieser Andacht gaben. Der sensus fidelium hat gespürt, dass dort ein Wirken des Heiligen Geistes stattfindet, und es sind keine schwerwiegenden Kritikpunkte aufgetreten, die ein Eingreifen der Oberhirten erfordert hätten.

In vielen Fällen war die Anwesenheit des Bischofs und der Priester bei bestimmten Anlässen wie Wallfahrten oder bestimmter Messfeiern eine implizite Form der Anerkennung, dass es keine ernsthaften Einwände gab und dass diese geistliche Erfahrung einen positiven Einfluss auf das Leben der Gläubigen ausübte.

In jedem Fall erlaubt ein Nihil obstat den Seelsorgern, ohne Zweifel oder Zögern zu handeln, um an der Seite des Volkes Gottes zu sein und die Gaben des Heiligen Geistes zu empfangen, die inmitten von diesen Ereignissen auftreten können. Der Ausdruck „inmitten von“, der in den neuen Normen verwendet wird, hilft zu verstehen, dass man, auch wenn man keine Erklärung über die Übernatürlichkeit des Ereignisses selbst abgibt, dennoch die Zeichen eines übernatürlichen Wirkens des Heiligen Geistes im Kontext des Geschehens klar anerkennt.

In anderen Fällen besteht neben dieser Anerkennung die Notwendigkeit einer gewissen Klärung oder Läuterung. Es kann nämlich vorkommen, dass in einer konkreten Situation auftretende, echte Handlungen des Heiligen Geistes, die man richtig wertschätzen kann, mit rein menschlichen Elementen vermischt erscheinen, wie persönliche Wünsche, Erinnerungen, manchmal zwanghafte Vorstellungen, oder mit „einem Irrtum natürlicher Art, der nicht auf eine böse Absicht, sondern auf die subjektive Wahrnehmung des Phänomens zurückzuführen ist“ (II, Art. 15, 2°). Außerdem: „Man kann gar nicht ohne weiteres ein Erlebnis, das sich als Vision gibt, vor das strenge Dilemma stellen, entweder in allen Punkten richtig zu sein oder als Ganzes für menschliche oder teuflische Illusion oder Betrug zu gelten“[6].

Die Beteiligung und die Begleitung durch das Dikasterium

Es ist wichtig zu verstehen, dass die neuen Normen die Zuständigkeit des Dikasteriums schwarz auf weiß bestimmen. Einerseits bleibt es dabei, dass die Unterscheidung die Aufgabe des Diözesanbischofs ist. Andererseits, in Anbetracht der Tatsache, dass diese Phänomene heute mehr denn je viele Menschen betreffen, die anderen Diözesen angehören, und sich schnell in verschiedenen Regionen und Ländern ausbreiten, legen die neuen Normen fest, dass das Dikasterium konsultiert werden und immer eingreifen muss, um die endgültige Zustimmung zu den Entscheidungen des Bischofs zu geben, bevor dieser eine Entscheidung über ein Ereignis mutmaßlichen übernatürlichen Ursprungs veröffentlicht. Während das Dikasterium früher intervenierte, der Bischof aber gebeten wurde, das Dikasterium nicht einmal zu nennen, bekundet es heute öffentlich seine Beteiligung und begleitet den Bischof bei der endgültigen Entscheidung. Bei der Bekanntgabe der Entscheidung heißt es dann: „im Einvernehmen mit dem Dikasterium für die Glaubenslehre“.

In jedem Fall, wie bereits in den Normen von 1978 (IV, 1 b) berücksichtigt, sehen die neuen Normen auch vor, dass das Dikasterium in bestimmten Fällen motu proprio eingreifen kann (II, Art. 26). Tatsächlich sehen die neuen Normen vor, dass nach der klaren Entscheidung „das Dikasterium […] sich in jedem Fall das Recht vor[behält], je nach Entwicklung des Phänomens erneut zu intervenieren“ (II, Art. 22 §3) und bitten den Bischof, zum Wohl der Gläubigen „weiterhin zu wachen“ (II, Art. 24).

Gott ist in der Geschichte der Menschheit immer gegenwärtig und hört nicht auf, uns durch das Wirken des Heiligen Geistes seine Gnadengaben zu senden, um unseren Glauben an Jesus Christus, den Retter der Welt, von Tag zu Tag zu erneuern. Es ist Aufgabe der Hirten der Kirche, ihre Gläubigen immer wieder auf diese liebende Gegenwart der Heiligsten Dreifaltigkeit in unserer Mitte aufmerksam zu machen, ebenso wie es ihre Aufgabe ist, die Gläubigen vor jeder Täuschung zu bewahren. Diese neuen Normen sind nichts anderes als eine konkrete Art und Weise, in der sich das Dikasterium für die Glaubenslehre in den Dienst der Hirten stellt, um auf den Geist zu hören, der im gläubigen Volk Gottes wirkt.

Víctor Manuel Kard. Fernández

Präfekt

Einleitung

1. Jesus Christus ist das endgültige Wort Gottes, „der Erste und der Letzte“ (Offb 1,17). Er ist die Fülle und die Erfüllung der Offenbarung: Alles, was Gott offenbaren wollte, hat er durch seinen Sohn, das fleischgewordene Wort, getan. Daher ist „die christliche Heilsordnung, nämlich der neue und endgültige Bund, unüberholbar, und es ist keine neue öffentliche Offenbarung mehr zu erwarten vor der Erscheinung unseres Herrn Jesus Christus in Herrlichkeit“[7].

2. In dem geoffenbarten Wort ist alles enthalten, was das christliche Leben braucht. Der heilige Johannes vom Kreuz sagt, dass der Vater „Denn indem er uns seinen Sohn gab, und den gab er uns ja, der sein einziges Wort ist, und er kein anderes hat, hat er uns in diesem einen Wort alles zugleich und auf einmal gesagt, und mehr hat er nicht zu sagen. […] [Er hat] nichts weiter zu sagen […], denn das, was er früher stückerweise zu den Propheten sprach, das hat er in ihm ganz ausgesagt, indem er uns ,den Alles‘ gab, der sein Sohn ist. Wer deshalb jetzt noch Gott befragen oder eine Vision oder Offenbarung von ihm wünschen wollte, beginge nicht nur eine Dummheit, sondern er würde Gott eine Beleidigung zufügen, weil er seine Augen nicht ganz und gar auf Christus richtet, ohne noch etwas anderes oder Neues zu wollen“[8].

3. In der Zeit der Kirche führt der Heilige Geist die Gläubigen in jedem Zeitalter „in die ganze Wahrheit“ (Joh 16,13), um „um das Verständnis der Offenbarung mehr und mehr zu vertiefen“[9]. Der Heilige Geist ist es in der Tat, der uns immer mehr zum Verständnis des Geheimnisses Christi führt, denn „wie viele Geheimnisse und Wunder sie [die heiligen Lehrer] auch aufgedeckt oder in diesem Leben verstanden haben […] gibt es viel, was in Christus zu vertiefen ist, denn er ist wie ein überreiches Bergwerk mit vielen Gängen voll von Schätzen, niemals findet man für sie einen Schluss- und Endpunkt, mag man sich noch so sehr in sie vertiefen, im Gegenteil, in jedem Gang kommt man da und dort zum Auffinden von neuen Adern mit neuen Reichtümern“[10].

4. Wenn einerseits alles, was Gott offenbaren wollte, er durch seinen Sohn vollzogen hat und in der Kirche Christi jedem Getauften die gewöhnlichen Mittel der Heiligkeit zur Verfügung stehen, so kann andererseits der Heilige Geist einigen Menschen ganz besondere Glaubenserfahrungen schenken, die „nicht dazu da [sind], die endgültige Offenbarung Christi zu ,vervollkommnen‘ oder zu ,vervollständigen‘, sondern sollen helfen, in einem bestimmten Zeitalter tiefer aus ihr zu leben“[11].

5. Die Heiligkeit ist in der Tat eine Berufung, die alle Getauften betrifft: Sie wird durch ein Leben des Gebets und der Teilnahme am sakramentalen Leben genährt und drückt sich in einer Existenz aus, die von der Liebe zu Gott und zum Nächsten durchdrungen ist.[12] In der Kirche empfangen wir die Liebe Gottes, die sich in Christus vollständig gezeigt hat (vgl. Joh 3,16) und die „ausgegossen in unsere Herzen durch den Heiligen Geist, der uns gegeben ist“ (Röm 5,5) ist. Wer sich vom Heiligen Geist fügsam leiten lässt, erfährt die Gegenwart und das Wirken der Dreifaltigkeit, so dass eine so gelebte Existenz, wie Papst Franziskus lehrt, zu einem mystischen Leben führt, das „auch ohne außerordentliche Phänomene, allen Gläubigen als eine tägliche Erfahrung der Liebe anbietet“[13].

6. Allerdings gibt es manchmal Phänomene (z. B. behauptete Erscheinungen, Visionen, innere oder äußere Einsprechungen, Schriften oder Botschaften, Phänomene im Zusammenhang mit sakralen Bildern, psychophysische und andere Phänomene), die die Grenzen der alltäglichen Erfahrung zu überschreiten scheinen und sich als mutmaßlich übernatürlichen Ursprungs darstellen. Über solche Ereignisse genau zu sprechen, kann die Möglichkeiten der menschlichen Sprache übersteigen (vgl. 2 Kor 12,2-4). Mit dem Aufkommen der modernen Kommunikationsmittel können solche Phänomene die Aufmerksamkeit vieler Gläubigen auf sich ziehen oder in ihnen Ratlosigkeit bewirken, und die Nachricht davon kann sich sehr schnell verbreiten, so dass die Hirten der Kirche aufgerufen sind, sich mit solchen Ereignissen zuvorkommend zu befassen, das heißt, ihre Früchte zu würdigen, sie von negativen Elementen zu reinigen oder die Gläubigen vor den Gefahren zu warnen, die von ihnen ausgehen (vgl. 1 Joh 4,1).

7. Mit der Entwicklung der heutigen Kommunikationsmittel und der Zunahme von Wallfahrten erreichen diese Phänomene zudem nationale und sogar weltweite Dimensionen, so dass eine Entscheidung, die eine Diözese betrifft, auch anderswo Auswirkungen hat.

8. Wenn neben besonderen spirituellen Erfahrungen auch physische und psychische Phänomene auftreten, die nicht unmittelbar mit dem Verstand allein erklärt werden können, ist es Aufgabe der Kirche, diese Phänomene sorgfältig zu untersuchen und zu beurteilen.

9. In seinem Apostolischen Schreiben Gaudete et exsultate erinnert uns Papst Franziskus daran, dass die einzige Möglichkeit, zu wissen, ob etwas vom Heiligen Geist kommt, die Unterscheidung ist, um die man im Gebet bitten und die man pflegen muss.[14] Sie ist eine göttliche Gabe, die den Hirten der Kirche hilft, das zu verwirklichen, was der heilige Paulus sagt: „Prüft alles und behaltet das Gute!“ (1 Thess 5,21). Um die Diözesanbischöfe und die Bischofskonferenzen bei der Unterscheidung in Bezug auf Phänomene, die angeblich übernatürlichen Ursprungs sind, zu unterstützen, promulgiert das Dikasterium für die Glaubenslehre die folgenden Normen für das Verfahren zur Beurteilung mutmaßlicher übernatürlicher Phänomene.

I. ALLGEMEINE RICHTLINIEN

A. Natur der Unterscheidung

10. Gemäß den nachstehend aufgeführten Normen kann die Kirche die Pflicht wahrnehmen, zu unterscheiden: a) ob es möglich ist, in den Phänomenen mutmaßlichen übernatürlichen Ursprungs das Vorhandensein von Zeichen eines göttlichen Wirkens zu erkennen; b) ob in den möglichen Schriften oder Botschaften derjenigen, die an diesen mutmaßlichen Phänomenen beteiligt sind, nichts zu finden ist, was dem Glauben und den Sitten widerspricht; c) ob es zulässig ist, ihre geistlichen Früchte zu würdigen, oder ob es notwendig ist, sie von problematischen Elementen zu reinigen oder die Gläubigen vor den Gefahren zu warnen, die sich aus ihnen ergeben; d) ob eine Würdigung durch die zuständige kirchlichen Autorität im Hinblick auf die Seelsorge ratsam ist.

11. Obwohl die nachfolgenden Bestimmungen die Möglichkeit der Unterscheidung im Sinne von Nr. 10 vorsehen, muss klargestellt werden, dass auf ordentlichem Wege keine positive Anerkennung des göttlichen Ursprungs mutmaßlicher übernatürlicher Phänomene durch die kirchliche Autorität zu erwarten ist.

12. Wenn das Dikasterium ein Nihil obstat gewährt (vgl. weiter unten, Nr. 17), werden solche Phänomene nicht zum Glaubensgegenstand – das heißt, die Gläubigen sind nicht verpflichtet, ihnen Glaubenszustimmung entgegenzubringen –, sondern, wie in den durch die Kirche anerkannten Charismen, sie „stellen Wege dar, die Erkenntnis Christi zu vertiefen und sich ihm großzügiger hinzugeben, und dabei sich gleichzeitig immer mehr in der Gemeinschaft mit dem ganzen christlichen Volk zu verwurzeln“[15].

13. Andererseits impliziert ein Nihil obstat im Rahmen eines Heiligsprechungsprozesses keine Erklärung über die Echtheit von eventuellen übernatürlichen Phänomenen im Leben einer Person, wie beispielsweise im Dekret über die Heiligsprechung der heiligen Gemma Galgani dargelegt wurde: «[Pius XI] feliciter elegit ut super heroicis virtutibus huius innocentis aeque ac poenitentis puellae suam mentem panderet, nullo tamen per praesens decretum (quod quidem numquam fieri solet) prolato iudicio de praeternaturalibus Servae Dei charismatibus»[16].

14. Gleichzeitig muss festgestellt werden, dass bestimmte Phänomene, die einen übernatürlichen Ursprung haben könnten, manchmal mit konfusen menschlichen Erfahrungen, theologisch ungenauen Äußerungen oder nicht ganz legitimen Interessen verbunden erscheinen.

15. Die Beurteilung mutmaßlicher übernatürlicher Phänomene erfolgt von Anfang an durch den Diözesanbischof oder gegebenenfalls durch eine andere kirchliche Autorität im Sinne der Art. 4–6, im Dialog mit dem Dikasterium. In jedem Fall, da eine besondere, auf das Wohl des ganzen Volkes Gottes gerichtete Aufmerksamkeit nie fehlen darf, „behält sich dieses Dikasterium […] das Recht vor, die moralischen und lehrmäßigen Bestandteile dieses geistlichen Phänomens und dessen Nutzung zu bewerten“[17]. Es darf nicht übersehen werden, dass es bei der Unterscheidung zuweilen auch um Vergehen/Delikte, Manipulation von Personen, Schädigung der Einheit der Kirche, unrechtmäßige finanzielle Vorteile, schwere lehrmäßige Fehler usw. gehen kann, die Skandale verursachen und die Glaubwürdigkeit der Kirche untergraben könnten.

B. Schlussfolgerungen

16. Die Beurteilung mutmaßlicher übernatürlicher Phänomene kann zu Schlussfolgerungen führen, die normalerweise in einem der folgenden Termini Ausdruck finden werden.

17. Nihil obstat — Auch wenn keine Gewissheit über die übernatürliche Echtheit des Phänomens geäußert wird, so werden doch viele Anzeichen für ein Wirken des Heiligen Geistes „inmitten“[18] einer bestimmten spirituellen Erfahrung erkannt, und es wurden, zumindest bis dato, keine besonders kritischen oder riskanten Aspekte festgestellt. Aus diesem Grund wird der Diözesanbischof ermutigt, den pastoralen Wert dieses geistlichen Angebots zu würdigen und auch dessen Verbreitung zu fördern, auch durch mögliche Pilgerfahrten zu einem heiligen Ort.

18. Prae oculis habeatur — Obwohl wichtige positive Zeichen anerkannt werden, werden auch einige Elemente der Verwirrung oder mögliche Risiken wahrgenommen, die eine sorgfältige Unterscheidung und Dialog mit den Empfängern einer bestimmten geistlichen Erfahrung seitens des Diözesanbischofs erfordern. Wenn es sich um Schriften oder Botschaften handelt, kann eine lehrmäßige Klärung erforderlich sein.

19. Curatur — Es werden mehrere oder bedeutende kritische Elemente festgestellt, aber gleichzeitig ist das Phänomen bereits weit verbreitet und es sind damit verbundene und nachweisbare geistliche Früchte vorhanden. Von einem Verbot, das das Volk Gottes verwirren könnte, wird in diesem Zusammenhang abgeraten. In jedem Fall wird der Diözesanbischof aufgefordert, dieses Phänomen nicht zu fördern, nach alternativen Ausdrucksformen von Frömmigkeit zu suchen und möglicherweise dessen geistliches und pastorales Profil neu auszurichten.

20. Sub mandato — Die festgestellten kritischen Punkte beziehen sich nicht auf das Phänomen selbst, das reich an positiven Elementen ist, sondern auf eine Person, eine Familie oder eine Gruppe von Menschen, die missbräuchlich davon Gebrauch machen. Eine spirituelle Erfahrung wird für einen bestimmten und unangemessenen finanziellen Vorteil benutzt, wobei es zu unmoralischen Handlungen kommt oder eine seelsorgerliche Tätigkeit parallel zu der bereits im kirchlichen Territorium existierenden unter Missachtung der Weisung des Diözesanbischofs aufgenommen wird. In diesem Fall wird die Zuständigkeit für die Seelsorge des konkreten Ortes, an dem das Phänomen auftritt, entweder dem Diözesanbischof oder einer anderen vom Heiligen Stuhl delegierten Person anvertraut, die, wenn sie nicht direkt eingreifen kann, versuchen wird, eine vernünftige Vereinbarung zu erreichen.

21. Prohibetur et obstruatur — Obwohl es berechtigte Anliegen und einige positive Elemente gibt, erscheinen die kritischen Aspekte und Risiken als gravierend. Um weitere Verwirrung oder gar einen Skandal zu vermeiden, der den Glauben der Einfachen in Mitleidenschaft ziehen könnte, bittet das Dikasterium daher den Diözesanbischof, öffentlich zu erklären, dass das Festhalten an diesem Phänomen nicht zulässig ist, und gleichzeitig eine Katechese anzubieten, die helfen kann, die Gründe für diese Entscheidung zu verstehen und die legitimen geistlichen Anliegen dieses Teils des Volkes Gottes neu auszurichten.

22. Declaratio de non supernaturalitate — In diesem Fall wird der Diözesanbischof vom Dikasterium berechtigt, zu erklären, dass das Phänomen als nicht übernatürlich betrachtet wird. Diese Entscheidung muss sich auf konkrete und nachgewiesene Fakten und Beweise stützen. Zum Beispiel, wenn ein angeblicher Seher behauptet, gelogen zu haben, oder wenn glaubwürdige Zeugen Elemente für die Beurteilung beibringen, die es erlauben, die Verfälschung des Phänomens, eine fehlerhafte Absicht oder Mythomanie aufzudecken.

23. In Anbetracht der obigen Ausführungen wird erneut darauf hingewiesen, dass weder der Diözesanbischof noch die Bischofskonferenzen, noch das Dikasterium in der Regel erklären werden, dass diese Phänomene übernatürlichen Ursprungs sind, auch nicht, wenn ein Nihil obstat erteilt wird (vgl. Nr. 11). Dies gilt unbeschadet der Tatsache, dass der Heilige Vater ein diesbezügliches Verfahren genehmigen kann.

II. ZU BEACHTENDE VERFAHRENSWEISEN

A. Substantielle Normen

Art. 1 – Es ist Aufgabe des Diözesanbischofs, im Dialog mit der nationalen Bischofskonferenz Fälle mutmaßlicher übernatürlicher Phänomene, die in seinem Gebiet aufgetreten sind, zu untersuchen und ein endgültiges Urteil darüber zu fällen, das dem Dikasterium zur Genehmigung vorgelegt wird, einschließlich der eventuellen Förderung eines damit verbundenen Kultes oder einer damit verbundenen Verehrung.

Art. 2 – Nachdem der Diözesanbischof die betreffenden Vorfälle untersucht hat, obliegt es ihm, die Ergebnisse der Voruntersuchung – die gemäß den weiter unten aufgeführten Normen durchgeführt wurden –, mit seinem eigenen Votum an das Dikasterium für die Glaubenslehre zu übermitteln und gemäß den vom Dikasterium gegebenen Hinweisen zu handeln. Es obliegt in jedem Fall dem Dikasterium, die Vorgehensweise des Diözesanbischofs zu bewerten und die von ihm vorgeschlagene Entscheidung für den konkreten Fall zu approbieren oder nicht.

Art. 3 §1 – Der Diözesanbischof wird sich jeglicher öffentlichen Erklärung über die Echtheit oder Übernatürlichkeit dieser Phänomene und jeglicher Beteiligung an ihnen enthalten; er darf jedoch nicht in seiner Wachsamkeit nachlassen, um – falls nötig – zügig und umsichtig einzugreifen, indem er das in den nachfolgenden Normen angegebene Verfahren beachtet.

§2 – Wenn im Zusammenhang mit dem mutmaßlichen übernatürlichen Ereignis Verehrungsformen auftreten, auch wenn es sich nicht um einen tatsächlichen und eigentlichen Kultus handelt, hat der Diözesanbischof die ernsthafte Pflicht, so bald wie möglich eine gründliche kirchenrechtliche Untersuchung einzuleiten, um den Glauben zu schützen und Missbrauch zu verhindern.

§3 – Der Diözesanbischof soll besonders darauf achten, dass auch mit den ihm zur Verfügung stehenden Mitteln verwirrte religiöse Ausdrucksformen oder die Verbreitung vom Material, das sich auf das mutmaßliche übernatürliche Phänomen bezieht (z. B.: weinende sakrale Bilder, Schweißbildung, Blufluss, Veränderungen an geweihten Hostien usw.), eingedämmt werden, um nicht ein aufsehenerregendes Klima zu schüren (vgl. Art. 11 §1).

Art. 4 – Wenn entweder wegen des Wohnsitzes der Personen, die in das mutmaßliche Phänomen verwickelt sind, oder wegen des Ortes der Verbreitung von Formen eines Kultes oder in jedem Fall von Volksfrömmigkeit die Zuständigkeit mehrerer Diözesanbischöfe betroffen ist, können diese Bischöfe nach Konsultation des Dikasteriums für die Glaubenslehre eine interdiözesane Kommission einsetzen, die unter dem Vorsitz eines der Diözesanbischöfe die Voruntersuchung nach Maßgabe der nachfolgenden Artikel durchführt. Zu diesem Zweck können sie sich auch der Unterstützung der zuständigen Stellen der Bischofskonferenz bedienen.

Art. 5 – Falls die mutmaßlichen übernatürlichen Tatsachen die Zuständigkeit von Diözesanbischöfen betreffen, die derselben Kirchenprovinz angehören, kann der Metropolit nach Anhörung der Bischofskonferenz und des Dikasteriums für die Glaubenslehre die Aufgabe übernehmen, die in Art. 4 genannte Kommission zu berufen und ihren Vorsitz zu führen.

Art. 6 §1 – An Orten, an denen eine kirchliche Region gemäß can. 433– 434 CIC besteht und die mutmaßlichen übernatürlichen Fakten jenes Gebiet betreffen, bittet der vorsitzende Bischof das Dikasterium für die Glaubenslehre um ein besonderes Mandat für das Procedere.

§2 – In diesem Fall richtet sich das Verfahren analog nach den Bestimmungen von Art. 5, wobei die Anweisungen desselben Dikasteriums zu beachten sind.

B. Verfahrensrechtliche Normen

Voruntersuchungsphase

Art. 7 §1 – Jedes Mal, wenn der Diözesanbischof die Nachricht, zumindest wahrscheinlichen Charakters, von mutmaßlichen Tatsachen übernatürlichen Ursprungs vernimmt, die den katholischen Glauben betreffen und sich in seinem Zuständigkeitsbereich ereignet haben, soll er sich persönlich oder durch einen Beauftragten umsichtig über die Ereignisse und Umstände informieren und dafür sorgen, dass er unverzüglich alle für eine erste Beurteilung nützlichen Informationen sammelt.

§2 Wenn die Phänomene im Kreis der direkt beteiligten Personen leicht zu behandeln sind und keine Gefahr für die Gemeinschaft wahrgenommen wird, sollten nach Rücksprache mit dem Dikasterium keine weiteren Maßnahmen ergriffen werden, obwohl die Aufsichtspflicht bestehen bleibt.

§3 Falls Personen betroffen sind, die mehreren Diözesanbischöfen unterstehen, sollen die Stellungnahmen dieser Bischöfe gehört werden. Wenn ein mutmaßliches Phänomen an einem Ort seinen Ursprung hat und sich an anderen Orten weiterentwickelt, kann es an diesen Orten unterschiedlich bewertet werden. In einem solchen Fall hat jeder Diözesanbischof immer die Befugnis, nach Rücksprache mit dem Dikasterium zu entscheiden, was er in seinem Gebiet für seelsorgerisch angezeigt hält.

§4 – Wenn materielle Gegenstände verschiedener Art an einem mutmaßlichen Phänomen beteiligt sind, kann der Diözesanbischof persönlich oder durch einen Delegierten anordnen, dass diese bis zur Klärung des Falles an einem sicheren Ort aufbewahrt werden. Im Falle eines angeblichen eucharistischen Wunders müssen die konsekrierten Gestalten an einem nicht öffentlich zugänglichen Ort und in geeigneter Weise aufbewahrt werden.

§5 – Wenn die gesammelten Elemente ausreichend erscheinen, entscheidet der Diözesanbischof, ob er eine Auswertungsphase des Phänomens einleitet, um dem Dikasterium in seinem Votum ein abschließendes Urteil im höheren Interesse des Glaubens der Kirche sowie zum Schutz und zur Förderung des geistlichen Wohls der Gläubigen vorzuschlagen.

Art. 8 §1 – Der Diözesanbischof[19] soll eine Untersuchungskommission einsetzen, der mindestens ein Theologe, ein Kanonist und ein nach der Art des Phänomens ausgewählter Sachverständiger angehören sollten,[20] deren Aufgabe es ist, nicht nur eine Aussage über den Wahrheitsgehalt der Tatsachen zu treffen, sondern alle Aspekte des Ereignisses zu untersuchen, um dem Diözesanbischof alle nützlichen Elemente für eine Bewertung zu liefern.

§2 – Die Mitglieder der Untersuchungskommission haben einen einwandfreien Ruf, einen sicheren Glauben, eine gesunde Lehre und eine bewährte Besonnenheit aufweisen und dürfen weder unmittelbar noch mittelbar mit den Personen oder den Tatsachen, die Gegenstand der Voruntersuchung sind, in Verbindung stehen.

§3 – Der Diözesanbischof selbst ernennt einen Beauftragten, ausgewählt sowohl aus den Reihen der Kommissionsmitglieder oder von außerhalb, mit dem Auftrag, die Arbeiten zu koordinieren, den Vorsitz zu führen und die Sitzungen vorzubereiten.

§4 – Der Diözesanbischof oder sein Beauftragter ernennt auch einen Notar mit der Aufgabe, die Sitzungen zu begleiten und die Vernehmungen sowie alle anderen Handlungen der Kommission zu protokollieren. Dem Notar obliegt die Sorge für das ordnungsgemäße Unterzeichnen der Protokolle und dass alle Akten, die Gegenstand der Voruntersuchung sind, gesammelt und gut geordnet im Archiv der Kurie aufbewahrt werden. Zudem trägt der Notar Sorge für ihre Einberufung und für die Vorbereitung der Dokumentation.

§5 – Alle Mitglieder der Kommission sind zur Einhaltung des Amtsgeheimnisses verpflichtet.

Art. 9 §1 Die Vernehmungen sind in Analogie zu den Vorschriften der allgemeinen Gesetzgebung (vgl. can. 1558–1571 CIC; can. 1239–1252 CCEO) auf der Grundlage von durch den Beauftragten nach angemessener Konsultation mit den anderen Kommissionsmitgliedern formulierten Fragen durchzuführen.

§2 Die vereidigten Zeugenaussagen der an den mutmaßlichen übernatürlichen Ereignissen beteiligten Personen haben in Anwesenheit der gesamten Kommission oder zumindest einiger ihrer Mitglieder zu geschehen. Beruht der Sachverhalt auf Augenzeugenaussagen, sollten die Zeugen so zeitig wie möglich vernommen werden, um die zeitliche Nähe zum Ereignis zu nutzen.

§3 Die Beichtväter der betroffenen Personen, die behaupten, direkt von Ereignissen übernatürlichen Ursprungs betroffen gewesen zu sein, dürfen über keinerlei Inhalte aussagen, von denen sie im Rahmen der sakramentalen Beichte Kenntnis erlangt haben.[21]

§4 Die geistlichen Begleiter der betroffenen Personen, die behaupten, direkte Betroffene von Ereignissen übernatürlichen Ursprungs gewesen zu sein, dürfen über keinerlei Inhalte aussagen, von denen sie durch die geistliche Begleitung Kenntnis erlangt haben, es sei denn, die betroffenen Personen genehmigen die Zeugenaussage schriftlich.

Art. 10 – Wenn in die Akten der Voruntersuchung schriftliche Texte oder andere Elemente (Video, Audio, Fotografien) einfließen, die in den Kommunikationsmedien verbreitet wurden und an dem mutmaßlichen Phänomen beteiligte Person als Autor haben, soll dieses Material einer sorgfältigen Prüfung durch Sachverständige unterzogen werden (vgl. Art. 3 §3), deren Ergebnisse vom Notar in die Dokumentation der Voruntersuchung aufgenommen werden.

Art. 11 §1 – Beziehen sich die in Art. 7 §1 genannten außergewöhnlichen Tatsachen auf materielle Gegenstände verschiedener Art (vgl. Art. 3 §3), so nimmt die Kommission eine sorgfältige Untersuchung dieser Objekte durch ihre Sachverständigen oder andere für den Fall benannte Sachverständige vor, um zu iner wissenschaftlichen, lehrmäßigen und kirchenrechtlichen Beurteilung zu gelangen, welche die anschließende Bewertung erleichtert.

§2 – Sollte Befundsmaterial organischer Natur im Zusammenhang mit dem außergewöhnlichen Ereignis besondere Laboruntersuchungen und auf jeden Fall technisch-wissenschaftliche Untersuchungen erforderlich machen, betraut die Kommission mit der Untersuchung Sachverständige, die auf dem der Natur der Untersuchung entsprechenden Gebiet wirklich Experten sind.

§3 – Wenn das Phänomen den Leib und das Blut des Herrn in den sakramentalen Zeichen von Brot und Wein betrifft, muss besonders darauf geachtet werden, dass die Analyse dieser Zeichen nicht zu einem Mangel an Ehrfurcht vor dem Allerheiligsten Sakrament führt, um die ihm gebührende Verehrung zu gewährleisten.

§4 – Sollten die behaupteten außergewöhnlichen Ereignisse zu Problemen mit der öffentlichen Ordnung führen, so arbeitet der Diözesanbischof mit der zuständigen Zivilbehörde zusammen.

Art. 12 – Sollten die mutmaßlichen übernatürlichen Ereignisse im Laufe der Untersuchung fortdauern und sollte die Situation ein besonnenes Eingreifen nahelegen, soll der Diözesanbischof nicht zögern, jene Maßnahmen im Sinne einer guten Amtsführung zu ergreifen, um unkontrollierte oder zweifelhafte Ausdrucksformen einer Verehrung oder das Zustandekommen eines auf noch nicht definierten Elementen beruhenden Kultus zu vermeiden.

Beurteilungsphase

Art. 13 – Der Diözesanbischof soll, auch mit Hilfe der Mitglieder der von ihm eingesetzten Kommission, das gesammelte Material gründlich auswerten, und zwar nach den oben genannten Hauptkriterien für die Unterscheidung (vgl. Nrn. 10–23) und den nachstehenden positiven und negativen Kriterien, die auch kumulativ angewendet werden können.

Art. 14 – Unter den positiven Kriterien darf die Beurteilung nicht außer Acht lassen:

1°. Die Glaubwürdigkeit und den guten Ruf von Personen, die angeben, Empfänger übernatürlicher Ereignisse zu sein oder direkt an solchen Ereignissen beteiligt zu sein, sowie von gehörten Zeugen. Zu berücksichtigen sind insbesondere die psychische Ausgeglichenheit, die Ehrlichkeit und Rechtschaffenheit im sittlichen Leben, die Aufrichtigkeit, die Demut und das Hinhören auf die kirchliche Autorität, die Bereitschaft, mit ihr zusammenzuarbeiten, sowie die Förderung des Geistes echter kirchlicher Gemeinschaft.

2°. Den Umstand, dass das Phänomen und jede damit verbundene Botschaft der rechten kirchlichen Lehre entspricht.

3°. Den unvorhersehbaren Charakter des Phänomens, aus dem klar hervorgeht, dass es nicht auf die Initiative der beteiligten Personen zurückzuführen ist.

4°. Die Früchte christlichen Lebens. Dazu gehören das Vorhandensein eines Geistes des Gebets, Bekehrungen, Berufungen zum Priestertum und zum Ordensleben, Zeugnisse von Nächstenliebe sowie eine gesunde Frömmigkeit und reiche und beständige geistliche Früchte. Der Beitrag dieser Früchte zum Wachstum der kirchlichen Gemeinschaft ist in Betracht zu ziehen.

Art. 15 – In Bezug auf die negativen Kriterien soll sorgfältig überprüft werden:

1°. Ob ein offensichtlicher Irrtum über den Sachverhalt vorliegt.

2°. Mögliche lehrmäßige Irrtümer. In diesem Zusammenhang ist die Möglichkeit zu berücksichtigen, dass derjenige, der behauptet, Empfänger von Ereignissen übernatürlichen Ursprungs zu sein, einer Privatoffenbarung – auch nur unbewusst – rein menschliche Elemente hinzugefügt hat, oder einen Irrtum natürlicher Art, der nicht auf eine böse Absicht, sondern auf die subjektive Wahrnehmung des Phänomens zurückzuführen ist.

3°. Ein sektiererischer Geist, der zur Spaltung des kirchlichen Zusammenhalts führt.

4°. Offensichtliches Streben nach Profit, Macht, Ruhm, gesellschaftlicher Anerkennung, persönlichen Interessen, die eng mit diesem Ereignis verbunden sind.

5°. Schwere unmoralische Handlungen, die zum Zeitpunkt oder bei Gelegenheit des Ereignisses von dem Betreffenden oder seinen Anhängern begangen wurden.

6°. In der betroffenen Person vorhandene psychische Veränderungen oder psychopathische Tendenzen, die einen Einfluss auf das mutmaßliche übernatürliche Ereignis ausgeübt haben könnten, oder auch Psychose, kollektive Hysterie oder andere Elemente, die auf einen pathologischen Horizont zurückzuführen sind.

Art. 16 – Die Verwendung behaupteter übernatürlicher Erfahrungen oder anerkannter mystischer Elemente als Mittel oder Vorwand, um Menschen zu beherrschen oder Missbrauch zu begehen, ist als moralisch besonders schwerwiegend anzusehen.

Art. 17 – Die Bewertung der Voruntersuchungsergebnisse im Falle angeblicher übernatürlicher Phänomene im Sinne von Art. 7 §1 soll mit der gebührenden Sorgfalt sowohl gegenüber den betroffenen Personen als auch gegenüber der wissenschaftlichen und technischen Untersuchung, die möglicherweise in Bezug auf das mutmaßliche übernatürliche Phänomen durchgeführt wurde, vorgenommen werden.

Abschlussphase

Art. 18 – Nach Abschluss der Voruntersuchung und nach sorgfältiger Prüfung der Ereignisse und der gesammelten Informationen,[22] wobei auch die Auswirkungen zu berücksichtigen sind, welche die behaupteten Tatsachen auf das ihm anvertraute Gottesvolk hatten, insbesondere auch die Fruchtbarkeit der geistlichen Früchte, die durch die möglicherweise entstandene neue Verehrung bewirkt wurden, erstellt der Diözesanbischof mit Hilfe des Beauftragten einen Bericht über das vermeintliche Phänomen. Unter Berücksichtigung aller Fakten im Zusammenhang mit dem Fall, sowohl der positiven als auch der negativen, verfasst er ein persönliches Votum über die Angelegenheit und schlägt dem Dikasterium ein endgültiges Urteil vor, normalerweise gemäß einer der folgenden Formeln:[23]

1°. Nihil obstat

2°. Prae oculis habeatur

3°. Curatur

4°. Sub mandato

5°. Prohibetur et obstruatur

6°. Declaratio de non supernaturalitate

Art. 19 – Nach Abschluss der Voruntersuchung werden alle Akten, die sich auf den untersuchten Fall beziehen, an das Dikasterium für die Glaubenslehre zur endgültigen Approbation weitergeleitet.

Art. 20 – Das Dikasterium wird daher die Akten des Falles einer Prüfung unterziehen und dabei die moralischen und lehrmäßigen Elemente dieser Erfahrung und den Gebrauch, der davon gemacht wurde, sowie das Votum des Diözesanbischofs bewerten. Das Dikasterium könnte den Diözesanbischof um weitere Informationen bitten, andere Stellungnahmen einholen oder im Extremfall eine neue, von der Prüfung des Diözesanbischofs unabhängige Untersuchung des Falles vornehmen. Im Lichte der durchgeführten Prüfung wird es dann die vom Diözesanbischof vorgeschlagene Entscheidung bestätigen oder nicht.

Art. 21 §1 – Nach Erhalt der Antwort des Dikasteriums gibt der Diözesanbischof im Einvernehmen mit diesem dem Volk Gottes das Urteil über den betreffenden Sachverhalt bekannt, sofern das Dikasterium nichts anderes bestimmt.

§2 – Der Diözesanbischof sorgt dafür, dass die nationale Bischofskonferenz über die vom Dikasterium genehmigte Entscheidung informiert wird.

Art. 22 §1 – Im Falle der Erteilung eines Nihil obstat (vgl. Art. 18, 1°) wird der Diözesanbischof mit größter Sorgfalt auf die korrekte Würdigung der sich aus dem Phänomen hervorgegangenen Früchte achten und weiterhin mit großer Sorgfalt über sie wachen. In diesem Fall wird der Diözesanbischof durch ein Dekret die Art der Berechtigung und die Grenzen eines möglichen erlaubten Kultus klar bestimmen, indem er präzisiert, dass die Gläubigen „berechtigt sind, ihm in umsichtiger Weise zu folgen“.[24]

§2 – Der Diözesanbischof wird auch darauf achten, dass die Gläubigen keine der Entscheidungen als Approbation des übernatürlichen Charakters des Phänomens auffassen.

§3 – Das Dikasterium behält sich in jedem Fall das Recht vor, je nach Entwicklung des Phänomens erneut zu intervenieren.

Art. 23 §1 – Wenn eine Vorsichts- (vgl. Art. 18, 2°–4°) oder negative (vgl. Art. 18, 5°6°) Entscheidung getroffen wird, muss sie vom Diözesanbischof nach Approbation durch das Dikasterium förmlich bekannt gegeben werden. Außerdem muss sie in einer klaren und für alle verständlichen Sprache abgefasst sein unter Würdigung der Gelegenheit, die Gründe für die getroffene Entscheidung sowie deren lehrmäßigen Grundlagen des katholischen Glaubens bekannt zu geben, um das Wachstum einer gesunden Spiritualität zu fördern.

§2 – Bei der Mitteilung einer negativen Entscheidung kann der Diözesanbischof Informationen auslassen, die den Betroffenen einen ungerechtfertigten Nachteil zufügen könnten.

§3 – Die rechtmäßigen Hirten sollen über das Andauern einer Verbreitung von Schriften oder Botschaften gemäß can. 823 CIC (vgl. can. 652 §2; 654 CCEO) wachen, indem sie Missbräuche und alles, was dem rechten Glauben und den Sitten schadet oder in jedem Fall dem Wohl der Seelen gefährlich ist, zurechtweisen. Zu diesem Zweck kann auf die Anwendung der ordentlichen Maßnahmen, einschließlich der Strafvorschriften (vgl. can. 1319 CIC; can. 1406 CCEO), zurückgegriffen werden.

§4 – Die Inanspruchnahme von §3 ist insbesondere dann angebracht, wenn sich das zurückzuweisende Verhalten auf Gegenstände oder Orte bezieht, die mit mutmaßlichen übernatürlichen Phänomenen in Verbindung stehen.

Art. 24 – Unabhängig davon, wie die approbierte Entscheidung ausfällt, hat der Diözesanbischof persönlich oder durch einen Beauftragten die Pflicht, über das Phänomen und die beteiligten Personen weiterhin zu wachen und dies betreffend in Ausübung seiner ordentlichen Amtsgewalt.

Art. 25 – Falls die behaupteten übernatürlichen Phänomene mit Sicherheit auf einen bewussten Versuch einer Mystifizierung und Täuschung zu anderen Zwecken (z. B. Profit und andere persönliche Interessen) zurückzuführen wären, wird der Diözesanbischof, von Fall zu Fall erwägend, das geltende kanonische Strafrecht anwenden.

Art. 26 – Das Dikasterium für die Glaubenslehre hat die Befugnis, jederzeit und in jedem Stadium des Unterscheidungsprozesses bezüglich mutmaßlicher übernatürlicher Phänomene motu proprio einzugreifen.

Art. 27 – Die vorliegenden Normen ersetzen die früheren Normen vom 25. Februar 1978 in ihrer Gesamtheit.

Papst Franziskus hat bei der Audienz, die dem unterzeichneten Präfekten zusammen mit dem Sekretär der doktrinären Sektion des Dikasteriums für Glaubenslehre am 4. Mai 2024 gewährt wurde, die vorliegenden Normen approbiert, die in der ordentlichen Sitzung dieses Dikasteriums am 17. April 2024 beschlossen wurden, und ihre Veröffentlichung angeordnet, wobei er festlegte, dass sie am 19. Mai 2024, dem Hohen Pfingstfest, in Kraft treten.

Gegeben in Rom, am Sitz des Dikasteriums für die Glaubenslehre, am 17. Mai 2024.

Víctor Manuel Kard. Fernández

Präfekt

Msgr. Armando Matteo

Sekretär für die doktrinäre Sektion

Ex Audientia Die 04.05.2024

FRANCISCUS

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[1] Johannes vom Kreuz, Die Dunkle Nacht II, 17, 6 (= Gesammelte Werke 1), hrsg. u. übers. v. U. Dobhan/ E. Hense/ E. Peeters, Freiburg i. Br. 1995, S. 169.

[2] Ders., Der Geistliche Gesang B. Vorwort 1 (= Gesammelte Werke 3), hrsg. u. übers. v. U. Dobhan u. a., Freiburg i. Br. 1997, S. 25.

[3] Ders., Die Dunkle Nacht II, 17, 8, vgl. Anm. 1, S. 170.

[4] Ders., Die lebendige Liebesflamme B, III, 47 (= Gesammelte Werke 5), hrsg. u. übers. v. U. Dobhan u. a., Freiburg i. Br. 2000, S. 115.

[5] Benedikt XVI., Ap. Schr. Verbum Domini (30. September 2010), Nr. 14: AAS 102 (2010), S. 696.

[6] K. Rahner, Visionen und Prophezeiungen. Zur Mystik und Transzendenzerfahrung, hrsg. v. J. Sudbrack, Freiburg i. Br. 21989, S. 68.

[7] II. Vatikanisches Konzil, Dogm. Konst. Dei Verbum (18. November 1965), Nr. 4: AAS 58 (1966), S. 819.

[8] Johannes vom Kreuz, Aufstieg auf den Berg Karmel, 2, 22, 3–5 (= Gesammelte Werke 4), hrsg. u. übers. v. U. Dobhan u. a., Freiburg i. Br. 1999, S. 261–262; vgl. Katechismus der katholischen Kirche, Nr. 65.

[9] II. Vatikanisches Konzil, Dogm. Konst. Dei Verbum (18. November 1965), Nr. 5: AAS 58 (1966), S. 819.

[10] Johannes vom Kreuz, Der Geistliche Gesang B, 37, 4 (= Gesammelte Werke 4), hrsg. u. übers. v. U. Dobhan u. a., Freiburg i. Br. 1997, S. 226.

[11] Katechismus der katholischen Kirche, Nr. 67. Vgl. Kongregation für die Glaubenslehre, Die Botschaft von Fatima (26. Juni 2000), Libreria Editrice Vaticana, Vatikanstadt 2000.

[12] Vgl. II. Vatikanisches Konzil, Dogm. Konst. Lumen gentium (7. Dezember 1965), Nrn. 39-42: AAS 57 (1965), S. 44–49; Franziskus, Ap. Schr. Gaudete et exsultate (19. März 2018), Nrn. 10–18.143: AAS 110 (2018), S. 1114–1116.1150–1151; Ders., Ap. Schr. Totum amoris est (28. Dezember 2022), passim: L’Osservatore Romano, 28 dicembre 2022, S. 8–10.

[13] Franziskus, Ap. Schr. C’est la confiance (15. Oktober 2023), Nr. 35: L’Osservatore Romano, 16 ottobre 2023, S. 3.

[14] Vgl. Franziskus, Ap. Schr. Gaudete et exsultate (19. März 2018), Nrn. 166 und 173: AAS 110 (2018), S. 1157 und 1159–1160.

[15] Hl. Johannes Paul II., Botschaft an die Teilnehmer des Weltkongresses der kirchlichen Bewegungen ai partecipanti gefördert durch den Päpstlichen Rat für die Laien (27. Mai 1998), Nr. 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1: 1998, Libreria Editrice Vaticana, Vatikanstadt 2000, S. 1064. Vgl. Benedikt XVI., Ap. Schr. Verbum Domini (30. Sept. 2010), Nr. 14: AAS 102 (2010), S. 696.

[16] Sacra Congregatio Rituum, Decretum beatificationis et canonizationis Servae Dei Gemmae Galgani, virginis saecularis: AAS 24 (1932), S. 57. „Glücklich entschied Pius XI, dass er hinsichtlich der heroischen Tugenden dieser unschuldigen und gleichermaßen bußfertigen jungen Frau seine Meinung kundtat, ohne jedoch durch das vorliegende Dekret (was freilich niemals zu geschehen pflegt) einem Urteil über die präternaturalen Gnadengaben der Dienerin Christi vorzugreifen.“

[17] Dikasterium für die Glaubenslehre, Schreiben an den Bischof von Como zu einem angeblichen Seher (25. September 2023).

[18] Der Ausdruck „inmitten von“ bedeutet nicht „mittels“ oder „durch“, sondern weist darauf hin, dass der Heilige Geist in einem bestimmten Kontext, der nicht unbedingt übernatürlichen Ursprungs ist, Gutes wirkt.

[19] Oder eine andere kirchliche Autorität gemäß Art. 4–6.

[20] Z. B.: ein Arzt, vorzugsweise einer, der in einigen verwandten Fachgebieten spezialisiert ist, wie Psychiatrie, Hämatologie usw.; ein Biologe; ein Chemiker usw.

[21] Vgl. can. 983 § 1; 1550 § 2, 2° CIC; can. 733 § 1; 1231 § 1, 2° CCEO; Kongregation für die Selig- und Heiligsprechungsprozesse, Instr. Sanctorum Mater bezüglich des Ablaufs der diözesanen oder eparchialen Ermittlungsverfahren im Falle von Heiligsprechungsprozessen (17. Mai 2007), Art. 101–102: AAS 99 (2007), S. 494; Apostolische Pönitentiarie, Note über die Bedeutung des „Foro interno“ und die Unverletzlichkeit des Beichtsiegels (29. Juni 2019): AAS 111 (2019), S. 1215–1218.

[22] Alle Zeugenaussagen sollen unter sorgfältiger Anwendung aller Kriterien, auch im Lichte des kanonischen Rechts über die Beweiskraft von Zeugenaussagen, eingehend geprüft werden (Vgl. ex analogia can. 1572 CIC; can. 1253 CCEO).

[23] Vgl. weiter oben in diesem Dokument Nrn. 17–22.

[24] Benedikt XVI., Ap. Schr. Verbum Domini (30. September 2010), Nr. 14: AAS 102 (2010), S. 696. Im selben Absatz heißt es: „Die kirchliche Approbation einer Privatoffenbarung zeigt daher im wesentlichen an, daß die entsprechende Botschaft nichts enthält, was dem Glauben und den guten Sitten entgegensteht; es ist erlaubt, sie zu veröffentlichen, und den Gläubigen ist es gestattet, ihr in kluger Weise ihre Zustimmung zu schenken. […] Sie ist eine Hilfe, die angeboten wird, aber von der man nicht Gebrauch machen muß. Auf jeden Fall muß es darum gehen, daß sie Glaube, Hoffnung und Liebe nährt, die der bleibende Weg des Heils für alle sind.“

[00842-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

NORMAS

PARA PROCEDER EN EL DISCERNIMIENTO
DE PRESUNTOS FENÓMENOS SOBRENATURALES

Presentación

A la escucha del Espíritu
que obra en el Pueblo fiel de Dios

Dios está presente y actúa en nuestra historia. El Espíritu Santo, que brota del corazón de Cristo resucitado, obra en la Iglesia con libertad divina y nos ofrece muchos dones preciosos que nos ayudan en el camino de la vida y estimulan nuestra maduración espiritual en la fidelidad al Evangelio. Esta acción del Espíritu Santo incluye también la posibilidad de llegar a nuestros corazones a través de ciertos acontecimientos sobrenaturales, como por ejemplo las apariciones o visiones de Cristo o de la Virgen Santa y otros fenómenos.

Muchas veces estas manifestaciones han producido una gran riqueza de frutos espirituales, de crecimiento en la fe, en la devoción y en la fraternidad y el servicio y, en algunos casos, han dado origen a diferentes Santuarios esparcidos por el mundo que hoy forman parte del corazón de la piedad popular de muchos pueblos. ¡Hay tanta vida y belleza que el Señor siembra más allá de nuestros esquemas mentales y nuestros procedimientos! Por esta razón, las Normas para proceder en el discernimiento de presuntos fenómenos sobrenaturales que ahora presentamos no quieren ser, necesariamente, ni un control, ni aún menos, un intento de apagar el Espíritu. En los casos más positivos de acontecimientos de presunto origen sobrenatural, de hecho, «se anima al Obispo diocesano a apreciar el valor pastoral y también a promover la difusión de esta propuesta espiritual» (I, n. 17).

San Juan de la Cruz constataba «cuan bajos y cortos y en alguna manera impropios son todos los términos y vocablos con que en esta vida se trata de las cosas divinas».[1] Ninguno puede expresar plenamente los caminos inescrutables de Dios en las personas: «los santos doctores, aunque mucho dicen y más digan, nunca pueden acabar de declararlo por palabras, así como tampoco por palabras se pudo ello decir».[2] Porqué «este camino de ir a Dios es tan secreto y oculto para el sentido del alma como lo es para el del cuerpo el que se lleva por la mar, cuyas sendas y pisadas no se conocen».[3] En realidad, «pues es él el artífice sobrenatural, él edificará sobrenaturalmente en cada alma el edificio que quisiere».[4]

Al mismo tiempo es necesario reconocer que en algunos casos de acontecimientos de presunto origen sobrenatural se detectan problemas muy graves que perjudican a los fieles, y en tales casos la Iglesia debe actuar con toda su solicitud pastoral. Me refiero, por ejemplo, a un uso de tales fenómenos para obtener «beneficios, poder, fama, notoriedad social, interés personal» (II, art. 15,4°), que puede llegar también a la posibilidad de cometer actos gravemente inmorales (cfr. II, art.15,5°) o incluso «como medio o pretexto para ejercer dominio sobre las personas o cometer abusos» (II, art. 16).

No se debe ignorar tampoco, en tales acontecimientos, la posibilidad de errores doctrinales, de reduccionismos indebidos en la propuesta del mensaje del Evangelio, la propagación de un espíritu sectario, etc. Por último, existe también la posibilidad que los fieles se vean arrastrados detrás de un acontecimiento, atribuido a una iniciativa divina, pero que no es más que el fruto de la fantasía de alguien, de su deseo de novedad, de su mitomanía o de su tendencia a la falsedad.

En su discernimiento en este ámbito, la Iglesia necesita por tanto de procedimientos claros. Las Normas para proceder en el discernimiento de presuntas apariciones y revelaciones que se aplicaban hasta hoy, habían sido aprobadas por Pablo VI en el año 1978, hace más de cuarenta años, de forma reservada y fueron publicadas solo treinta y tres años después, en el 2011.

La reciente revisión

Con la aplicación de las Normas del año 1978 se constataba, sin embargo, que las decisiones exigían tiempos muy prolongados, incluso varias décadas, y que de este modo se llegaba demasiado tarde con el necesario discernimiento eclesial.

La revisión de las mismas se inició en el año 2019, a través de las varias consultas previstas por la entonces Congregación para la Doctrina de la Fe (Congreso, Consulta, Feria IV y Plenaria). A lo largo de estos cinco años, se han elaborado varias propuestas de revisión que, sin embargo, se han considerado insuficientes.

En el Congreso del Dicasterio del 16 de noviembre de 2023, finalmente, se constató la necesidad de una revisión global y radical del proyecto hasta aquel momento elaborado, y se preparó otro borrador de documento, totalmente replanteado en la dirección de una mayor clarificación de las funciones del Obispo diocesano y del Dicasterio

El nuevo proyecto se sometió a una Consulta restringida, que se celebró el 4 de marzo de 2024, en la que la opinión general fue positiva, si bien se suscitaron algunas observaciones de mejora, que se incorporaron al posterior borrador del documento.

A continuación, el texto fue estudiado en la Feria IV del Dicasterio, celebrada el 17 de abril de 2024, durante la cual los Cardenales y Obispos miembros dieron su aprobación. Finalmente, las nuevas Normas fueron presentadas el 4 de mayo de 2024 al Santo Padre, quien las aprobó y ordenó la publicación, estableciendo su entrada en vigor el 19 de mayo de 2024, en la solemnidad de Pentecostés.

Motivos para la nueva redacción de las Normas

En el Prefacio a la publicación de las Normas del año 1978, ocurrida en el año 2011, el entonces Prefecto, el Card. William Levada, dejaba claro que el mismo Dicasterio era competente para examinar los casos de «apariciones, de visiones y mensajes atribuidos a un origen sobrenatural». Aquellas Normas, de hecho, establecían que «corresponde a la Sagrada Congregación juzgar la actuación del Ordinario» o «disponer un nuevo examen» (IV, 2).

En el pasado, la Santa Sede parecía aceptar que los Obispos hicieran declaraciones como estas: «Se justifica que los fieles crean que es indudable y cierto» (Decreto del Obispo de Grenoble, 19 de septiembre 1851), «No se puede poner en duda la realidad de las lacrimaciones» (Obispo de Sicilia, 12 de diciembre de 1953). Pero estas expresiones chocaban con la convicción de la Iglesia de que los fieles no están obligados a aceptar la autenticidad de estos hechos. Por ello, pocos meses después de este último caso, el entonces Santo Oficio había aclarado que «todavía no ha tomado una decisión en relación con la Virgen de las Lágrimas [Siracusa, Sicilia]» (2 de octubre de 1954). Además, más recientemente, refiriéndose al caso de Fátima, la entonces Congregación para la Doctrina de la Fe explicó que la aprobación eclesiástica de una revelación privada pone en evidencia que «su mensaje no contiene nada que vaya contra la fe y las buenas costumbres» (26 de junio de 2000).

A pesar de esta clara postura, los procedimientos de facto seguidos por el Dicasterio en los últimos tiempos también estaban orientados hacia una declaración de “sobrenaturalidad” o “no sobrenaturalidad” por parte del Obispo, hasta el punto de que algunos Obispos insistieron en la posibilidad de emitir dicha declaración positiva. Todavía recientemente, de hecho, algunos Obispos querían expresarse con palabras como estas: «constato la absoluta verdad de los hechos», «los fieles deben considerar sin dudas como verdaderos…», etc. En realidad, estas expresiones orientaban a los fieles a pensar que estaban obligados a creer en estas manifestaciones que a veces eran más apreciadas que el propio Evangelio.

Para tratar casos similares, y en particular para redactar un pronunciamiento, la práctica seguida por algunos obispos ha sido la de solicitar previamente al Dicasterio la autorización necesaria. Y cuando se les autorizaba a hacerlo, se pedía a los obispos que no nombraran al Dicasterio en el pronunciamiento. Así ha ocurrido, por ejemplo, en los escasos casos que han llegado a una conclusión en las últimas décadas: «Sin implicar a nuestra Congregación» (Carta al Obispos de Gap, 3 de agosto de 2007); «En tal declaración no se vea implicado el Dicasterio» (Congreso del 11 de mayo 2001, respecto al Obispo de Gikongoro). Es decir, el Obispo ni siquiera podía mencionar que había habido una aprobación por parte del Dicasterio. Al mismo tiempo, algunos otros Obispos, cuyas Diócesis también estaban implicadas en estos fenómenos, pedían al Dicasterio que se pronunciara para lograr una mayor claridad.

Este particular modo de proceder, que ha generado no poca confusión, ayuda a comprender que las Normas del año 1978 ya no son suficientes y adecuadas para guiar el trabajo tanto de los Obispos como del Dicasterio, y esto resulta aún más problemático hoy en día, ya que un fenómeno difícilmente queda confinado a una ciudad o a una Diócesis. Tal constatación ya había surgido en la entonces Congregación para la Doctrina de la Fe, durante la Asamblea plenaria del año 1974, cuando los miembros reconocían que un acontecimiento de presunto origen sobrenatural con frecuencia «traspasa inevitablemente las fronteras de una diócesis e incluso de una nación, y […] el caso alcanza automáticamente proporciones que pueden justificar una intervención de la Autoridad Suprema de la Iglesia». Al mismo tiempo las Normas del año 1978 reconocían que se había convertido «más difícil o casi imposible emitir con la debida rapidez aquel juicio con el que en el pasado se concluían las investigaciones sobre estas cuestiones (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate)» (Normas del año 1978, Nota previa).

La expectativa de una declaración sobre la sobrenaturalidad de un acontecimiento ha dado lugar a que sólo en muy pocos casos se haya llegado a una decisión clara. De hecho, después del año 1950, se han resuelto solamente seis casos, aunque los fenómenos crecieron con frecuencia sin una orientación clara y con la implicación de personas de muchas Diócesis. Por lo tanto, es de suponer que muchos otros casos se trataron de forma diversa o incluso no se trataron en absoluto.

Para no dilatar más la resolución de un caso concreto relativo a un acontecimiento de presunto origen sobrenatural, el Dicasterio propuso recientemente al Santo Padre cerrar el correspondiente discernimiento no con una declaración de supernaturalitate, sino con un Nihil obstat, que permitiera al Obispo sacar provecho pastoral de ese fenómeno espiritual. A esta declaración se llegaría tras evaluar los diversos frutos espirituales y pastorales y la ausencia de problemas importantes en el acontecimiento. El Santo Padre consideró esta propuesta como una “solución justa”.

Nuevos aspectos

Los elementos anteriormente expuestos nos han llevado a proponer, con las nuevas Normas, un procedimiento diferente respecto al del pasado, pero también más rico, con seis posibles conclusiones prudenciales que puedan orientar el trabajo pastoral en torno a los acontecimientos de presunto origen sobrenatural (cfr. I, nn. 17-22). La propuesta de estas seis decisiones finales permite al Dicasterio y a los Obispos tratar adecuadamente las problemáticas de casos muy diferentes entre sí de los que se tiene conocimiento.

Entre estas posibles conclusiones no se incluye, por regla general, una declaración sobre la sobrenaturalidad del fenómeno objeto de discernimiento, es decir la posibilidad de afirmar con certeza moral que aquello proviene de una decisión de Dios que lo ha querido de modo directo. La concesión de un Nihil obstat indica simplemente, como ya explicaba Papa Benedicto XVI, que en relación con este fenómeno los fieles «pueden dar su asentimiento de forma prudente». No tratándose de una declaración de sobrenaturalidad de los hechos, resulta aún más claro, como decía Papa Benedicto XVI, que es solo una ayuda «pero que no es obligatorio usarla».[5] Por otra parte, esta intervención deja naturalmente abierta la posibilidad de que, prestando atención a la evolución de la devoción, pueda ser necesaria una intervención diferente en el futuro.

También hay que señalar que llegar a una declaración de “sobrenaturalidad”, por su propia naturaleza, no sólo requiere un tiempo adecuado de análisis, sino que puede dar lugar a la posibilidad de emitir un juicio de “sobrenaturalidad” hoy y otro de “no sobrenaturalidad” años después. Como ha sucedido de hecho. Vale la pena recordar un caso de supuestas apariciones de los años 50, en el que el Obispo emitió un juicio final de “no sobrenaturalidad” en 1956. Al año siguiente, el entonces Santo Oficio aprobó las medidas de ese Obispo. A partir de entonces, se volvió a solicitar la aprobación de esa veneración. Pero en 1974, la misma Congregación para la Doctrina de la Fe declaró una constat de non supernaturalitate sobre las mismas supuestas apariciones. Posteriormente, en 1996, el Obispo local reconoció esa devoción, y otro Obispo del mismo lugar, en 2002, reconoció el “origen sobrenatural” de las apariciones, y la devoción se extendió a otros países. Finalmente, a petición de la entonces Congregación para la Doctrina de la Fe, en 2020, un nuevo obispo reiteró “el juicio negativo” emitido anteriormente por la misma Congregación, imponiendo el cese de cualquier difusión sobre las supuestas apariciones y revelaciones. Así pues, se necesitaron unos setenta tortuosos años para llegar a la conclusión de todo el asunto.

Hoy hemos llegado a la convicción de que estas situaciones complicadas, que producen confusión en los fieles, deben evitarse siempre, asumiendo una implicación más rápida y explícita de este Dicasterio y evitando que el discernimiento apunte hacia una declaración de “sobrenaturalidad”, con grandes expectativas, ansiedades e incluso presiones al respecto. Tal declaración de “sobrenaturalidad” es, por regla general, sustituida o bien por un Nihil obstat, que autoriza un trabajo pastoral positivo, o bien por otra decisión adecuada a la situación concreta.

Los procedimientos, previstos por las nuevas Normas, con la propuesta de seis posibles decisiones prudenciales, permiten alcanzar en un tiempo más razonable una decisión que ayude al Obispo a gestionar la situación relativa a los acontecimientos de presunto origen sobrenatural, antes que estos adquieran dimensiones muy problemáticas, sin un necesario discernimiento eclesial.

Sin embargo, permanece firme la posibilidad de que el Santo Padre intervenga autorizando, de manera totalmente excepcional, el llevar a cabo un procedimiento sobre una posible declaración de sobrenaturalidad de los acontecimientos: se trata, en efecto, de una excepción, que de hecho sólo se ha dado en muy pocos casos en los últimos siglos.

Por otro lado, como prevén las nuevas Normas, permanece firme la posibilidad de una declaración de “no sobrenaturalidad”, sólo cuando surgen signos objetivos y claramente indicativos de una manipulación presente en la base del fenómeno, por ejemplo, cuando un presunto vidente afirma haber mentido, o cuando las pruebas indican que la sangre de un crucifijo pertenece al presunto vidente, etc.

Reconocimiento de una acción del Espíritu

La mayor parte de los Santuarios, que hoy son lugares privilegiados de la piedad popular del Pueblo de Dios, no han tenido jamás, en el curso de la devoción que allí se expresa, una declaración de sobrenaturalidad de los hechos que dieron lugar al origen de aquella devoción. El sensus fidelium intuyó que allí existe una acción del Espíritu Santo y no aparecen problemas importantes que hayan requerido una intervención de los Pastores.

En muchos casos, la presencia del Obispo y de los sacerdotes en ciertos momentos, como por ejemplo en las peregrinaciones o en las celebraciones de algunas misas, era un modo implícito de reconocer que no existían objeciones graves y que aquella experiencia espiritual ejercitaba una influencia positiva sobre la vida de los fieles.

En todo caso, un Nihil obstat permite a los Pastores actuar sin dudas ni demora para estar junto al Pueblo de Dios en la acogida de los dones del Espíritu Santo que pueden brotar en medio de estos hechos. La expresión “en medio de”, utilizada por las nuevas Normas, ayuda a comprender, que aun cuando no se emite una declaración de sobrenaturalidad sobre el acontecimiento mismo, sin embargo, se reconocen con claridad los signos de una acción sobrenatural del Espíritu Santo en el contexto de lo que está ocurriendo.

En otros casos, junto a este reconocimiento, se percibe la necesidad de ciertas aclaraciones o purificaciones. Puede suceder, de hecho, que verdaderas acciones del Espíritu Santo en una situación concreta, que pueden ser justamente apreciadas, aparezcan mezcladas con elementos meramente humanos, como deseos personales, recuerdos, ideas a veces obsesivas, o a «algún error de orden natural no debido a una mala intención, sino a la percepción subjetiva del fenómeno» (II, art. 15,2°). Además, «no se puede colocar la experiencia de una visión, sin más consideraciones, ante el riguroso dilema, o de ser correcta en todos los puntos, o de tener que ser considerada completamente una ilusión humana o diabólica».[6]

La implicación y el acompañamiento del Dicasterio

Es importante comprender que las nuevas Normas ponen blanco sobre negro un punto firme acerca de la competencia de este Dicasterio. Por un lado, se mantiene firme en que el discernimiento es tarea del Obispo diocesano. Por otra parte, teniendo que reconocer que, hoy más que nunca, estos fenómenos implican a muchas personas que pertenecen a otras Diócesis y se difunden rápidamente en diferentes regiones y países, las nuevas Normas establecen que el Dicasterio debe ser consultado e intervenir siempre para dar una aprobación final a cuanto ha decidido el Obispo, antes que este último haga publica una decisión sobre un acontecimiento de origen presuntamente sobrenatural. Si antes intervenía, pero se pedía al Obispo que no lo nombrara siquiera, hoy el Dicasterio manifiesta públicamente su implicación y acompaña al Obispo en la decisión final. En el hacer público cuanto se haya decidido se dirá, por tanto, «de acuerdo con el Dicasterio para la Doctrina de la Fe».

No obstante, como ya contemplaban las Normas del año 1978 (IV, 1 b), también las nuevas Normas prevén que, en algunos casos, el Dicasterio pueda intervenir motu proprio (II, art. 26). De hecho, tras llegar a una decisión, las nuevas Normas prevén que «el Dicasterio se reserva, en cualquier caso, la posibilidad de intervenir nuevamente tras la evolución del fenómeno» (II, art. 22, § 3) y piden al Obispo «seguir vigilando» (II, art. 24) por el bien de los fieles.

Dios está siempre presente en la historia de la humanidad y no cesa nunca de enviarnos sus dones de gracia por la acción del Espíritu Santo, para renovar cada día nuestra fe en Jesucristo, Salvador del mundo. Corresponde a los Pastores de la Iglesia la tarea de hacer que sus fieles tengan siempre presente esta presencia amorosa de la Santísima Trinidad en medio de nosotros, del mismo modo que les corresponde a ellos la tarea de preservar a los fieles de todo engaño. Estas nuevas Normas no son más que un modo concreto con el que el Dicasterio para la Doctrina de la Fe se pone al servicio de los Pastores en la dócil escucha del Espíritu que actúa en el Pueblo fiel de Dios.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefecto

Introducción

1. Jesucristo es la Palabra definitiva de Dios, «el Primero y el Último» (Ap 1,17). Él es la plenitud y el cumplimiento de la Revelación: todo lo que Dios ha querido revelar lo ha hecho mediante su Hijo, Palabra hecha carne. «La economía cristiana, por tanto, como alianza nueva y definitiva, nunca cesará, y no hay que esperar ya ninguna revelación pública antes de la gloriosa manifestación de nuestro Señor Jesucristo».[7]

2. En la Palabra revelada está todo lo que necesita la vida cristiana. San Juan de la Cruz afirma que el Padre, «porque en darnos, como nos dio a su Hijo, que es una Palabra suya, que no tiene otra, todo nos lo habló junto y de una vez en esta sola Palabra, y no tiene más que hablar. […] Porque lo que hablaba antes en partes a los profetas ya lo ha hablado en el todo, dándonos al Todo, que es su Hijo. Por lo cual, el que ahora quisiese preguntar a Dios, o querer alguna visión o revelación, no sólo haría una necedad, sino haría agravio a Dios, no poniendo los ojos totalmente en Cristo, sin querer otra alguna cosa o novedad».[8]

3. En el tiempo de la Iglesia, el Espíritu Santo conduce a los creyentes de toda época «hasta la verdad plena» (Jn 16,13) de modo que «la inteligencia de la revelación sea más profunda».[9] Es el Espíritu Santo, de hecho, quien nos guía cada vez más en la comprensión del misterio de Cristo, de modo que, «por más misterios y maravillas que han descubierto […] en este estado de vida, les quedó todo lo más por decir, y aun por entender, y así, mucho que ahondar en Cristo; porque es como una abundante mina con muchos senos de tesoros, que, por más que ahonden, nunca les hallan fin ni término; antes van en cada seno hallando nuevas venas de nuevas riquezas acá y allá».[10]

4. Si de una parte todo aquello que Dios ha querido revelar lo ha hecho mediante su Hijo y en la Iglesia de Cristo se ponen a disposición de todo bautizado los medios ordinarios de santidad, por otra el Espíritu Santo puede conceder a algunas personas experiencias de fe del todo particulares, cuyo objetivo no es «la de “mejorar” o “completar” la Revelación definitiva de Cristo, sino la de ayudar a vivirla más plenamente en una cierta época de la historia».[11]

5. La santidad, de hecho, es una llamada que concierne a todos los bautizados: viene nutrida de una vida de oración y de participación en la vida sacramental, y se expresa en una existencia impregnada de amor a Dios y al prójimo.[12] En la Iglesia recibimos el amor de Dios, manifestado plenamente en Cristo (cfr. Jn 3,16) y «derramado en nuestros corazones por el Espíritu Santo que se nos ha dado» (Rm 5,5). Quien se deja llevar dócilmente por el Espíritu Santo tiene experiencia de la presencia y de la acción de la Trinidad, por lo que una existencia así vivida, como enseña el Papa Francisco, se traduce en una vida mística que, si bien «aun privada de fenómenos extraordinarios, se propone a todos los fieles como experiencia diaria de amor»[13].

6. Sin embargo, se verifican a veces fenómenos (por ej.: presuntas apariciones, visiones, locuciones interiores o exteriores, escritos o mensajes, fenómenos relacionados con imágenes religiosas, fenómenos psicofísicos y de otro tipo) que parecen trascender los límites de la experiencia cotidiana y se presentan como de presunto origen sobrenatural. Hablar con precisión de tales acontecimientos puede superar las capacidades del lenguaje humano (cfr. 2Cor 12,2-4). Con el advenimiento de los modernos medios de comunicación, tales fenómenos pueden atraer la atención o suscitar la perplejidad de muchos creyentes, y sus noticias pueden difundirse con gran rapidez, de modo que los Pastores de la Iglesia están llamados a tratar tales acontecimientos con solicitud, es decir, a apreciar sus frutos, a purificarlos de elementos negativos o a advertir a los fieles de los peligros que de ellos se derivan (cfr. 1Jn 4,1).

7. Además, con el desarrollo de los medios de comunicación actuales, y el aumento de las peregrinaciones, estos fenómenos alcanzan dimensiones nacionales e incluso mundiales, de modo que una decisión relativa a una Diócesis también tiene consecuencias en otros lugares.

8. Cuando, junto a determinadas experiencias espirituales, se producen también fenómenos físicos y psíquicos que no pueden explicarse inmediatamente con el solo uso de la razón, corresponde a la Iglesia emprender un cuidadoso estudio y discernimiento de estos fenómenos.

9. En su Exhortación Apostólica Gaudete et exsultate, Papa Francisco recuerda que el único modo de saber si algo viene del Espíritu Santo es el discernimiento, que hay que pedir y cultivar en la oración.[14] Es un don divino que ayuda a los Pastores de la Iglesia a realizar lo que dice san Pablo: «examinadlo todo; quedaos con lo bueno» (1Ts 5,21). Para ayudar a los Obispos diocesanos y a las Conferencias Episcopales en llevar a cabo el discernimiento de los fenómenos de supuesto origen sobrenatural, el Dicasterio para la Doctrina de la Fe promulga las siguientes Normas para proceder en el discernimiento de presuntos fenómenos sobrenaturales.

I. ORIENTACIONES GENERALES

A. Naturaleza del discernimiento

10. Según las Normas que figuran a continuación, la Iglesia puede desempeñar el deber de discernimiento: a) si es posible vislumbrar en los fenómenos de presunto origen sobrenatural la presencia de signos de la acción divina; b) si en los eventuales escritos o mensajes de los implicados en los presuntos fenómenos no hay nada que sea contrario a la fe y a las buenas costumbres; c) si es lícito apreciar sus frutos espirituales, o si es necesario purificarlos de elementos problemáticos o advertir a los fieles de los peligros que de ellos se derivan; d) si es aconsejable que sea reconocido su valor pastoral por la autoridad eclesiástica competente.

11. Aunque las disposiciones siguientes prevén la posibilidad de un discernimiento en el sentido del n. 10, debe quedar claro que, de forma habitual, no cabe esperar un reconocimiento positivo por parte de la autoridad eclesiástica sobre el origen divino de presuntos fenómenos sobrenaturales.

12. En el caso que se conceda por parte del Dicasterio un Nihil obstat (cfr. infra, n. 17), tales fenómenos no se convierten en objeto de fe – es decir, los fieles no están obligados a darles un asentimiento de fe –, sino que, como en el caso de los carismas reconocidos por la Iglesia, «representan caminos para profundizar en el conocimiento de Cristo y entregarse más generosamente a él, arraigándose, al mismo tiempo, cada vez más en la comunión con todo el pueblo cristiano».[15]

13. Por otra parte, incluso cuando se concede un Nihil obstat para los procesos de canonización, esto no implica una declaración de autenticidad de eventuales fenómenos sobrenaturales presentes en la vida de una persona, como se puso de manifiesto, por ejemplo, en el decreto de canonización de santa Gema Galgani: «[Pius XI] feliciter elegit ut super heroicis virtutibus huius innocentis aeque ac poenitentis puellae suam mentem panderet, nullo tamen per praesens decretum (quod quidem numquam fieri solet) prolato iudicio de praeternaturalibus Servae Dei charismatibus».[16]

14. Al mismo tiempo, hay que señalar que ciertos fenómenos, que podrían tener un origen sobrenatural, a veces aparecen relacionados con experiencias humanas confusas, expresiones teológicamente imprecisas o intereses no del todo legítimos.

15. El discernimiento de los presuntos fenómenos sobrenaturales es realizado desde el principio por el Obispo diocesano, o eventualmente por otra autoridad eclesiástica a la que se refieren los art. 4-6 siguientes, en diálogo con el Dicasterio. En cualquier caso, puesto que nunca debe faltar una especial atención orientada al bien común de todo el Pueblo de Dios, «el Dicasterio se reserva el derecho, en cualquier caso, de evaluar los elementos morales y doctrinales de dicha experiencia espiritual y el uso que se hace de ellos».[17] No hay que ignorar que, a veces, el discernimiento también puede versar sobre delitos, manipulación de personas, daños a la unidad de la Iglesia, beneficios económicos indebidos, errores doctrinales graves, etc., que podrían provocar escándalos y minar la credibilidad de la Iglesia.

B. Conclusiones

16. El discernimiento de presuntos fenómenos sobrenaturales puede llevar a conclusiones que normalmente se expresarán en uno de los siguientes términos.

17. Nihil obstat — Aunque no se expresa ninguna certeza en cuanto a la autenticidad sobrenatural del fenómeno, se reconocen muchos signos de una acción del Espíritu Santo “en medio”[18] de una determinada experiencia espiritual, y no se han detectado, al menos hasta ese momento, aspectos especialmente problemáticos o arriesgados. Por ello, se anima al Obispo diocesano a apreciar el valor pastoral y también a promover la difusión de esta propuesta espiritual, incluso a través de posibles peregrinaciones a un lugar santo.

18. Prae oculis habeatur — Si bien se reconocen importantes signos positivos, se advierten también algunos elementos de confusión o posibles riesgos que requieren un cuidadoso discernimiento y diálogo con los destinatarios de una determinada experiencia espiritual, por parte del Obispo diocesano. Si hay escritos o mensajes, puede ser necesaria una clarificación doctrinal.

19. Curatur — Se detectan varios o significativos elementos problemáticos, pero al mismo tiempo existe ya una amplia difusión del fenómeno y una presencia de frutos espirituales asociados a él y que pueden verificarse. En este sentido, se desaconseja una prohibición que pueda inquietar al Pueblo de Dios. En todo caso, se insta al Obispo diocesano a no alentar este fenómeno, a buscar expresiones alternativas de devoción y, eventualmente, a reorientar su perfil espiritual y pastoral

20. Sub mandato — Los problemas detectados no están relacionados con el fenómeno en sí, rico en elementos positivos, sino con una persona, una familia o un grupo de personas que hacen un uso impropio del mismo. Se utiliza una experiencia espiritual para obtener un beneficio económico particular e indebido, cometiendo actos inmorales o desarrollando una actividad pastoral paralela a la ya presente en el territorio eclesiástico, sin aceptar las indicaciones del Obispo diocesano. En este caso, la dirección pastoral del lugar específico donde se produce el fenómeno se confía o al Obispo diocesano o a otra persona delegada por la Santa Sede, quien, cuando no pueda intervenir directamente, tratará de llegar a un acuerdo razonable.

21. Prohibetur et obstruatur — Aunque existen exigencias legítimas y algunos elementos positivos, los problemas y los riesgos parecen graves. Por ello, para evitar ulteriores confusiones, o incluso escándalos que puedan minar la fe de los sencillos, el Dicasterio pide al Obispo diocesano que declare públicamente que no está permitida la adhesión a este fenómeno y que ofrezca simultáneamente una catequesis que pueda ayudar a comprender las razones de la decisión y a reconducir las legítimas inquietudes espirituales de esa parte del Pueblo de Dios.

22. Declaratio de non supernaturalitate — En este caso, el Obispo diocesano es autorizado por el Dicasterio a declarar que el fenómeno se reconoce como no sobrenatural. Esta decisión debe basarse en hechos y evidencias concretas y probadas. Por ejemplo, cuando un presunto vidente afirma haber mentido, o cuando testigos creíbles aportan elementos de juicio que permiten descubrir la falsedad del fenómeno, la intención errónea o la mitomanía.

23. A la luz de lo anteriormente expuesto, se reitera que ni el Obispo diocesano, ni las Conferencias Episcopales, ni el Dicasterio, por regla general, declararán que estos fenómenos son de origen sobrenatural, ni siquiera si se concede un Nihil obstat (cfr. n. 11). Sin perjuicio de que el Santo Padre pueda autorizar que se lleve a cabo un procedimiento al respecto.

II. PROCEDIMIENTO A SEGUIR

A. Normas sustanciales

Art. 1 – Corresponde al Obispo diocesano, en diálogo con la Conferencia Episcopal nacional, examinar los casos de presuntos fenómenos sobrenaturales ocurridos en su territorio y formular el juicio final sobre ellos, que se someterá a la aprobación del Dicasterio, incluida la posible promoción del culto o devoción relacionados con ellos.

Art. 2 – Después de haber investigado los hechos en cuestión, corresponde al Obispo diocesano transmitir con su voto al Dicasterio para la Doctrina de la Fe los resultados de la investigación – realizada según las normas indicadas a continuación – y actuar según las indicaciones proporcionadas por el Dicasterio. Corresponde al Dicasterio, en cualquier caso, evaluar el modo de proceder del Obispo diocesano y aprobar o no la decisión, por él propuesta, que se atribuye al caso concreto.

Art. 3 § 1 – El Obispo diocesano se abstendrá de toda declaración pública sobre la autenticidad o sobrenaturalidad de estos fenómenos y de toda implicación en ellos; sin embargo, no debe dejar de estar vigilante para intervenir, si fuera necesario, con rapidez y prudencia, siguiendo los procedimientos indicados en las normas siguientes.

§ 2 – Cuando, en relación con el presunto acontecimiento sobrenatural, surgiesen formas de devoción incluso sin un verdadero y propio culto, el Obispo diocesano tiene el grave deber de iniciar una investigación canónica exhaustiva lo antes posible para salvaguardar la fe y evitar abusos.

§ 3 – El Obispo diocesano debe poner especial cuidado en contener, incluso con los medios a su alcance, las manifestaciones religiosas confusas, o la difusión de cualquier material relacionado con el supuesto fenómeno sobrenatural (por ejemplo: lacrimaciones de imágenes sagradas, sudores, hemorragias, mutación de hostias consagradas, etc.), para no alimentar un clima sensacionalista (cfr. art. 11, § 1).

Art. 4 – Cuando, sea por el lugar de residencia de las personas implicadas en el presunto fenómeno, sea por el lugar de difusión de las formas de culto o en cualquier caso de devoción popular, esté implicada la competencia de más Obispos diocesanos, éstos, previa consulta al Dicasterio para la Doctrina de la Fe, podrán constituir una Comisión interdiocesana que, presidida por uno de los Obispos diocesanos, dispondrá la instrucción según los artículos siguientes. Para ello, podrán valerse también de la ayuda de los departamentos competentes de la Conferencia Episcopal

Art. 5 – En el caso de que los presuntos hechos sobrenaturales impliquen la competencia de Obispos diocesanos pertenecientes a la misma provincia eclesiástica, el Metropolitano, previa consulta a la Conferencia Episcopal y al Dicasterio para la Doctrina de la Fe, podrá, por mandato del Dicasterio, asumir la constitución y presidencia de la Comisión a la que se refiere el art. 4.

Art. 6 § 1 – En los lugares donde esté establecida la Región Eclesiástica a la que se refieren los cánones 433-434 CIC, y los presuntos hechos sobrenaturales afectasen a dicho territorio, el Obispo Presidente solicitará al Dicasterio para la Doctrina de la Fe un mandato especial para proceder.

§ 2 – En este caso, los procedimientos seguirán, por analogía, cuanto previsto en el art. 5, observando las indicaciones recibidas del mismo Dicasterio.

B. Normas de procedimiento

Fase de instrucción

Art. 7 § 1 – Siempre que el Obispo diocesano tenga noticia, al menos verosímil, de hechos de presunto origen sobrenatural relativos a la fe católica ocurridos en el territorio bajo su jurisdicción, deberá informarse con prudencia, personalmente o a través de un Delegado, de los acontecimientos y circunstancias y tener cuidado de reunir oportunamente todos los elementos útiles para una primera evaluación.

§ 2 Si los fenómenos son fácilmente gestionables en el ámbito de las personas directamente implicadas y no se percibe ningún peligro para la comunidad, no debe tomarse ninguna otra medida, previa consulta con el Dicasterio, aunque se mantiene el deber de vigilancia.

§ 3 En el caso de que estuviesen implicadas personas dependientes de varios Obispos diocesanos, deberá escucharse el parecer de estos Obispos. Cuando un presunto fenómeno se origina en un lugar y se desarrolla en otros, puede ser valorado de forma diferente en estos últimos. En tal caso, cada Obispo diocesano tiene siempre la facultad de decidir lo que considere pastoralmente prudente en su propio territorio, previa consulta al Dicasterio.

§ 4 – Cuando en el presunto fenómeno estén implicados objetos de diversa índole, el Obispo diocesano, personalmente o a través de un Delegado, podrá ordenar que se coloquen en un lugar seguro y protegido, hasta que se aclare el caso. Cuando se trata de un presunto milagro eucarístico, las especies consagradas deben conservarse en un lugar reservado y de forma adecuada.

§ 5 – En el caso en el que los elementos recogidos parezcan suficientes, el Obispo diocesano decidirá si inicia una fase de evaluación del fenómeno, con el fin de proponer un juicio final al Dicasterio en su Votum, en el interés superior de la fe de la Iglesia y para salvaguardar y promover el bien espiritual de los fieles.

Art. 8 § 1 – El Obispo diocesano[19] creará una Comisión de investigación entre cuyos miembros estarán al menos un teólogo, un canonista y un perito elegido en función de la naturaleza del fenómeno,[20] cuyo objetivo no es sólo llegar a un pronunciamiento sobre la veracidad de los hechos, sino profundizar en todos los aspectos del acontecimiento, a fin de proporcionar al Obispo diocesano todos los elementos útiles para una evaluación.

§ 2 – Los miembros de la Comisión de investigación sean de una fama integra, de una fe segura, de una sana doctrina, de una prudencia probada, y no deberán estar implicados, ni directa ni indirectamente, con las personas o los hechos objeto de discernimiento.

§ 3 – El propio Obispo diocesano nombrará a un Delegado, también elegido entre los miembros de la Comisión o externo a ella, con el encargo de coordinar y presidir los trabajos y preparar las sesiones.

§ 4 – El Obispo diocesano, o su Delegado, nombrará también un Notario encargado de asistir a las reuniones y de levantar acta de los interrogatorios y de cualquier otro acto de la Comisión. Es deber del Notario asegurar que las actas sean debidamente firmadas y que todas las actos objeto de la instrucción sean recogidos y, ordenados, se conserven en los archivos de la Curia. El Notario también se encarga de la convocatoria y prepara la documentación.

§ 5 – Todos los miembros de la Comisión están llamados a mantener el secreto de oficio, prestando juramento.

Art. 9 § 1 Los interrogatorios se llevan a cabo de forma análoga a cuanto prescrito por la legislación universal (cfr. cann. 1558-1571 CIC; cann. 1239-1252 CCEO) y se realizan sobre la base de preguntas formuladas por el Delegado, tras un debate adecuado con los demás miembros de la Comisión.

§ 2 La declaración jurada de las personas implicadas en los presuntos hechos sobrenaturales se presta en presencia de toda la Comisión o, al menos, de algunos de sus miembros. Cuando los hechos del caso se basan en un testimonio ocular, los testigos deben ser interrogados lo antes posible para aprovechar la proximidad temporal al acontecimiento.

§ 3 Los confesores de las personas implicadas, que afirman haber sido protagonistas de hechos de origen sobrenatural, no pueden testificar sobre todo lo que han conocido a través de la confesión sacramental.[21]

§ 4 Los directores espirituales de las personas implicadas, que afirmen haber sido protagonistas de hechos de origen sobrenatural, no podrán testificar sobre lo que hayan conocido a través de la dirección espiritual, salvo que las personas interesadas autoricen la declaración por escrito.

Art. 10 –Cuando el material de la instrucción contenga textos escritos u otros elementos (vídeo, audio, fotográficos) divulgados en los medios de comunicación, que tengan como autor a una persona implicada en el presunto fenómeno, dicho material será sometido a un examen minucioso por expertos (cf. art. 3 § 3), cuyos resultados serán incluidos en la documentación de la instrucción por el Notario.

Art. 11 § 1 – Cuando los hechos extraordinarios a los que se refiere el art. 7 § 1 incluyan objetos de diversa naturaleza (cfr. art. 3 § 3), la Comisión llevará a cabo una investigación exhaustiva de estos objetos a través de los expertos que la componen o de otros expertos elegidos para el caso, con el fin de llegar a una evaluación de carácter científico, doctrinal y canónico que ayude a la evaluación posterior.

§ 2 – Cuando eventuales muestras de naturaleza orgánica, relacionadas con el acontecimiento extraordinario, requiriesen especiales investigaciones de laboratorio y, en cualquier caso, de tipo técnicocientífico, el estudio será encomendado por la Comisión a expertos verdaderamente peritos en el área correspondiente al tipo de investigación.

§ 3 – En caso que el fenómeno afectase al Cuerpo y la Sangre del Señor en los signos sacramentales del pan y del vino, se deberá tener especial cuidado en que cualquier análisis de los mismos no suponga una falta de respeto al Santísimo Sacramento, garantizando la devoción que le es debida.

§ 4 – Cuando los presuntos hechos extraordinarios estuviesen en el origen de problemas de orden público, el Obispo diocesano colaborará con la autoridad civil competente.

Art. 12 – Cuando los presuntos acontecimientos sobrenaturales continuasen durante el curso de la instrucción y si la situación aconsejara intervenciones prudenciales, el Obispo diocesano no debería dudar en tomar aquellas medidas de buen gobierno para evitar manifestaciones incontroladas o dudosas de devoción o el inicio de un culto basado en elementos todavía no definidos.

Fase de evaluación

Art. 13 – El Obispo diocesano, también con la ayuda de los miembros de la Comisión por él instituida, evalúe minuciosamente el material recogido, según los principales criterios de discernimiento mencionados anteriormente (cf. nº 10-23) y los criterios positivos y negativos que siguen, que también deben aplicarse de forma acumulativa.

Art. 14 – Entre los criterios positivos no se deje de juzgar:

1°. La credibilidad y buena reputación de las personas que afirman ser destinatarias de acontecimientos sobrenaturales o estar directamente implicadas en ellos, así como de los testigos escuchados. En particular, debe tenerse en cuenta el equilibrio psíquico, la honestidad y rectitud en la vida moral, la sinceridad, humildad y docilidad habitual hacia la autoridad eclesiástica, la disponibilidad para colaborar con ella y la promoción de un espíritu de auténtica comunión eclesial.

2°. La ortodoxia doctrinal del fenómeno y del eventual mensaje relacionado con él.

3° El carácter imprevisible del fenómeno, del que se desprende claramente que no es fruto de la iniciativa de las personas implicadas.

4°. Los frutos de la vida cristiana. Entre ellos se verifique la existencia de un espíritu de oración, conversiones, vocaciones al sacerdocio y a la vida religiosa, testimonios de caridad, así como una devoción sana y frutos espirituales abundantes y constantes. Debe evaluarse la contribución de tales frutos al crecimiento de la comunión eclesial.

Art. 15 – Entre los criterios negativos se verifiquen cuidadosamente:

1°. La posible presencia de un error manifiesto sobre el hecho.

2°. Posibles errores doctrinales. A este respecto, hay que tener en cuenta la posibilidad de que la persona que dice ser destinataria de acontecimientos de origen sobrenatural haya añadido – incluso inconscientemente – elementos puramente humanos a una revelación privada, o algún error de orden natural no debido a una mala intención, sino a la percepción subjetiva del fenómeno.

3°. Un espíritu sectario que genera división en el tejido eclesial.

4°. Una evidente búsqueda de beneficio, poder, fama, notoriedad social, interés personal estrechamente ligada al hecho.

5°. Actos gravemente inmorales cometidos en el momento o con ocasión del hecho por el sujeto o sus seguidores.

6°. Alteraciones psíquicas o tendencias psicopáticas en el sujeto, que puedan haber ejercido una influencia en el presunto hecho sobrenatural, o psicosis, histeria colectiva u otros elementos atribuibles a un horizonte patológico.

Art. 16 – Debe considerarse de especial gravedad moral la utilización de supuestas experiencias sobrenaturales o de elementos místicos reconocidos como medio o pretexto para ejercer dominio sobre las personas o cometer abusos.

Art. 17 – La evaluación de los resultados de la investigación en el caso de presuntos fenómenos sobrenaturales a que se refiere el art. 7 § 1, se lleve a cabo con cuidadosa diligencia, respetando tanto a las personas implicadas como el examen técnico-científico eventualmente realizado sobre el presunto fenómeno sobrenatural.

Fase conclusiva

Art. 18 – Completada la instrucción y examinados detenidamente los acontecimientos y la información recopilada,[22] considerado también el impacto que los presuntos hechos han tenido en el Pueblo de Dios a él confiado, con especial atención a la fecundidad de los frutos espirituales generados por la nueva devoción que haya podido surgir, el Obispo diocesano, con la ayuda del Delegado, elaborará un informe sobre el presunto fenómeno. Teniendo en cuenta todos los datos del caso, tanto positivos como negativos, redactará un Votum personal sobre el asunto, proponiendo al Dicasterio su juicio final, por regla general, según una de las siguientes fórmulas:[23]

1°. Nihil obstat

2°. Prae oculis habeatur

3°. Curatur

4°. Sub mandato

5°. Prohibetur et obstruatur

6°. Declaratio de non supernaturalitate

Art. 19 – Terminada la investigación, todas las actas relativas al caso examinado se remiten al Dicasterio para la Doctrina de la Fe para la aprobación final.

Art. 20 – Así mismo, el Dicasterio procederá a examinar las actas del caso, evaluando los elementos morales y doctrinales de tal experiencia y el uso que se ha hecho de ella, así como el Votum del Obispo diocesano. El Dicasterio podrá solicitar más información al Obispo diocesano, o pedir otras opiniones, o proceder, en casos extremos, a un nuevo examen del caso, distinto del realizado por el Obispo diocesano. A la luz del examen realizado, procederá a confirmar o no la decisión propuesta por el Obispo diocesano

Art. 21 § 1 – Una vez recibida la respuesta del Dicasterio, a menos que el Dicasterio indique otra cosa, el Obispo diocesano, de acuerdo con el Dicasterio, dará a conocer al Pueblo de Dios con claridad el juicio sobre los hechos en cuestión.

§ 2 – El Obispo diocesano se encargará de informar a la Conferencia Episcopal nacional sobre la decisión aprobada por el Dicasterio.

Art. 22 § 1 – En el caso que se conceda un Nihil obstat (cfr. art. 18, 1°), el Obispo diocesano prestará la máxima atención a la correcta valoración de los frutos originados por el fenómeno examinado, siguiendo la vigilancia con prudente atención. En este caso, el Obispo diocesano indicará claramente, mediante decreto, la naturaleza de la autorización y los límites de un eventual culto permitido, precisando que los fieles «pueden dar su asentimiento de forma prudente».[24]

§ 2 – El Obispo diocesano estará atento también que los fieles no consideren ninguna de las decisiones como un aval al carácter sobrenatural del fenómeno.

§ 3 – El Dicasterio se reserva, en cualquier caso, la posibilidad de intervenir nuevamente tras la evolución del fenómeno.

Art. 23 § 1 – En caso de que se adopte una decisión cautelar (cfr. art. 18, 2°-4°) o negativa (cfr. art. 18, 5°-6°), debe ser hecha pública formalmente por el Obispo diocesano, previa aprobación del Dicasterio. Ésta, también, debe redactarse en un lenguaje claro y comprensible para todos, y evaluando la oportunidad de dar a conocer las razones de la decisión tomada y los fundamentos doctrinales de la fe católica, para favorecer el crecimiento de una sana espiritualidad.

§ 2 – Al comunicar cualquier eventual decisión negativa, el Obispo diocesano podrá omitir información que pueda causar un perjuicio injusto a las personas implicadas.

§ 3 – En caso de divulgación continuada de escritos o mensajes, los Pastores legítimos estarán vigilantes de acuerdo con el can. 823 CIC (cfr. cann. 652 § 2; 654 CCEO), reprendiendo los abusos y todo lo que sea perjudicial para la recta fe y las buenas costumbres o de otro modo peligroso para el bien de las almas. A tal fin se puede recurrir a la imposición de los medios ordinarios, incluidos los preceptos penales (cfr. can. 1319 CIC; can. 1406 CCEO).

§ 4 – El recurso en virtud del § 3 es particularmente apropiado cuando la conducta que debe reprobarse se refiere a objetos o lugares relacionados con presuntos fenómenos sobrenaturales.

Art. 24 – Cualquiera que sea la decisión aprobada, el Obispo diocesano, personalmente o a través de un Delegado, tiene el deber de seguir vigilando el fenómeno y a las personas implicadas, ejerciendo específicamente su potestad ordinaria.

Art. 25 – En caso que los presuntos fenómenos sobrenaturales puedan atribuirse con certeza a un intento deliberado de mistificar y engañar con otros fines (ej. lucro y otros intereses personales), el Obispo diocesano aplicará, caso por caso, la legislación canónica penal vigente.

Art. 26 – El Dicasterio para la Doctrina de la Fe tiene la facultad de intervenir motu proprio, en cualquier momento y en cualquier estado de discernimiento sobre presuntos fenómenos sobrenaturales.

Art. 27 – Las presentes Normas sustituyen íntegramente las precedentes del 25 de febrero de 1978.

El Sumo Pontífice Francisco, en la Audiencia concedida al suscrito Prefecto, junto al Secretario para la Sección Doctrinal del Dicasterio para la Doctrina de la Fe, el día 4 de mayo de 2024, ha aprobado las presentes Normas, decididas en la Sesión Ordinaria de este Dicasterio en fecha 17 de abril de 2024, y ha ordenado su publicación, estableciendo que éstas entren en vigor el 19 de mayo de 2024, en la solemnidad de Pentecostés.

Dado en Roma, en la Sede del Dicastero para la Doctrina de la Fe, el 17 de mayo de 2024.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefecto

Mons. Armando Matteo

Secretario

para la Sección Doctrinal

Ex Audientia Die 04.05.2024

FRANCISCUS

_________________

[1] S. Juan de la Cruz, Noche oscura II, 17, 6, en Id., Obras Completas, Ediciones Sígueme, Salamanca 20074, pp. 413-543, p. 521.

[2] Id., Cántico espiritual B, pról., 1, en op. cit., p. 567.

[3] Id., Noche oscura II, 17, 8, en op. cit., p. 522.

[4] Id., Llama de amor viva B III, 47, en op. cit., pp. 765-861, p. 836.

[5] Benedicto XVI, Exhort. Ap. Verbum Domini (30 septiembre 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[6] K. Rahner, Visioni e profezie. Mistica ed esperienza della trascendenza, Vita e Pensiero, Milano 19952, pp. 95-96.

[7] Conc. Ecum. Vat. II, Const. dogm. Dei Verbum (18 noviembre 1965), n. 4: AAS 58 (1966), p. 819.

[8] S. Juan de la Cruz, Subida del monte Carmelo, 2, 22, 3-5, Id., Obras Completas, Ediciones Sígueme, Salamanca 20074, pp. 123-412, 278-279; cfr. Catecismo de la Iglesia Católica, n. 65.

[9] Conc. Ecum. Vat. II, Const. dogm. Dei Verbum (18 noviembre 1965), n. 5: AAS 58 (1966), p. 819.

[10] S. Juan de la Cruz, Cántico espiritual B, 37, 4 en op. cit. pp. 545-763, 745-746.

[11] Catecismo de la Iglesia Católica, n. 67. Cfr. Congregación para la Doctrina de la Fe, El mensaje de Fátima (26 junio 2000).

[12] Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Const. dogm. Lumen gentium (7 diciembre 1965), nn. 39-42: AAS 57 (1965), pp. 44-49; Francisco, Exhort. Ap. Gaudete et exsultate (19 marzo 2018), nn. 10-18, 143: AAS 110 (2018), pp. 1114-1116, 1150-1151; Id., Cart. Ap. Totum amoris est (28 diciembre 2022), passim: L’Osservatore Romano, 28 diciembre 2022, pp. 8-10.

[13] Francisco, Exhort. Ap. C’est la confiance (15 octubre 2023), n. 35: L’Osservatore Romano, 16 octubre 2023, p. 3.

[14] Cfr. Francisco, Exhort. Ap. Gaudete et exsultate (19 marzo 2018), nn. 166 y 173: AAS 110 (2018), pp. 1157 y 1159-1160.

[15] S. Juan Pablo II, Mensaje a los participantes en el Congreso mundial de los Movimientos eclesiales organizado por el Pontificio Consejo para los Laicos (27 mayo 1998), n. 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1: 1998, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, p. 1064. Cfr. Benedicto XVI, Exhort. Ap. Verbum Domini (30 septiembre 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[16] Sacra Congregatio Rituum, Decretum beatificationis et canonizationis Servae Dei Gemmae Galgani, virginis saecularis: AAS 24 (1932), p. 57. «[Pio XI] ha querido de buena gana detenerse en las virtudes heroicas de esta doncella tan inocente como penitente, sin que, sin embargo, por el presente decreto (lo que no suele ocurrir nunca) se emita un juicio sobre los carismas preternaturales de la Sierva de Dios».

[17] Dicasterio para la Doctrina de la Fe, Carta al Obispo de Como sobre un presunto vidente (25 septiembre 2023).

[18] La expresión “en medio” no quiere decir “por medio” o “a través”, sino que indica que en un determinado contexto, no necesariamente de origen sobrenatural, el Espíritu Santo obra cosas buenas.

[19] U otra autoridad eclesiástica mencionada en los art. 4-6.

[20] Por ej.: un médico, preferiblemente especializado en alguna disciplina relacionada, como psiquiatría, hematología, etc.; un biólogo; un químico, etc.

[21] Cfr. cann. 983 § 1; 1550 § 2, 2° CIC; cann. 733 § 1; 1231 § 1, 2° CCEO; Congregación para la Causa de los Santos, Instr. “Sanctorum Mater” sobre el procedimiento Instructivo diocesano y eparquial en las Causas de los Santos (17 mayo 2007), arts. 101-102: AAS 99 (2007), p. 494; Penitenciaría Apostólica, Nota sobre la importancia del foro interno y la inviolabilidad del sigilo sacramental (29 junio 2019): AAS 111 (2019), pp. 1215-1218.

[22] Todas las pruebas testimoniales se evalúan detalladamente aplicando cuidadosamente todos los criterios, también a la luz de la legislación canónica relativa a la fuerza probatoria de los testimonios (cfr. ex analogia can. 1572 CIC; can. 1253 CCEO).

[23] Cfr. supra nn. 17-22.

[24] Benedetto XVI, Exhort. Ap. Verbum Domini (30 septiembre 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696. En el mismo párrafo se afirma: «La aprobación eclesiástica de una revelación privada indica esencialmente que su mensaje no contiene nada contrario a la fe y a las buenas costumbres; es lícito hacerlo público, y los fieles pueden dar su asentimiento de forma prudente […] Es una ayuda que se ofrece pero que no es obligatorio usarla. En cualquier caso, ha de ser un alimento de la fe, esperanza y caridad, que son para todos la vía permanente de la salvación».

[00842-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

NORMAS

PARA PROCEDER NO DISCERNIMENTO
DE PRESUMIDOS FENÔMENOS SOBRENATURAIS

Apresentação

Na escuta do Espírito
que opera no fiel Povo de Deus

Deus está presente e age na nossa história. O Espírito Santo, que se derrama do Coração de Cristo Ressuscitado, opera na Igreja com divina liberdade e nos oferece tantos dons preciosos que nos ajudam no caminho da vida e estimulam o nosso amadurecimento espiritual, na fidelidade ao Evangelho. Esta ação do do Espírito Santo inclui também a possibilidade de chegar aos nossos corações através de alguns eventos sobrenaturais, como por exemplo as aparições ou visões de Cristo ou da Santa Virgem e outros fenômenos.

Tantas vezes estas manifestações provocaram uma grande riqueza de frutos espirituais, de crescimento na fé, de devoção e de fraternidade e serviço, e em alguns casos deram origem a diversos Santuários espalhados em todo o mundo, que hoje são parte do coração da piedade popular de muitos povos.

Existe tanta vida e tanta beleza que o Senhor semeia para além dos nossos esquemas mentais e dos nossos procedimentos! Por esta razão, as Normas para proceder no discernimento de presumidos fenômenos sobrenaturais, que agora apresentamos, não pretendem ser necessariamente um controle, menos ainda uma tentativa de abafar o Espírito. Nos casos mais positivos de eventos de presumida origem sobrenatural, de fato, «encoraja-se o Bispo Diocesano a apreciar o valor pastoral e a promover a difusão desta proposta espiritual» (I, n. 17).

São João da Cruz constatava «quão baixos, insuficientes e, de qualquer maneira, impróprios sejam as palavras e os termos usados nesta vida para tratar das coisas divinas».[1] Ninguém pode exprimir plenamente as imperscrutáveis vias de Deus nas pessoas: «Os santos doutores, ainda que tenham falado e continuem a falar disso, não conseguem explicá-lo com palavras, como de resto nem mesmo com palavras foi dito».[2] Porque «a via para ir a Deus é tão secreta e oculta para a alma como aquela do mar para o corpo, sobre a qual não se conhecerm sendas e pegadas».[3] Realmente, «sendo pois um artífice sobrenatural, Ele construirá em cada alma o edifício sobrenatural que desejar».[4]

Ao mesmo tempo, é necessário reconhecer que em alguns casos de eventos de presumida origem sobrenatural encontram-se problemas muito sérios, com dano aos fiéis. Nestes casos, a Igreja deve agir com toda a sua solicitude pastoral. Refiro-me, por exemplo, ao uso de tais fenômenos para obter «lucro, poder, fama, notoriedade social, interesse pessoal» (II, art. 15, 4°), que pode chegar até mesmo à possibilidade de realizar atos gravemente imorais (cfr. II, art.15, 5°) ou mesmo «como meio ou pretexto para exercer um domínio sobre as pessoas ou cometer abusos» (II, art. 16).

Não se deve ignorar nem mesmo, em tais eventos, a possibilidade de haver erros doutrinais, reducionismos indevidos no propor a mensagem do Evangelho, a difusão de um espírito sectário etc. Por último, existe também a possibilidade de os fiéis serem arrastados por um fenômeno, atribuído à iniciativa divina, mas que é fruto somente da fantasia, do desejo de novidade, da mitomania ou da tendência à falsificação.

No seu discernimento neste âmbito, a Igreja tem pois necessidade de procedimentos claros. As Normas para proceder no discernimento de presumidas aparições e revelações, que se aplicavam até agora, foram aprovadas em forma reservada por São Paulo VI em 1978, há mais de quarenta anos, e foram publicadas oficialmente apenas em 2011, trinta e três anos depois.

A recente revisão

Na aplicação das Normas de 1978 constatava-se, todavia, que as decisões exigiam tempos muito longos, até décadas, e deste modo se chegava tarde demais ao necessário discernimento eclesial.

A sua revisão teve início em 2019, através de várias consultas previstas pela então Congregação para a Doutrina da Fé (Congresso, Consulta, Feria IV e Plenária). Ao longo destes cinco anos, foram elaboradas diversas propostas de revisão, todas porém consideradas insuficientes.

No Congresso do Dicastério de 16 de novembro de 2023, viu-se a necessidade de uma revisão global e radical do projeto elaborado até aquele momento. Foi então preparado um outro esboço de documento, totalmente repensado na direção de um maior esclarecimento das funções do Bispo Diocesano e do Dicastério.

A nova redação foi submetida ao exame de uma Consulta restrita, realizada em 4 de março de 2024, obtendo um parecer geral positivo, ainda que tenham sido feitas algumas observações para a melhora do texto, que foram integradas no sucessivo esboço do documento.

O texto foi posteriormente estudado na Feria IV do Dicastério, realizada em 17 de abril de 2024, durante a qual os Cardeais e os Bispos membros deram a sua aprovação. Enfim, em 4 de maio de 2024, as novas Normas foram apresentadas ao Santo Padre, que as aprovou e ordenou que fossem publicadas, estabelecendo sua entrada vigor no dia 19 de maio de 2024, na solenidade de Pentecostes.

Razões da nova redação das Normas

No Prefácio à publicação das Normas de 1978, acontecida em 2011, o então Prefeito, Card. William Levada, esclarecia que o mesmo Dicastério era competente para examinar os casos de «aparições, de visões e mensagens atribuídas à origem sobrenatural». Aquelas Normas, de fato, estabeleciam que «compete à Sagrada Congregação julgar e aprovar o modo de proceder do Ordinário» ou «proceder a um novo exame» (IV, 2).

No passado, a Santa Sé parecia aceitar que os Bispos fizessem declarações como estas: «Os fiéis são justificados em crer como indubitável e certo» (Decreto do Bispo de Grenoble, 19 de setembro de 1851); «Não se pode colocar em dúvida a realidade das lacrimações» (Bispos da Sicília, 12 de dezembro de 1953). Mas estas expressões contrastavam a convicção da Igreja de que os fiéis não são obrigados a aceitar a autenticidade desses eventos. Por isso, alguns meses depois deste último caso, o então Santo Ofício esclareceu que «não tomou ainda nenhuma decisão em mérito à Senhora das Lágrimas [Siracusa, Sicília]» (2 de outubro de 1954). Mais recentemente, referindo-se ao caso de Fátima, a então Congregação para a Doutrina da Fé explicou que a aprovação eclesiástica de uma revelação privada evidencia que «a relativa mensagem não contém nada que contraria a fé e os bons costumes» (26 de junho de 2000).

Não obstante esta clara tomada de posição, os procedimentos seguidos de fato pelo Dicastério, mesmo nos últimos tempos, eram orientados a uma declaração de “sobrenaturalidade” ou de “não-sobrenaturalidade” por parte do Bispo, tanto que alguns Bispos insistiram sobre a possibilidade de emitir uma declaração positiva desse tipo. Ainda recentemente, alguns Bispos queriam exprimir-se com palavras como estas: «Constato a absoluta verdade dos fatos», «os fiéis devem considerar sem dúvida como verdadeiros…» etc. Estas expressões orientavam os fiéis a pensarem que eram obrigados a crer nessas manifestações, que às vezes eram mais valorizadas que o próprio Evangelho.

No tratamento de tais casos e particularmente na redação de um pronunciamento, a praxe seguida por alguns Bispos foi de pedir previamente ao Dicastério a necessária autorização. E quando eram autorizados a fazê-lo, pedia-se aos Bispos de não mencionar o Dicastério no pronunciamento. Assim aconteceu, por exemplo, nos pouquíssimos casos que chegaram a uma conclusão nas últimas décadas: «Sem implicar nossa Congregação» (Carta ao Bispo de Gap, 3 de agosto de 2007); «Em tal declaração não seja envolvido o Dicastério» (Congresso de 11 de maio de 2001, quanto ao Bispo de Gikongoro). Em outras palavras, o Bispo não podia nem mesmo mencionar que existia uma aprovação do Dicastério. Ao mesmo tempo, alguns outros Bispos, cujas Dioceses eram também envolvidas nesses fenômenos, pediam ao Dicastério que se pronunciasse para que se alcançasse uma clareza maior.

Este particular modo de proceder, que gerou não pouca confusão, ajuda a entender que as Normas de 1978 não são mais suficientes e adequadas para guiar o trabalho seja dos Bispos, seja do Dicastério. Isso se torna ainda mais problemático hoje, dado que dificilmente um fenômeno permanece circunscrito a uma cidade ou a uma Diocese. Tal constatação já tinha aparecido na então Congregação para a Doutrina da Fé, durante a Assembléia Plenária de 1974, quando os membros reconheciam que um evento de presumida origem sobrenatural muitas vezes «ultrapassa inevitavelmente os limites de uma Diocese e também de uma Nação e […] o caso chega automaticamente a proporções que podem justificar uma intervenção da Autoridade suprema da Igreja». Ao mesmo tempo, as Normas de 1978 reconheciam que se tornou «mais difícil, senão quase impossível, emitir com a devida celeridade os juízos que concluíam no pasado as investigações em matéria (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate)» (Normas de 1978, nota preliminar).

A expectativa de uma declaração sobre a sobrenaturalidade de um evento teve como consequência que somente pouquíssimos casos chegaram a uma clara determinação. De fato, depois de 1950, foram resolvidos oficialmente não mais que seis casos, mesmo se os fenômenos tenham crescido de número, frequentemente sem uma guia clara e com o envolvimento de pessoas de muitas Dioceses. Portanto, presume-se que tantíssimos outros casos foram conduzidos de maneira diversa ou mesmo não foram tratados.

Para não procrastinar ainda mais a resolução de um caso específico relativo a evento de presumida origem sobrenatural, o Dicastério propôs recentemente ao Santo Padre que se pudesse encerrar o relativo discernimento não com uma declaração de supernaturalitate, mas com um Nihil obstat que permitisse ao Bispo aproveitar pastoralmente aquele fenômeno espiritual. A tal declaração se chegaria depois de se ter avaliado os diversos frutos espirituais e pastorais e a ausência de problemas importantes no evento. O Santo Padre considerou tal proposta como uma “solução justa”.

Novos aspectos

Os elementos expostos nos levaram a propor, com as novas Normas, um procedimento diverso em relação ao passado, mas também mais rico, com seis possíveis conclusões prudenciais para orientar o trabalho pastoral em torno aos eventos de presumida origem sobrenatural (cfr. I, nn. 17-22). A proposta destas seis determinações finais permite ao Dicastério e aos Bispos conduzir de modo adequado as problemáticas de casos muito diversos entre si, dos quais se tem conhecimento.

Entre estas possíveis conclusões não se inclui normalmente uma declaração acerca da sobrenaturalidade do fenômeno objeto de discerimento, isto é a possibilidade de afirmar com certeza moral que ele provém de uma decisão de Deus, que o teria querido de modo direto. Ao invés, a concessão do Nihil obstat indica simplesmente, como já explicava Papa Bento XVI, que a respeito daquele fenômeno os fiéis «são autorizados a dar-lhe, de modo prudente, a sua adesão». Não se tratando de uma delaração sobre a sobrenaturalidade dos fatos, torna-se ainda mais claro, como dizia ainda Papa Bento XVI, que se trata somente de uma ajuda «da qual não é obrigatório fazer uso».[5] De outro lado, esta intervenção deixa naturalmente aberta a possibilidade de no futuro, prestando-se atenção ao desenvolvimento da devoção, intervir de modo diverso.

Deve-se notar ainda que chegar a uma declaração de “sobrenaturalidade”, por sua natureza, não apenas requer um tempo adequado de análise, mas pode dar espaço a que se emita hoje uma declaração de “sobrenaturalidade” e muitos anos depois um juízo de “não-sobrenaturalidade”, como de fato já aconteceu. Vale a pena recordar um caso de presumidas aparições dos anos ’50, em que o Bispo, no ano 1956, emitiu uma sentença definitiva de “não-sobrenaturalidade”. No ano seguinte, o então Santo Ofício aprovou as determinações daquele Bispo. Em seguida, pediu-se novamente a aprovação daquela veneração, mas em 1974 a Congregação para a Doutrina da Fé declarou a respeito da mesmas aparições um constat de non supernaturalitate. Sucessivamente, em 1996, o Bispo do lugar reconheceu aquela devoção e um sucessivo Bispo do mesmo lugar, em 2002, reconheceu a “origem sobrenatural” das aparições e a devoção se difundiu em outros Países. Por último, a pedido da Congregação para a Doutrina da Fé, em 2020, o novo Bispo reafirmou o “juízo negativo” dado precedentemente pela mesma Congregação, impondo que cessasse qualquer divulgação a respeito das presumidas aparições e revelações. Foram necessários cerca de setenta tormentosos anos para se chegar à conclusão do caso.

Hoje, tem-se a convicção de que essas situações complicadas, que produzem confusão entre os fiéis, devam ser sempre evitadas, assumindo um envolvimento mais veloz e explícito deste Dicastério e evitando que o discernimento se dirija a uma declaração de “sobrenaturalidade”, com fortes expectativas, ansiedades e até mesmo pressões a respeito. Tal declaração de “sobrenaturalidade” é, pois, substituída ou por um Nihil obstat, que autoriza um trabalho pastoral positivo, ou por uma outra determinação adaptada à situação concreta.

Os procedimentos previstos pelas novas Normas, com a proposta de seis possíveis decisões prudenciais, permitem chegar num tempo razoável a uma resolução que ajude o Bispo a conduzir a situação relativa a eventos de presumida origem sobrenatural, antes que eles tomem dimensões muito problemáticas, sem um necessário discernimento eclesial.

Todavia, de uma parte permanece firme a possibilidade que o Santo Padre intervenha autorizando, em via totalmente excepcional, a proceder a uma declaração de sobrenaturalidade dos eventos: trata-se de uma exceção, que de fato se verificou só em pouquíssimos casos nos últimos séculos.

De outra, como previsto pelas novas Normas, permanece a possibilidade de uma declaração de “não-sobrenaturalidade” apenas quando se verificam sinais objetivos e claramente indicativos de manipulação à base do fenômeno, como por exemplo quando um presumido vidente declara ter mentido, ou quando as provas indicam que o sangue de um crucifixo pertence ao presumido vidente etc.

Reconhecimento de uma ação do Espírito

A maior parte dos Santuários, que hoje são lugares privilegiados da piedade popular do Povo de Deus, não teve jamais, no curso da devoção que ali se exprime, uma declaração de sobrenaturalidade dos fatos que deram origem àquela devoção. O sensus fidelium intuiu que ali existia uma ação do Espírito Santo e não apareceram problemas importantes que requeressem uma intervenção dos Pastores.

Em muitos casos, a presença do Bispo e dos sacerdotes em certos momentos, como nas peregrinações ou na celebração de algumas Missas, era um modo implícito de reconhecer que não existiam objeções graves e que aquela experiência espiritual exercitava um influxo positivo na vida dos fiéis.

Em todo caso, um Nihil obstat permite aos Pastores agirem sem dúvidas nem lentidão para estar junto ao Povo de Deus no acolhimento dos dons do Espírito Santo, que podem brotar em meio a estes fatos. A expressão “em meio a”, utilizada nas novas Normas, ajuda a entender que, mesmo se não se emite a declaração de sobrenaturalidade sobre o próprio evento, de todo modo são reconhecidos com clareza os sinais de uma ação sobrenatural do Espírito Santo no contexto do acontecimento.

Em outros casos, junto com este reconhecimento, vê-se a necessidade de certos esclarecimentos ou purificações. Pode acontecer, de fato, que verdadeiras ações do Espírito Santo em uma situação concreta, que podem ser justamente apreciadas, apareçam misturadas a elementos meramente humanos, como desejos pessoais, recordações, ideias às vezes obsessivas, ou a «algum erro de ordem natural não devido a má intenção, mas à percepção subjetiva do fenômeno» (II, art. 15, 2°). De resto, «não se pode colocar uma experiência de visão, sem ulteriores considerações, diante ao dilema rigoroso de ser correta em todos os pontos, ou de dever ser considerada completamente uma ilusão humana ou diabólica».[6]

O envolvimento e o acompanhamento do Dicastério

É importante entender que as novas Normas evidenciam a competência deste Dicastério. De uma parte, permanece firme que o discernimento é tarefa do Bispo Diocesano. De outra, devendo reconhecer que, hoje mais que nunca, estes fenômenos envolvem muitas pessoas que pertencem a outras Dioceses e se difundem rapidamente em diversas regiões e Países, as novas Normas estabelecem que o Dicastério deve ser consultado e intervir sempre para dar uma aprovação final a quanto for decidido pelo Bispo, antes que este torne pública a determinação sobre um evento de presumida origem sobrenatural. Se antes intervinha, mas pedia ao Bispo de não o mencionar, hoje o Dicastério manifesta publicamente o seu envolvimento e acompanha o Bispo na determinação final. Tornando público o quanto decidido, o Bispo deve, pois, dizer: «de comum acordo com o Dicastério para a Doutrina da Fé».

De qualquer modo, como já contemplado nas Normas de 1978, (IV, 1 b), também as novas Normas preveem que, em alguns casos, o Dicastério pode intervir motu proprio (cfr. II, art. 26). De fato, depois de se ter chegado a uma determinação clara, as novas Normas preveem que «o Dicastério se reserva, em todo caso, a possibilidade de intervir novamente, seguindo o desenvolvimento do fenômeno» (II, art. 22 §3) e pedem ao Bispo para «continuar a vigiar» (II, art. 24), para o bem dos fiéis.

Deus está sempre presente na história e não deixa jamais de enviar-nos os dons de sua graça através da ação do Espírito Santo, a fim de renovar dia a dia a nossa fé em Jesus Cristo, Salvador do mundo. Compete aos Pastores da Igreja a tarefa de tornar seus fiéis sempre atentos a esta presença de amor da Santíssima Trindade em meio a nós, bem como de defender os fiéis de todo engano. Estas novas Normas não são outra coisa que um modo concreto com que o Dicastério para a Doutrina da Fé coloca-se a serviço dos Pastores na escuta dócil ao Espírito que opera no fiel Povo de Deus.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefeito

Introdução

1. Jesus Cristo é a Palavra definitiva de Deus, «o Primeiro e o Último» (Ap 1,17). Ele é a plenitude e o cumprimento da Revelação: tudo aquilo que Deus quis revelar, realizou-o mediante o seu Filho, Palavra feita carne. Portanto, «a economia cristã, enquanto é a Aliança nova e definitiva, não passará jamais e não se deve esperar alguma outra revelação pública antes da manifestação gloriosa do Senhor nosso Jesus Cristo».[7]

2. Na Palavra revelada encontra-se tudo aquilo de que a vida cristã necessita. São João da Cruz afirma que o Pai, «desde o momento em que doou o seu Filho, que é a sua única e definitiva Palavra, disse-nos tudo de uma só vez nesta Palavra e não tem mais nada a dizer. […] De fato, aquilo que nos tempos passados dizia parcialmente aos profetas, disse-nos totalmente no seu Filho, dando-nos este tudo que é o seu Filho. Por isso, quem quisesse ainda interrogar o Senhor e pedir-lhe visões ou revelações, não só cometeria uma insensatez, mas ofenderia a Deus, porque não fixa o seu olhar unicamente em Cristo e busca coisas diversas ou novidades além dele».[8]

3. No tempo da Igreja, o Espírito Santo conduz os fiéis de todas as épocas «à verdade toda inteira» (Jo 16, 13) para que «o entendimento da Revelação se torne sempre mais profundo».[9] É o Espírito Santo que nos guia a uma sempre maior compreensão do mistério de Cristo, porque «mesmo sendo muitos os mistérios e as maravilhas descobertas […] no presente estado de vida, permanece, porém, por dizer e por entender a sua maior parte e assim há ainda muito que aprofundar em Cristo. Ele, de fato, é como uma mina rica de imensas veias de tesouros, dos quais, por mais que se vá a fundo, não se encontra o fim; antes, em cada cavidade descobrem-se novos filões de riquezas».[10]

4. Se, por um lado, tudo o que Deus quis revelar, realizou-o mediante o seu Filho, e na Igreja de Cristo são postos à disposição de todos os batizados os meios ordinários de santidade, por outro, o Espírito Santo pode conceder a algumas pessoas experiências de fé totalmente particulares, cujo fim não é «aquele de ‘melhorar’ ou de ‘completar’ a Revelação definitiva de Cristo, mas de ajudar a vivê-la mais plenamente em uma determinada época histórica».[11]

5. Com efeito, a santidade é um chamado que diz respeito a todos os batizados: é nutrida pela vida de oração e pela participação na vida sacramental e se exprime em uma existência cheia de amor para com Deus e o próximo.[12] Na Igreja recebemos o amor de Deus, manifestado plenamente em Cristo (cfr. Jo 3, 16) e «derramado nos nossos corações por meio do Espírito Santo que nos foi dado» (Rm 5, 5). Quem se deixa docilmente guiar pelo Espírito Santo faz experiência da presença e da ação da Trindade, de modo que uma existência assim vivida, como ensina Papa Francisco, traduz-se numa vida mística que, ainda que «privada de fenômenos extraordinários, propõe-se a todos os fiéis como experiência cotidiana de amor»[13].

6. Todavia, verificam-se às vezes fenômenos (por exemplo, presumidas aparições, visões, locuções interiores ou externas, escritos ou mensagens, fenômenos ligados a imagens religiosas, fenômenos psicofísicos e de outra natureza) que parecem ultrapassar os limites da experiência cotidiana e que se apresentam como tendo presumida origem sobrenatural. Falar de modo acurado de tais eventos pode superar a capacidade da linguagem humana (cfr. 2Cor 12, 2-4). Com o advento dos modernos meios de comunicação, tais fenômenos podem atrair a atenção ou suscitar a perplexidade de numerosos fiéis e a sua notícia pode difundir-se muito rapidamente, de modo que os Pastores da Igreja são chamados a enfrentar com solicitude tais eventos, isto é, a avaliar os seus frutos, a purificá-los de elementos negativos ou a colocar de sobreaviso os fiéis quanto aos perigos que deles derivam (cfr. 1Jo 4, 1).

7. Ainda, com o desenvolvimento dos atuais meios de comunicação e com o incremento das peregrinações, estes fenômenos alcançam dimensões nacionais e até mundiais, de modo que uma decisão relativa a uma Diocese pode ter consequências também em outros lugares.

8. Quando junto a particulares experiências espirituais verificam-se igualmente fenômenos físicos e psicológicos que não são imediatamente explicáveis com o uso da pura razão, corresponde à Igreja a delicada tarefa de encaminhar um atento estudo e discernimento de tais fenômenos.

9. Na sua Exortação apostólica Gaudete et exsultate, Papa Francisco recorda que o único modo de saber se uma coisa vem do Espírito Santo é o discernimento, que se deve pedir e cultivar na oração.[14] Esse é um dom divino que ajuda os Pastores da Igreja a realizar aquilo que diz São Paulo: «examinai tudo, ficai com o que é bom» (1Ts 5, 21). Para assistir os Bispos Diocesanos e as Conferências Episcopais na realização do discernimento a respeito dos fenômenos de presumida origem sobrenatural, o Dicastério para a Doutrina da Fé promulga as seguintes Normas para proceder no discernimento de presumidos fenômenos sobrenaturais.

I. ORIENTAÇÕES GERAIS

A. Natureza do discernimento

10. Segundo as Normas apresentadas a seguir, a Igreja poderá realizar o dever de discernir: a) se seja possível encontrar nos fenômenos de presumida origem sobrenatural a presença de sinais de uma ação divina; b) se nos eventuais escritos ou mensagens daqueles que são envolvidos nos presumidos fenômenos em questão nada exista de contrastante com a fé e os bons costumes; c) se seja lícito valorizar seus frutos espirituais ou se resulte necessário purificá-los de elementos problemáticos ou colocar de sobreaviso os fiéis quanto aos perigos deles derivantes; d) se seja aconselhável uma valorização pastoral por parte da Autoridade eclesiástica competente.

11. Ainda que as seguintes disposições prevejam a possibilidade de um discernimento no sentido do n. 10, deve-se precisar que, em via ordinária, não se deverá prever um reconhecimento positivo por parte da Autoridade eclesiástica acerca da origem divina de presumidos fenômenos sobrenaturais.

12. No caso em que seja concedido por parte do Dicastério um Nihil obstat (cfr. infra, n. 17), tais fenômenos não se tornam objeto de fé – isto é, os fiéis não são obrigados a prestar a eles um assentimento de fé – mas, como no caso de carismas reconhecidos pela Igreja, «representam algumas vias para aprofundar o conhecimento de Cristo e para doar-se mais generosamente a ele, enraizando-se ao mesmo tempo sempre mais na comunhão com todo o Povo cristão».[15]

13. De resto, também quando se concede um Nihil obstat para os processos de canonização, isto não implica uma declaração de autenticidade dos eventuais fenômenos sobrenaturais presentes na vida de uma persona, assim como foi evidenciado no decreto di canonização de Santa Gemma Galgani: «[Pius XI] feliciter elegit ut super heroicis virtutibus huius innocentis aeque ac poenitentis puellae suam mentem panderet, nullo tamen per praesens decretum (quod quidem numquam fieri solet) prolato iudicio de praeternaturalibus Servae Dei charismatibus».[16]

14. Ao mesmo tempo, é necessário constatar que certos fenômenos, que poderiam ter origem sobrenatural, às vezes aparecem conexos a experiências humanas confusas, a expressões imprecisas do ponto de vista teológico ou a interesses não totalmente legítimos.

15. O discernimento dos presumidos fenômenos sobrenaturais é feito desde o início pelo Bispo Diocesano, ou eventualmente por outra Autoridade eclesiástica, indicadas nos artigos 4-6 infra, em diálogo com o Dicastério. Em todo caso, não podendo jamais faltar uma particular atenção orientada ao bem comum de todo o Povo de Deus, «o Dicastério se reserva de qualquer forma […] a possibilidade de avaliar os elementos morais e doutrinais de tal experiência e o uso que se faz dela».[17] Não se deve ignorar que às vezes o discernimento pode ocupar-se também de delitos, manipulações das pessoas, danos à unidade da Igreja, proveitos econômicos indevidos, graves erros doutrinais etc., que poderiam provocar escândalos e minar a credibilidade da Igreja.

B. Conclusões

16. O discernimento dos presumidos fenômenos sobrenaturais poderá chegar a conclusões que se exprimirão normalmente em um dos termos indicados a seguir.

17. Nihil obstat — Mesmo se não se exprime nenhuma certeza sobre a autenticidade sobrenatural do fenômeno, reconhecem-se muitos sinais de uma ação do Espírito Santo “em meio”[18] a uma dada experiência espiritual, não tendo sido relevados, pelo menos até aquele momento, aspectos particularmente críticos ou arriscados. Por esta razão, encoraja-se o Bispo Diocesano a apreciar o valor pastoral e a promover a difusão dessa proposta espiritual, inclusive através de eventuais peregrinações a um lugar sacro.

18. Prae oculis habeatur — Ainda que se reconheçam importantes sinais positivos, percebem-se igualmente alguns elementos de confusão ou possíveis riscos que requerem, por parte do Bispo Diocesano, um atento discernimento e diálogo com os destinatários de uma dada experiência espiritual. Se existirem escritos ou mensagens, poderia ser necessário um esclarecimento doutrinal.

19. Curatur — Relevam-se diversos ou significativos elementos críticos, mas ao mesmo tempo já existe uma ampla difusão do fenômeno e uma presença de frutos espirituais a ele coligados e verificáveis. Desaconselha-se uma proibição a seu respeito, que poderia perturbar o Povo de Deus. Em todo caso, o Bispo Diocesano é solicitado a não encorajar esse fenômeno, a buscar expressões alternativas de devoção e, eventualmente, a reorientar seu perfil espiritual e pastoral.

20. Sub mandato — Os elementos críticos relevados não são ligados ao fenômeno em si, o qual é rico de elementos positivos, mas a uma pessoa, a uma família ou a um grupo de pessoas que fazem dele um uso impróprio. Utiliza-se uma experiência espiritual para uma particular e indevida vantagem econômica cometendo atos imorais ou desenvolvendo uma atividade pastoral paralela àquela já presente no território eclesiástico, sem aceitar as indicações do Bispo Diocesano. Neste caso, a condução pastoral do lugar específico em que se verifica o fenômeno é confiada ou ao Bispo Diocesano ou a uma outra pessoa delegada pela Santa Sé, a qual, quando não seja capaz de intervir diretamente, buscará alcançar um acordo razoável.

21. Prohibetur et obstruatur — Mesmo em presença de legítimos interesses e de alguns elementos positivos, os elementos críticos e os riscos são graves. Por isso, para evitar ulteriores confusões ou até mesmo escândalos que poderiam causar dano à fé das pessoas simples, o Dicastério pede ao Bispo Diocesano que declare publicamente que a adesão a esse fenômeno não é permitida e que ofereça contemporaneamente uma catequese para ajudar a compreender as razões da decisão e a reorientar as legítimas preocupações espirituais daquela parte do Povo de Deus.

22. Declaratio de non supernaturalitate — Neste caso o Bispo Diocesano é autorizado pelo Dicastério a declarar que o fenômeno é reconhecido como não sobrenatural. Esta decisão deve ser baseada sobre fatos e evidências concretos e provados. Por exemplo, quando um presumido vidente declara ter mentido, ou quando testemunhas credíveis fornecem elementos de juízo que permitem descobrir a falsificação do fenômeno, a intenção errada ou a mitomania.

23. À luz de quanto exposto acima, reafirma-se que normalmente nem o Bispo Diocesano, nem as Conferências Episcopais, nem o Dicastério declararão que estes fenômenos são de origem sobrenatural, mesmo nos casos em que se conceda um Nihil obstat (cfr. n. 11). Todavia, o Santo Padre poderá autorizar que se realize um procedimento a respeito.

II. PROCEDIMENTOS A SEREM SEGUIDOS

A. Normas substanciais

Art. 1 – Compete ao Bispo Diocesano, em diálogo com a Conferência Episcopal nacional, examinar os casos de presumidos fenômenos sobrenaturais que tenham ocorrido no seu próprio território e formular o juízo final sobre eles, a ser submetido à aprovação do Dicastério, inclusive quanto à eventual promoção de um culto ou de uma devoção ligados a eles.

Art. 2 – Depois de ter investigado os eventos em questão, compete ao Bispo Diocesano transmitir ao Dicastério para a Doutrina da Fé, juntamente com o próprio voto, os resultados da investigação – realizada segundo as normas elencadas a seguir – e intervir segundo as indicações fornecidas pelo Dicastério. Compete ao Dicastério, em todo caso, avaliar o modo de proceder do Bispo Diocesano e aprovar ou não a determinação por ele proposta a ser atribuída ao caso específico.

Art. 3 § 1 – O Bispo Diocesano se absterá de dar qualquer declaração pública relativa à autenticidade ou sobrenaturalidade de tais fenômenos e de todo envolvimento com eles; não deve porém cessar de vigiar para intervir, se necessário, com celeridade e prudência, seguindo os procedimentos indicados pelas seguintes normas.

§ 2 – Se porventura, em correlação ao presumido evento sobrenatural, surgissem formas de devoção, mesmo sem um culto propriamente dito, o Bispo Diocesano tem o grave dever de iniciar o quanto antes uma acurada investigação canônica com o fim de salvaguardar a fé e prevenir abusos.

§ 3 – O Bispo Diocesano tenha particular cuidado em conter, com os meios à sua disposição, as manifestações religiosas confusas ou a divulgação de eventuais materiais relativos ao presumido fenômeno sobrenatural (por exemplo: lacrimações de imagens sacras, sudorações, sangramentos, mutações de Hóstias consagradas etc.), com o fim de não alimentar um clima sensacionalista (cfr. art. 10).

Art. 4 – Quando for implicada a competência de mais Bispos Diocesanos, seja em razão do lugar de domicílio das pessoas envolvidas no presumido fenômeno, seja em razão do lugar de difusão das formas de culto ou de devoção popular, tais Bispos, tendo consultado o Dicastério para a Doutrina da Fé, podem constituir uma Comissão interdiocesana que, presidida por um deles, proveja à instrutória segundo os artigos seguintes. A tal fim podem servir-se também da ajuda dos meios predispostos pela Conferência Episcopal.

Art. 5 – No caso em que os presumidos fatos sobrenaturais envolvam a competência de Bispos Diocesanos pertencentes à mesma Província Eclesiástica, o Metropolita, tendo consultado a Conferência Episcopal e o Dicastério para a Doutrina da Fé e com mandato deste último, pode assumir o encargo de constituir e presidir a Comissão referida no art. 4.

Art. 6 § 1 – Nos lugares em que se tenha constituído a Região Eclesiástica mencionada nos cânones 433-434 CIC e os presumidos fatos sobrenaturais envolverem aquele território, o Bispo Presidente peça ao Dicastério para a Doutrina da Fé o especial mandato para proceder.

§ 2 – Neste caso, os procedimentos seguirão, por analogia, o quanto previsto no art. 5, observando-se as indicações recebidas do Dicastério.

B. Normas de procedimento

Fase instrutória

Art. 7 § 1 – Toda vez que o Bispo Diocesano tenha notícia, ao menos verossímil, de fatos de presumida origem sobrenatural relativos à fé católica, ocorridos no território de sua competência, informe-se com prudência, pessoalmente ou através de um Delegado, sobre os eventos e sobre as circunstâncias e tenha o cuidado de recolher tempestivamente todos os elementos úteis para uma primeira avaliação.

§ 2 Se os fenômenos podem ser facilmente geridos quanto às pessoas diretamente envolvidas e não se percebe nenhum perigo para a comunidade, não se proceda ulteriormente, consultando-se previamente o Dicastério, ainda que permaneça o dever de vigilância.

§ 3 No caso em que forem envolvidas pessoas que dependem de diversos Bispos Diocesanos, sejam escutados os pareceres destes Bispos. Quando um presumido fenômeno tem origem em um lugar e comporta ulteriores efeitos em outras sedes, poderá ser avaliado diversamente nestas últimas. Em tal caso, cada Bispo Diocesano tem sempre o poder de decidir, no âmbito do próprio território, de acordo com o que considera pastoralmente prudente, consultando-se previamente o Dicastério.

§ 4 – Se porventura no presumido fenômeno fossem envolvidos objetos variados, o Bispo Diocesano, pessoalmente ou através de um Delegado, pode dispor que sejam colocados em um lugar seguro e custodiado, enquanto se aguardam esclarecimentos sobre o caso. Quando se trata de um presumido milagre eucarístico, as espécies consagradas devem ser conservadas em um lugar reservado e de modo adequado.

§ 5 – Quando os elementos recolhidos parecerem suficientes, o Bispo Diocesano decida sobre o encaminhamento da fase de avaliação do fenômeno, para propor ao Dicastério no seu Votum um juízo conclusivo segundo o superior interesse da fé da Igreja, a fim de salvaguardar e promover o bem espiritual dos fiéis.

Art. 8 § 1 – O Bispo Diocesano[19] constitua uma Comissão de investigação, que entre seus membros deve constar ao menos de um teólogo, um canonista e um perito escolhido segundo a natureza do fenômeno,[20] cuja finalidade não é somente chegar a uma declaração sobre a veridicidade dos fatos, mas aprofundar cada aspecto do evento, de modo a fornecer ao Bispo Diocesano todo elemento útil para uma avaliação.

§ 2 – Os membros da Comissão de investigação sejam de íntegra fama, de fé segura, de doutrina certa, de provada prudência e não sejam envolvidos, nem direta nem indiretamente, com as pessoas ou com os fatos objeto de discernimento.

§ 3 – O mesmo Bispo Diocesano nomeie um Delegado, escolhido entre os membros da Comissão ou externo a esses, com a tarefa de coordenar e presidir os trabalhos e de predispor as sessões.

§ 4 – O Bispo Diocesano ou o seu Delegado nomeie também um Notário com a tarefa de assistir às reuniões e de redigir as atas dos interrogatórios e de todo outro ato da Comissão. Ao Notário compete cuidar para que as atas sejam devidamente assinadas e que todos os atos objeto da instrutória sejam recolhidos e, bem ordenados, sejam custodiados no arquivo da Cúria. O Notário provê ainda à convocação e prepara a documentação das sessões.

§ 5 – Todos os membros da Comissão são obrigados a manter o segredo de ofício, prestando o juramento.

Art. 9 § 1 Os interrogatórios sejam realizados em analogia a quanto prescrito pela normativa universal (cfr. can. 1558-1571 CIC; can. 1239-1252 CCEO) e sejam conduzidos sobre a base de perguntas formuladas pelo Delegado, depois de um adequado confronto com os outros membros da Comissão.

§ 2 A deposição juramentada das pessoas envolvidas nos presumidos fatos sobrenaturais seja prestada na presença da inteira Comissão ou ao menos de alguns membros. Quando os fatos do caso se baseiam sobre um testemunho ocular, é preciso examinar as testemunhas o quanto antes possível, para beneficiar-se da proximidade temporal ao evento.

§ 3 Os confessores das pessoas envolvidas, que afirmam terem sido protagonistas de fatos de origem sobrenatural não podem testemunhar sobre a inteira matéria que conheceram através da confissão sacramental.[21]

§ 4 Os diretores espirituais das pessoas envolvidas, que afirmam terem sido protagonistas de fatos de origem sobrenatural não podem testemunhar sobre a matéria que conheceram através da direção espiritual, a menos que as pessoas interessadas autorizem por escrito a deposição.

Art. 10 – Se no material instrutório confluírem textos escritos ou outros elementos (vídeo, áudio, fotográfico) divulgados com os meios de comunicação, tendo como autor uma pessoa envolvida no presumido fenômeno, tal material seja submetido a um acurado exame feito por especialistas (cfr. art. 3 §3), cujo resultado será inserido na documentação instrutória pelo Notário.

Art. 11 § 1 – Quando os fatos extraordinários mencionados no art. 7 §1 se referirem a objetos de natureza variada (cfr. art. 3 §3), a Comissão encaminhe uma acurada investigação sobre tais objetos através dos especialistas que a compõem ou de outros, individuados para o caso, de modo a se chegar a uma avaliação de caráter científico, doutrinal e canonístico, que seja de ajuda à sucessiva avaliação.

§ 2 – Quando eventuais amostras de natureza orgânica relacionadas ao evento extraordinário exigirem particulares exames de laboratório e, em todo caso, de tipo técnico-científico, a Comissão confie o estudo a especialistas que sejam realmente peritos na área própria de tal investigação.

§ 3 – No caso em que o fenômeno se refira ao Corpo e ao Sangue do Senhor sob os sinais sacramentais do pão e do vinho, tenha-se uma particular atenção para que as eventuais análises sobre os mesmos não deem ocasião a uma falta de respeito para com o Santíssimo Sacramento, garantindo a devoção a ele devida.

§ 4 – Quando os presumidos fatos extraordinários causarem problemas de ordem pública, o Bispo Diocesano colabore com a autoridade civil competente.

Art. 12 – Quando os presumidos eventos sobrenaturais se prolongarem durante a instrutória e a situação aconselhar intervenções prudenciais, o Bispo Diocesano não hesite em agir, mediante aqueles atos de bom governo que evitem manifestações descontroladas ou duvidosas de devoção ou a promoção de um culto fundado sobre elementos ainda não definidos.

Fase avaliativa

Art. 13 – O Bispo Diocesano, com a ajuda dos membros da Comissão por ele instituída, avalie aprofundadamente o material recolhido, segundo os critérios principais de discernimento supracitados (cfr. n. 10-23) e os critérios positivos e negativos que seguem, que devem ser aplicados de modo combinado.

Art. 14 – Entre os critérios positivos, não se deixe de julgar:

1°. A credibilidade e a boa fama das pessoas que afirmam ser destinatárias de eventos sobrenaturais ou ser diretamente envolvidas em tais fatos, bem como das testemunhas escutadas. Em particular, considere-se o equilíbrio psíquico, a honestidade e a retidão na vida moral, a sinceridade, a humildade e a docilidade para com a autoridade eclesiástica, a disponibilidade em colaborar com esta, a promoção de um espírito de autêntica comunhão eclesial.

2°. A ortodoxia doutrinal do fenômeno e da eventual mensagem a ele conexa.

3°. O caráter imprevisível do fenômeno, a partir do qual apareça claramente que não é fruto da iniciativa das pessoas envolvidas.

4°. Os frutos de vida cristã. Entre estes, verifique-se a presença do espírito de oração, conversões, vocações sacerdotais e à vida religiosa, testemunhos de caridade, como também uma sadia devoção e frutos espirituais abundantes e constantes. Avalie-se a contribuição de tais frutos no crescimento da comunhão eclesial.

Art. 15 – Entre os critérios negativos, verifiquem-se acuradamente:

1°. A eventual presença de um erro manifesto acerca do fato.

2°. Eventuais erros doutrinais. A propósito, é necessário considerar a possibilidade que o sujeito que afirma ser destinatário de eventos de origem sobrenatural tenha acrescentado, também inconscientemente, a uma revelação privada elementos puramente humanos ou algum erro de ordem natural, não devido à má intenção, mas à percepção subjetiva do fenômeno.

3°. Um espírito sectário, que gera divisão no tecido eclesial.

4°. Uma busca evidente de lucro, poder, fama, notoriedade social, interesse pessoal ligado diretamente ao fato.

5°. Atos gravemente imorais realizados pelo sujeito ou por seus seguidores no momento ou em ocasião do fato.

6°. Alterações psíquicas ou tendências psicopáticas presentes no sujeito, que possam ter exercido influência sobre o presumido fato sobrenatural, ou senão psicose, histeria coletiva ou outros elementos reconduzíveis a um horizonte patológico.

Art. 16 – Deve-se considerar como sendo de particular gravidade moral o uso de eventuais experiências sobrenaturais ou de elementos místicos reconhecidos como meio ou pretexto para exercer domínio sobre as pessoas ou cometer abusos.

Art. 17 – A avaliação dos resultados instrutórios, no caso dos presumidos fenômenos sobrenaturais mencionados no art. 7 §1, realize-se com acurada diligência, seja quanto às pessoas envolvidas, seja ao exame técnico-científico eventualmente realizado.

Fase conclusiva

Art. 18 – Concluída a instrutória e examinados atentamente os eventos e as informações recolhidas,[22] considerados também os efeitos que os presumidos fatos tenham provocado no Povo de Deus a ele confiado, com especial atenção à fecundidade dos frutos espirituais gerados pela eventual nova devoção, o Bispo Diocesano, com a ajuda do Delegado, prepare um relatório sobre o presumido fenômeno. Tendo em conta todos os fatos do caso, positivos e negativos, redija seu Votum pessoal a respeito, propondo ao Dicastério seu juízo conclusivo, normalmente segundo uma das seguintes fórmulas:[23]

1°. Nihil obstat

2°. Prae oculis habeatur

3°. Curatur

4°. Sub mandato

5°. Prohibetur et obstruatur

6°. Declaratio de non supernaturalitate

Art. 19 – Terminada a investigação, sejam transmitidos ao Dicastério para a Doutrina da Fé todos os atos relativos ao caso examinado para a aprovação final.

Art. 20 – O Dicastério procederá à avaliação dos atos do caso, examinando os elementos morais e doutrinais de tal experiência e o uso que deles foi feito, juntamente com o Votum do Bispo Diocesano. O Dicastério poderá requerer ao Bispo Diocesano ulteriores informações ou pedir outros pareceres, ou senão, em situações extremas, proceder a um novo exame do caso, distinto daquele realizado pelo Bispo Diocesano. À luz dessa avaliação, confirmará ou não a determinação proposta pelo Bispo Diocesano.

Art. 21 § 1 – Recebida a resposta do Dicastério e em consonância com este, salvo diversa indicação por parte do mesmo, o Bispo Diocesano dará a conhecer, com clareza, ao Povo de Deus o juízo sobre os fatos em questão.

§ 2 – O Bispo Diocesano terá o cuidado de informar a Conferência Episcopal nacional sobre a determinação aprovada pelo Dicastério.

Art. 22 § 1 – No caso em que se conceda um Nihil obstat (cfr. art. 18, 1°), o Bispo Diocesano dará a máxima atenção à correta apreciação dos frutos derivantes do fenômeno examinado, prosseguindo a vigilância sobre eles, com prudência. Neste caso, o Bispo Diocesano indicará claramente, mediante Decreto, a natureza da autorização e os limites de um eventual culto permitido, precisando que os fiéis «são autorizados a dar […], de modo prudente, a sua adesão».[24]

§ 2 – O Bispo Diocesano ainda estará atento a que os fiéis não considerem nenhuma das determinações acima como uma aprovação do caráter sobrenatural do fenômeno.

§ 3 – O Dicastério se reserva, em todo caso, a possibilidade de intervir novamente, seguindo o desenvolvimento do fenômeno.

Art. 23 § 1 – No caso em que se adote uma determinação cautelar (cfr. art. 18, 2°-4°) ou negativa (cfr. art. 18, 5°-6°), esta deve ser publicada formalmente pelo Bispo Diocesano, depois da aprovação do Dicastério. Ela seja redigida com uma linguagem clara e compreensível a todos, tendo-se avaliado a oportunidade de tornar conhecidas as razões da decisão tomada e os fundamentos doutrinais da fé católica implicados, de modo a favorecer o crescimento de uma sadia espiritualidade.

§ 2 – Ao comunicar uma eventual decisão negativa, o Bispo Diocesano pode omitir notícias que comportariam injusto prejuízo às pessoas envolvidas.

§ 3 – Sobre uma eventual continuação do divulgar-se de escritos ou mensagens, os legítimos Pastores vigiem, segundo o can. 823 CIC (cfr. can. 652 § 2; 654 CCEO), reprovando os abusos e tudo quanto produza dano à reta fé e aos bons costumes ou, de qualquer modo, seja perigoso para o bem das almas. A tal fim, pode-se recorrer à imposição dos meios ordinários, entre os quais os preceitos penais (cfr. can. 1319 CIC; can. 1406 CCEO).

§ 4 – O recurso mencionado no § 3 é particularmente oportuno no caso em que os comportamentos a serem reprovados se refiram a objetos ou lugares correlatos aos presumidos fenômenos sobrenaturais.

Art. 24 – Qualquer que seja a determinação aprovada, o Bispo Diocesano, pessoalmente ou através de um Delegado, tem o dever de continuar a vigiar sobre o fenômeno e sobre as pessoas envolvidas, exercitando especificamente o seu poder ordinário.

Art. 25 – No caso em que os presumidos fenômenos sobrenaturais forem reconduzíveis com certeza a uma deliberada intenção mistificadora e enganadora para fins diversos (por exemplo, lucro e outros interesses pessoais), o Bispo Diocesano aplicará, avaliando caso a caso, a vigente normativa canônica penal.

Art. 26 – O Dicastério para a Doutrina da Fé tem a faculdade de intervir motu proprio em qualquer momento e estado do discernimento relativo aos presumidos fenômenos sobrenaturais.

Art. 27 – As presentes Normas substituem integralmente as precedentes, de 25 de fevereiro de 1978.

O Sumo Pontífice Francisco, na Audiência concedida ao subscrito Prefeito e ao Secretário para a Seção Doutrinal do Dicastério para a Doutrina da Fé, no dia 4 de maio de 2024, aprovou as presentes Normas, deliberadas na Sessão Ordinária deste Dicastério em 17 de abril de 2024, e ordenou a sua publicação, estabelecendo que elas entrem em vigor aos 19 de maio de 2024, na solenidade de Pentecostes.

Dado em Roma, junto à sede do Dicastério para a Doutrina da Fé, aos 17 de maio de 2024.

Víctor Manuel Card. Fernández

Prefeito

Mons. Armando Matteo

Secretário

para a Seção Doutrinal

Ex Audientia Die 04.05.2024

FRANCISCUS

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[1] S. João da Cruz, Noite escura II, 17, 6, in Id., Obras completas, Petrópolis, Vozes, 20027.

[2] Id., Cântico espiritual B, prol., 1.

[3] Id., Noite escura II, 17, 8.

[4] Id., Chama viva de amor B III, 47.

[5] Bento XVI, Exort. Ap. Verbum Domini (30 de setembro de 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[6] K. Rahner, Visioni e profezie. Mistica ed esperienza della trascendenza, Milano, Vita e Pensiero, 19952, pp. 95-96.

[7] Conc. Ecum. Vat. II, Const. dogm. Dei Verbum (18 de novembro de 1965), n. 4: AAS 58 (1966), p. 819.

[8] S. João da Cruz, Subida do monte Carmelo, 2, 22, 3-5, in Id., Obras completas, Petrópolis, Vozes, 20027; cfr. Catecismo da Igreja Católica, n. 65.

[9] Conc. Ecum. Vat. II, Const. dogm. Dei Verbum (18 de novembro de 1965), n. 5: AAS 58 (1966), p. 819.

[10] S. João da Cruz, Cântico espiritual B, 37, 4.

[11] Catecismo da Igreja Católica, n. 67. Cfr. Congregação para a Doutrina da Fé, A mensagem de Fátima (26 de junho de 2000), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000.

[12] Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Const. dogm. Lumen gentium (7 de dezembro de 1965), nn. 39-42: AAS 57 (1965), pp. 44-49; Francisco, Exort. Ap. Gaudete et exsultate (19 de março 2018), nn. 10-18, 143: AAS 110 (2018), pp. 1114-1116, 1150-1151; Id., Carta Ap. Totum amoris est (28 de dezembro de 2022), passim: L’Osservatore Romano, 28 de dezembro de 2022, pp. 8-10.

[13] Francisco, Exort. Ap. C’est la confiance (15 de outubro de 2023), n. 35: L’Osservatore Romano, 16 de outubro de 2023, p. 3.

[14] Cfr. Francisco, Exort. Ap. Gaudete et exsultate (19 de março de 2018), nn. 166 e 173: AAS 110 (2018), pp. 1157 e 1159-1160.

[15] S. João Paulo II, Mensagem aos participantes do Congresso mundial dos Movimentos eclesiais promovido pelo Pontifício Conselho para os Leigos (27 de maio de 1998), n. 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1: 1998, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, p. 1064. Cfr. Bento XVI, Exort. Ap. Verbum Domini (30 de setembro de 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696.

[16] Sacra Congregatio Rituum, Decretum beatificationis et canonizationis Servae Dei Gemmae Galgani, virginis saecularis: AAS 24 (1932), p. 57. «[Pio XI] quis de bom grado insistir sobre as virtudes heróicas desta moça, tanto inocente quanto penitente, mas sem que com o presente decreto (coisa que normalmente jamais acontece) se emita um juízo sobre os carismas preternaturais da Serva de Deus».

[17] Dicastério para a Doutrina da Fé, Carta ao Bispo de Como acerca de um presumido vidente (25 de setembro de 2023).

[18] A expressão “em meio a” não quer dizer “por meio de” ou “através de”, mas indica que em um determinado contexto, não necessariamente de origem sobrenatural, o Espírito Santo opera coisas boas.

[19] Ou outra autoridade eclesiástica segundo os artigos 4-6 supra.

[20] Por exemplo: um médico, melhor se for especializado em algumas disciplinas conexas, como psiquiatria, hematologia etc.; um biólogo; um químico etc.

[21] Cfr. can. 983 § 1; 1550 § 2, 2° CIC; can. 733 § 1; 1231 § 1, 2° CCEO; Congregação para as Causas dos Santos, Instr. Sanctorum Mater para a realização dos inquéritos diocesanos ou das eparquias nas causas dos santos (17 de maio de 2007), art. 101-102: AAS 99 (2007), p. 494; Penitenciaria Apostólica, Nota sobre a importância do foro interno e a inviolabilidade do sigilo sacramental (29 de junho de 2019): AAS 111 (2019), pp. 1215-1218.

[22] Todas as provas testemunhais sejam detalhadamente avaliadas, aplicando todos os mencionados critérios, também à luz da normativa canônica sobre a força probatória dos testemunhos (cfr. ex analogia can. 1572 CIC; can. 1253 CCEO).

[23] Cfr. supra, n. 17-22.

[24] Bento XVI, Exort. Ap. Verbum Domini (30 de setembro de 2010), n. 14: AAS 102 (2010), p. 696. No mesmo parágrafo afirma-se: «A aprovação eclesiástica de uma revelação privada indica essencialmente que a relativa mensagem não contém nada que contraste com a fé e os bons costumes; é lícito torná-la pública e os fiéis são autorizados a dar a ela, de modo prudente, a sua adesão. […] É uma ajuda que é oferecida, mas da qual não é obrigatório fazer uso. Em todo caso, deve tratar-se de um nutrimento da fé, da esperança e da caridade, que são para todos a via permanente da salvação».

[00842-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

NORMY

POSTĘPOWANIA W ROZEZNAWANIU DOMNIEMANYCH ZJAWISK NADPRZYRODZONYCH

Prezentacja

Słuchając Ducha,
który działa w ludzie wiernym Bogu

Bóg jest obecny i działa w naszej historii. Duch Święty, który wypływa z serca zmartwychwstałego Chrystusa, działa w Kościele z Boską wolnością i ofiarowuje nam wiele cennych darów, które pomagają nam na drodze życia i skłaniają nas do duchowego dojrzewania w wierności Ewangelii. To działanie Ducha Świętego obejmuje również możliwość docierania do naszych serc poprzez pewne nadprzyrodzone wydarzenia, takie jak objawienia lub wizje Chrystusa lub Najświętszej Maryi Panny i inne zjawiska.

Nieraz wydarzenia te przynosiły wielkie bogactwo duchowych owoców, powodowały wzrost wiary, pobożności, braterstwa i służby, a w niektórych przypadkach dały początek różnym sanktuariom rozsianym po całym świecie, które dziś należą do istoty pobożności ludowej wielu narodów. Jest tak wiele życia i piękna, które Pan zasiewa poza naszymi schematami myślowymi i procedurami! Z tego powodu Normy postępowania w rozeznawaniu domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych, które obecnie przedstawiamy, nie mają być kontrolą, a tym bardziej próbą zgaszenia Ducha. W najbardziej pozytywnych przypadkach wydarzeń o domniemanym pochodzeniu nadprzyrodzonym w istocie „zachęca się biskupa diecezjalnego do docenienia wartości duszpasterskiej, a także do popierania rozpowszechniania tej duchowej propozycji” (I, nr 17).

Św. Jan od Krzyża zauważył, „jak niskie, niewystarczające i niewłaściwe są wszelkie określenia i słowa, jakich w tym życiu używamy odnośnie do rzeczy boskich”[1]. Nikt nie może w pełni wyrazić niezbadanych dróg działania Boga w ludziach: „Stąd też, choć tyle razy przez świętych doktorów były i będą objaśniane, to jednak nie ustaną nigdy dociekania nad nimi, gdyż tych tajemnic nie można wyrazić słowami. Wszelkie zaś objaśnienia nie dorównują zazwyczaj głębi ich istotnego znaczenia”[2]. Albowiem „droga ku Bogu jest tak tajemnicza i ukryta dla zmysłów duszy, jak dla zmysłów ciała są ukryte i niepoznawalne ścieżki na morzu”[3]. „Pan bowiem jest niebieskim Budowniczym i wzniesie w każdej duszy nadprzyrodzony gmach, jak zechce”[4].

Jednocześnie należy przyznać, że w niektórych przypadkach wydarzeń o domniemanym nadprzyrodzonym pochodzeniu pojawiają się bardzo poważne elementy krytyczne, przynoszące szkodę wiernym i w takich przypadkach Kościół musi działać z całą swoją duszpasterską troską. Mam na myśli, na przykład, wykorzystywanie takich zjawisk w celu osiągnięcia „zysku, władzy, sławy, rozgłosu społecznego, osobistych korzyści” (II, art. 15,4°), co może prowadzić nawet do ewentualnego popełniania czynów wielce niemoralnych (por. II, art. 15,5°) lub nawet „jako środka lub pretekstu do dominacji nad ludźmi lub popełniania nadużyć” (II, art. 16).

Nie można też ignorować przy okazji takich wydarzeń możliwości błędów doktrynalnych, niewłaściwego redukcjonizmu w przedstawianiu przesłania Ewangelii, szerzenia się ducha sekciarskiego itp. Wreszcie istnieje również możliwość, że wierni zostaną pociągnięci wydarzeniem, które przypisuje się Bożej inicjatywie, a które jest jedynie owocem czyjejś fantazji, pragnienia nowości, mitomanii lub skłonności do fałszerstw.

Dla rozeznawania w tej dziedzinie Kościół potrzebuje zatem jasnych procedur. Normy postępowania w rozeznawaniu domniemanych objawień i przesłań, które obowiązywały do dziś, zostały zatwierdzone przez św. Pawła VI w 1978 roku, ponad czterdzieści lat temu, w formie zastrzeżonej, a zostały oficjalnie opublikowane dopiero 33 lata później, w 2011 roku.

Niedawna rewizja

Stosując Normy z 1978 roku zdano sobie jednak sprawę, że podejmowanie decyzji wymagało bardzo długiego czasu, nawet kilku dziesięcioleci i że przez to niezbędne rozeznanie kościelne przychodziło zbyt późno.

Rewizja norm rozpoczęła się w 2019 roku, poprzez różne konsultacje przewidziane przez ówczesną Kongregację Nauki Wiary („kongres”, zgromadzenie konsultorów, Feria IV i posiedzenie plenarne). W ciągu tych pięciu lat opracowano kilka propozycji korekt, jednak wszystkie zostały uznane za niewystarczające.

Na „kongresie” Dykasterii 16 listopada 2023 roku ostatecznie stwierdzono potrzebę całkowitej i radykalnej rewizji projektu wypracowanego do tamtej pory oraz sporządzono nowy zarys dokumentu, zupełnie na nowo przemyślany w celu lepszego wyjaśnienia roli biskupa diecezjalnego i Dykasterii.

Nowy projekt został przedłożony do weryfikacji zgromadzeniu zastrzeżonemu, które odbyło się 4 marca 2024 roku. Jego ogólna opinia była pozytywna, chociaż zgłoszono pewne poprawki, które włączono do kolejnego projektu dokumentu.

Tekst został następnie przeanalizowany podczas Feria IV Dykasterii, która odbyła się 17 kwietnia 2024 roku. Podczas niej kardynałowie i biskupi-członkowie wyrazili swoją aprobatę. Ostatecznie nowe Normy zostały przedstawione 4 maja 2024 roku Ojcu Świętemu, który je zatwierdził i zarządził ich opublikowanie, postanawiając, że wejdą w życie na 19 maja 2024 roku, w uroczystość Zesłania Ducha Świętego.

Powody powstania nowego projektu Norm

We Wstępie do Norm z 1978 roku, opublikowanych w 2011 roku, ówczesny prefekt, kard. William Levada, wyjaśnił, że do kompetencji tej Dykasterii należało badanie przypadków „objawień, wizji i przesłań, pochodzących rzekomo ze źródeł nadprzyrodzonych”. Ówczesne Normy w rzeczywistości stwierdzały, że „obowiązkiem Kongregacji jest osądzenie i zaaprobowanie sposobu postępowania Ordynariusza” lub „ponowne przebadanie faktu” (IV,2).

W przeszłości Stolica Apostolska zdawała się akceptować wypowiedzi biskupów, takie jak: „Les fidèles sont fondés à la croire indubitable et certaine” (dekret biskupa Grenoble, 19 września 1851 roku), „Nie można podawać w wątpliwość rzeczywistości łez” (biskupi Sycylii, 12 grudnia 1953 roku). Wypowiedzi te były jednak sprzeczne z przekonaniem Kościoła, że wierni nie są mają obowiązku uznania autentyczności tych wydarzeń. Dlatego kilka miesięcy po tym ostatnim przypadku ówczesne Święte Oficjum wyjaśniło, że „nie podjęło jeszcze żadnej decyzji w sprawie Płaczącej Madonny [Syrakuzy/Sycylia]” (2 października 1954 roku). Co więcej, niedawno, odnosząc się do kwestii Fatimy, ówczesna Kongregacja Nauki Wiary wyjaśniła, że kościelne zatwierdzenie objawienia prywatnego wskazuje, że „związane z nim orędzie nie zawiera żadnych treści przeciwnych wierze i obyczajom” (26 czerwca 2000 roku).

Pomimo tego jasnego stanowiska, procedury stosowane de facto przez Dykasterię, także w ostatnich czasach były ukierunkowane na orzekanie o „nadprzyrodzoności” lub „braku nadprzyrodzoności” przez biskupa, w związku z czym niektórzy biskupi nalegali na możliwość wydania takiego pozytywnego orzeczenia. Nawet ostatnio niektórzy biskupi wyrażali się w takich słowach: „stwierdzam absolutną prawdziwość faktów”, „wierni muszą bezsprzecznie uznać za prawdziwe…” itd. Takie wypowiedzi w rzeczywistości prowadziły wiernych do myślenia, że mają obowiązek wierzyć w te objawienia, które czasami były cenione bardziej niż sama Ewangelia.

Przy rozpatrywaniu tego typu spraw, a w szczególności przy wypracowywaniu oświadczenia na ich temat, praktyką stosowaną przez niektórych biskupów było uprzednie zwracanie się do Dykasterii o niezbędne upoważnienie. Kiedy jednak otrzymywali upoważnienie, proszono ich o niewymienianie Dykasterii w oświadczeniu. Tak było na przykład w bardzo niewielu przypadkach, które zostały rozstrzygnięte w ostatnich dziesięcioleciach: „Sans impliquer notre Congrégation” (list do biskupa Gap, 3 sierpnia 2007 roku); „Dykasteria nie powinna być wspominana w takim oświadczeniu” (kongres z 11 maja 2001 roku, dotyczący biskupa Gikongoro). Oznacza to, że biskup nie mógł nawet wspomnieć o zatwierdzeniu przez Dykasterię. Zarazem jednak niektórzy inni biskupi, których diecezji również dotyczyły te zjawiska, prosili Dykasterię o wydanie opinii w celu uzyskania większej jasności.

Ten szczególny sposób postępowania, który wywoływał niemałe zamieszanie, pomaga zrozumieć, że Normy z 1978 roku nie są już wystarczające i adekwatne do ukierunkowywania pracy zarówno biskupów, jak i Dykasterii, a dziś staje się to jeszcze bardziej problematyczne, zwłaszcza że istnieje małe prawdopodobieństwo, iż dane zjawisko pozostanie ograniczone do jednego miasta lub jednej diecezji. Spostrzeżenie to pojawiło się już w ówczesnej Kongregacji Nauki Wiary, podczas zgromadzenia plenarnego w 1974 roku, kiedy jej członkowie przyznali, że wydarzenie o domniemanym pochodzeniu nadprzyrodzonym często „nieuchronnie wykracza poza granice diecezji, a nawet narodu i […] sprawa automatycznie osiąga rozmiary, które mogą uzasadniać interwencję najwyższej władzy Kościoła”. Jednocześnie Normy z 1978 r. uznawały, „że jest rzeczą trudną, jeśli nie niemal niemożliwą, formułowanie z pożądaną szybkością osądów, jakie w przeszłości wieńczyły dochodzenia w tych sprawach (constat de supernaturalitate, non constat de supernaturalitate)” (Normy z 1978 roku, Nota wstępna).

Konsekwencją oczekiwania na orzeczenie co do nadprzyrodzoności danego wydarzenia było to, że tylko bardzo nieliczne przypadki zostały jednoznacznie rozstrzygnięte. W rzeczywistości po 1950 r. oficjalnie rozstrzygnięto nie więcej niż sześć spraw, chociaż zjawiska narastały często bez jasnego prowadzenia i przy zaangażowaniu osób z wielu diecezji. W związku z tym przypuszcza się, że wiele innych spraw zostało potraktowanych inaczej lub nie zajęto się nimi wcale.

Aby nie zwlekać dłużej z rozstrzygnięciem konkretnej sprawy dotyczącej wydarzenia o domniemanym nadprzyrodzonym pochodzeniu, Dykasteria zaproponowała ostatnio Ojcu Świętemu, aby zakończyć jej rozeznanie nie deklaracją de supernaturalitate, ale Nihil obstat, co pozwoliłoby biskupowi uzyskiwać korzyści duszpasterskie z tego duchowego fenomenu. Taka deklaracja została wydana po dokonaniu oceny różnych owoców duchowych i duszpasterskich oraz stwierdzeniu braku znaczących krytycznych aspektów w tym wydarzeniu. Ojciec Święty uznał tę propozycję za „słuszne rozwiązanie”.

Nowe aspekty

Powyższe elementy skłoniły nas do zaproponowania, za pomocą niniejszych nowych Norm, procedury innej niż w przeszłości, a także bogatszej, z sześcioma możliwymi rozważnymi rozstrzygnięciami, które mogą ukierunkować pracę duszpasterską w odniesieniu do wydarzeń o domniemanym nadprzyrodzonym pochodzeniu (por. I, nr 17-22). Propozycja tych sześciu ostatecznych rozstrzygnięć pozwala Dykasterii i biskupom na odpowiednie rozwiązywanie problemów związanych z bardzo różnymi przypadkami, o których wiadomo.

Te możliwe rozstrzygnięcia zwykle nie zawierają orzeczenia o nadprzyrodzoności rozeznawanego zjawiska, tj. możliwości stwierdzenia z moralną pewnością, że wynika ono z decyzji Boga, który chciał go w bezpośredni sposób. Natomiast udzielenie Nihil obstat wskazuje po prostu, jak już wyjaśnił Papież Benedykt XVI, że w odniesieniu do danego zjawiska „wierni mogą przyjąć je w roztropny sposób”. Ponieważ nie jest to orzeczenie o nadprzyrodzoności faktów, staje się jeszcze jaśniejsze, jak stwierdził również Papież Benedykt XVI, że jest to jedynie pomoc, przy czym „nie mamy obowiązku z niej korzystać”[5]. Z drugiej strony, ta interwencja oczywiście pozostawia otwartą możliwość, że przy uwzględnieniu rozwoju pobożności, w przyszłości może zaistnieć potrzeba innej interwencji.

Należy również zauważyć, że dojście do orzeczenia o „nadprzyrodzoności” z samej swojej natury nie tylko wymaga odpowiedniego czasu na analizę, ale może uwzględnić możliwość wydania sądu o „nadprzyrodzoności” obecnie, a po latach o „braku nadprzyrodzoności”, co w rzeczywistości miało miejsce. Warto przypomnieć przypadek domniemanych objawień z lat pięćdziesiątych, kiedy to w 1956 roku biskup wydał ostateczny osąd „braku nadprzyrodzoności”. W następnym roku ówczesne Święte Oficjum zatwierdziło kroki podjęte przez tegoż biskupa. Następnie ponownie zwrócono się o zatwierdzenie tego kultu. Jednak w 1974 roku Kongregacja Nauki Wiary w odniesieniu do tych rzekomych objawień orzekła constat de non supernaturalitate. Następnie, w 1996 roku miejscowy biskup uznał to nabożeństwo, a inny biskup z tego samego miejsca, w 2002 roku, uznał „nadprzyrodzone pochodzenie” objawień, a nabożeństwo rozprzestrzeniło się na inne kraje. Wreszcie, na prośbę ówczesnej Kongregacji Nauki Wiary, w 2020 roku nowy biskup potwierdził „negatywny osąd” wydany uprzednio przez tę samą Kongregację, nakazując zaprzestanie rozpowszechniania jakichkolwiek informacji na temat domniemanych objawień i przesłań. Tak więc potrzeba było około siedemdziesięciu męczących lat, aby zakończyć całą sprawę.

Dzisiaj doszliśmy do przekonania, że należy zawsze unikać tych skomplikowanych sytuacji, które powodują zamieszanie u wiernych, poprzez szybsze i wyraźniejsze zaangażowanie tej Dykasterii oraz unikanie sytuacji, w których rozeznanie zmierza w do orzeczenia o „nadprzyrodzoności”, co wiąże się z wysokimi oczekiwaniami, obawami, a nawet presją w tym zakresie. Taka deklaracja „nadprzyrodzoności” będzie z reguły zastępowana albo przez Nihil obstat, które upoważnia do pozytywnej pracy duszpasterskiej, albo przez inne postanowienie dostosowane do konkretnej sytuacji.

Procedury przewidziane przez nowe Normy, wraz z propozycją sześciu możliwych rozważnych decyzji, umożliwiają podjęcie decyzji w bardziej racjonalnym czasie, co pomoże biskupowi postępować w sytuacji dotyczącej wydarzeń o domniemanym nadprzyrodzonym pochodzeniu, zanim przybiorą one bardzo problematyczne rozmiary, bez niezbędnego rozeznania kościelnego.

Pozostaje jednak możliwość, że Ojciec Święty zainterweniuje, zezwalając, w drodze zupełnego wyjątku, na podjęcia postępowania w sprawie ewentualnego stwierdzenia nadprzyrodzoności danych wydarzeń: jest to wszak wyjątek, który w rzeczywistości w ostatnich stuleciach miał miejsce tylko w bardzo niewielu przypadkach.

Z drugiej strony, jak przewidują nowe Normy, pozostaje niezmienna możliwość stwierdzenia „braku nadprzyrodzoności”, tylko wtedy, gdy pojawiają się obiektywne znaki, które wyraźnie wskazują na manipulację będącą u podstaw danego zjawiska, np. gdy domniemany widzący oświadcza, że kłamał lub gdy dowody wskazują, że krew z krucyfiksu należy do domniemanego widzącego itp.

Uznanie działania Ducha Świętego

Większość sanktuariów, które dziś są szczególnymi miejscami pobożności ludowej ludu Bożego, nigdy nie uzyskała podczas trwania wyrażającej się tam formy pobożności orzeczenia o nadprzyrodzoności faktów, które dały początek tego rodzaju formie pobożności. Lud Boży zmysłem wiary wyczuł, że istnieje tam działanie Ducha Świętego i nie pojawiły się żadne poważne elementy krytyczne, które wymagałyby interwencji pasterzy.

W wielu przypadkach obecność biskupa i kapłanów w niektórych momentach, takich jak pielgrzymki lub celebracja niektórych mszy świętych, była dorozumianym sposobem uznania, że nie ma poważnych zastrzeżeń i że to duchowe doświadczenie wywarło pozytywny wpływ na życie wiernych.

W każdym razie deklaracja Nihil obstat pozwala pasterzom działać bez wątpliwości i zwłoki, aby towarzyszyć ludowi Bożemu w przyjmowaniu darów Ducha Świętego, które mogą pojawić się pośród tych wydarzeń. Wyrażenie „pośród”, użyte w nowych Normach, pomaga zrozumieć, że nawet jeśli nie wydaje się orzeczenia o nadprzyrodzoności samego wydarzenia, to jednak wyraźnie rozpoznaje się znaki nadprzyrodzonego działania Ducha Świętego w kontekście tego, co się dzieje.

W innych przypadkach, wraz z tym uznaniem dostrzega się potrzebę pewnych wyjaśnień lub oczyszczenia. Może się bowiem zdarzyć, że prawdziwe działanie Ducha Świętego w konkretnej sytuacji, które można słusznie docenić, pojawia się zmieszane z elementami czysto ludzkimi, takimi jak osobiste pragnienia, wspomnienia, czasem obsesyjne pomysły, lub z „pewnymi błędami pochodzenia naturalnego, nie wynikającymi ze złej intencji, ale z subiektywnego postrzegania zjawiska” (II, art. 15,2°). Co więcej, „nie można stawiać doświadczenia widzenia, bez głębszego zastanowienia, przed rygorystycznym dylematem, czy ma być ono we wszystkich punktach poprawne, czy też winno być uważane za całkowicie ludzką lub diaboliczną iluzję”[6].

Zaangażowanie i towarzyszenie ze strony Dykasterii

Ważne jest, aby zrozumieć, że nowe Normy jasno określają postanowienia co do kompetencji Dykasterii. Z jednej strony pozostaje niezmienny fakt, że rozeznawanie jest zadaniem biskupa diecezjalnego. Z drugiej strony, ponieważ trzeba uznać, że dziś bardziej niż kiedykolwiek zjawiska te dotyczą wielu osób należących do innych diecezji i szybko rozprzestrzeniają się w różnych regionach i krajach, nowe Normy stanowią, że zawsze trzeba się konsultować z Dykasterią i winna ona zawsze się wypowiadać, aby ostatecznie zatwierdzić decyzję biskupa, zanim ten ostatni opublikuje rozstrzygnięcie w sprawie wydarzenia o domniemanym pochodzeniu nadprzyrodzonym. Podczas gdy wcześniej Dykasteria zabierała głos, ale biskup był proszony o jej niewymienianie, dziś publicznie manifestuje ona swoje zaangażowanie i towarzyszy biskupowi w podjęciu ostatecznej decyzji. Przy podawaniu do publicznej wiadomości tego, co zostało postanowione, będzie zatem stwierdzone: „w porozumieniu z Dykasterią Nauki Wiary”.

Jednakże, jak już przewidywały Normy z 1978 roku (IV, 1 b), również nowe Normy przewidują, że w niektórych przypadkach Dykasteria może interweniować motu proprio (II, art. 26). W rzeczywistości, po osiągnięciu jasnego rozstrzygnięcia, nowe Normy stanowią, że „Dykasteria zastrzega sobie możliwość, w każdym przypadku, ponownej interwencji w związku z rozwojem danego zjawiska” (II, art. 22 § 3) i wymaga od biskupa „dalszego zachowywania czujności” (II, art. 24) dla dobra wiernych.

Bóg jest zawsze obecny w historii ludzkości i nigdy nie przestaje zsyłać nam swoich darów łaski poprzez działanie Ducha Świętego, aby z dnia na dzień odnawiać naszą wiarę w Jezusa Chrystusa, Zbawiciela świata. Do pasterzy Kościoła należy sprawianie, by ich wierni zawsze pamiętali o tej pełnej miłości obecności Trójcy Przenajświętszej pośród nas, podobnie jak ich zadaniem jest strzeżenie wiernych przed wszelkim oszustwem. Te nowe Normy są niczym innym jak konkretnym sposobem, w jaki Dykasteria Nauki Wiary pragnie służyć pasterzom w posłusznym słuchaniu Ducha działającego w wiernym ludzie Bożym.

Víctor Manuel Kard. Fernández

Prefekt

Wprowadzenie

1. Jezus Chrystus jest ostatecznym Słowem Boga, „Pierwszym i Ostatnim” (Ap 1,17). On jest pełnią i wypełnieniem Objawienia: wszystko, co Bóg chciał objawić, uczynił przez swojego Syna, Słowo, które stało się ciałem. „Toteż chrześcijańska ekonomia […], jako nowe i ostateczne przymierze, nigdy nie przeminie i nie należy się już więcej oczekiwać żadnego publicznego objawienia przed chwalebnym ukazaniem się Pana naszego Jezusa Chrystusa”[7].

2. W objawionym Słowie jest wszystko, czego potrzebuje życie chrześcijańskie. Św. Jan od Krzyża stwierdza, że Ojciec „dał nam […] swego Syna, który jest jedynym Jego Słowem […] przez to jedno Słowo powiedział nam wszystko naraz. I nie ma już nic więcej do powiedzenia. […] To bowiem, o czym częściowo mówił dawniej przez proroków, wypowiedział już całkowicie, dając nam Wszystko, tj. swojego Syna. Dzisiaj zatem, jeśliby ktoś jeszcze pytał Boga albo pragnął od Niego jakichś widzeń czy objawień, postąpiłby nie tylko błędnie, lecz również obraziłby Boga, nie mając oczu utkwionych w Chrystusie, bez pragnienia jakichś innych nowości”[8].

3. W czasie Kościoła Duch Święty prowadzi wierzących w każdej epoce „do całej prawdy” (J 16,13), tak aby „coraz głębsze stawało się zrozumienie Objawienia”[9]. W rzeczywistości to Duch Święty prowadzi nas coraz głębiej w rozumienie tajemnicy Chrystusa, ponieważ tajemnice te i doskonałości „są ukryte do tego stopnia, że choć wiele [z nich] […] odsłonili święci Doktorzy i zrozumiały dusze święte w tym życiu, to jednak niemal jeszcze wszystko zostało w nich do powiedzenia i zrozumienia. Ileż to rzeczy można odkrywać w Chrystusie, który jest jakby ogromną kopalnią z mnogimi pokładami skarbów, w które choćby się nie wiem jak wgłębiano nie znajdzie się ich kresu i końca. W każdym zaś zakątku tych Jego tajemnic napotkać można tu i tam nowe złoża nowych bogactw”[10].

4. Jeśli z jednej strony wszystko, co Bóg zechciał objawić, uczynił przez swojego Syna, a w Kościele Chrystusowym zwykłe środki świętości są dostępne dla każdego ochrzczonego, to z drugiej strony Duch Święty może udzielić niektórym ludziom bardzo szczególnych doświadczeń wiary, których celem „nie jest «ulepszanie» czy «uzupełnianie» ostatecznego Objawienia Chrystusa, lecz pomoc w pełniejszym przeżywaniu go w jakiejś epoce historycznej”[11].

5. Świętość jest bowiem powołaniem, które dotyczy wszystkich ochrzczonych: karmi się życiem modlitwy i uczestnictwem w życiu sakramentalnym i wyraża się w egzystencji przepojonej miłością do Boga i bliźniego[12]. W Kościele otrzymujemy miłość Boga, w pełni objawioną w Chrystusie (por. J 3,16) i „rozlaną w sercach naszych przez Ducha Świętego, który został nam dany” (Rz 5,5). Kto posłusznie pozwala się prowadzić Duchowi Świętemu, doświadcza obecności i działania Trójcy Świętej, tak że egzystencja przeżywana w ten sposób, jak naucza Papież Franciszek, owocuje życiem mistycznym, które, choć „pozbawione wszelkich nadzwyczajnych znaków, proponuje się wszystkim wierzącym jako codzienne doświadczenie miłości”[13].

6. Czasami jednak występują zjawiska (np. rzekome objawienia, wizje, wewnętrzne lub zewnętrzne głosy, pisma lub przesłania, zjawiska związane z obrazami religijnymi, zjawiska psychofizyczne i innej natury), które wydają się wykraczać poza granice codziennego doświadczenia i jawią się jako mające rzekome nadprzyrodzone pochodzenie. Dokładne mówienie o takich wydarzeniach może przekraczać zdolność ludzkiego języka (por. 2 Kor 12,2-4). Wraz z pojawieniem się nowoczesnych środków komunikacji, takie zjawiska mogą przyciągać uwagę lub wzbudzać zakłopotanie wielu wierzących, a wiadomość o nich może rozprzestrzeniać się bardzo szybko, toteż pasterze Kościoła winni zajmować się takimi wydarzeniami z troską, to znaczy doceniać ich owoce, oczyszczać je z negatywnych elementów lub ostrzegać wiernych przed niebezpieczeństwami z nich wynikającymi (por. 1 J 4,1).

7. Co więcej, wraz z rozwojem dzisiejszych środków komunikacji i wzrostem liczby pielgrzymek, zjawiska te osiągają wymiar narodowy, a nawet światowy, tak że decyzja dotycząca jednej diecezji ma konsekwencje również gdzie indziej.

8. Kiedy w związku ze szczególnymi doświadczeniami duchowymi pojawiają się również zjawiska fizyczne i psychiczne, których nie można natychmiast wyjaśnić za pomocą samego tylko rozumu, obowiązkiem Kościoła jest podjęcie starannego badania i rozeznawania tych zjawisk.

9. W adhortacji apostolskiej Gaudete et exsultate Papież Franciszek przypomina, że jedynym sposobem, aby dowiedzieć się, czy coś pochodzi od Ducha Świętego, jest rozeznanie, o które należy prosić i które należy pielęgnować na modlitwie[14]. Jest to Boży dar, który pomaga pasterzom Kościoła realizować słowa św. Pawła: „Wszystko badajcie, a co szlachetne – zachowujcie!” (1 Tes 5,21). Aby towarzyszyć biskupom diecezjalnym i konferencjom episkopatów w rozeznawaniu zjawisk o domniemanym nadprzyrodzonym pochodzeniu, Dykasteria Nauki Wiary ogłasza następujące Normy postępowania w rozeznawaniu domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych.

I. OGÓLNE WYTYCZNE

A. Natura rozeznawania

10. Zgodnie z poniższymi normami Kościół może wypełniać obowiązek rozeznania: (a) czy w zjawiskach o domniemanym pochodzeniu nadprzyrodzonym można dostrzec obecność znaków działania Bożego; (b) czy w ewentualnych pismach lub przesłaniach osób zaangażowanych w domniemane zjawiska, o których mowa, nie ma niczego, co byłoby sprzeczne z wiarą i dobrymi obyczajami; (c) czy dozwolone jest docenianie ich duchowych owoców, czy też konieczne jest oczyszczenie ich z elementów problematycznych lub ostrzeżenie wiernych przed niebezpieczeństwami z nich wynikającymi; (d) czy wskazane jest, aby ich walor duszpasterski został uznany przez kompetentną władzę kościelną.

11. Chociaż poniższe rozporządzenia przewidują możliwość rozeznania w sensie, o którym mowa w nrze 10, należy wyjaśnić, że w zwyczajnym przypadku, nie należy oczekiwać pozytywnego uznania przez władzę kościelną boskiego pochodzenia domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych.

12. W przypadku udzielenia Nihil obstat przez Dykasterię (por. poniżej, nr 17) takie zjawiska nie stają się przedmiotem wiary – to znaczy wierni nie są zobowiązani do przyjęcia ich aktem wiary – ale, podobnie jak w przypadku charyzmatów uznanych przez Kościół, „jawią się jako drogi wiodące do głębszego poznania Chrystusa i do pełniejszego oddania Mu samego siebie, a zarazem do głębszego zakorzenienia się w komunii całego chrześcijańskiego ludu”[15].

13. Z drugiej strony, nawet jeśli Nihil obstat jest przyznawane w procesach kanonizacyjnych, nie oznacza to deklaracji autentyczności ewentualnych zjawisk nadprzyrodzonych obecnych w życiu danej osoby, jak było to widoczne na przykład w dekrecie kanonizacyjnym św. Gemmy Galgani: «[Pius XI] feliciter elegit ut super heroicis virtutibus huius innocentis aeque ac poenitentis puellae suam mentem panderet, nullo tamen per praesens decretum (quod quidem numquam fieri solet) prolato iudicio de praeternaturalibus Servae Dei charismatibus»[16].

14. Jednocześnie należy zauważyć, że pewne zjawiska, które mogą mieć pochodzenie nadprzyrodzone, czasami jawią się jako związane z niejasnymi ludzkimi doświadczeniami, teologicznie nieprecyzyjnymi wyrażeniami lub nie do końca uzasadnionymi interesami.

15. Rozeznania domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych dokonuje od samego początku biskup diecezjalny lub ewentualnie przez inna władza kościelna, o czym mowa poniżej w artykułach 4-6, w dialogu z Dykasterią. W każdym razie, ponieważ nigdy nie może zabraknąć szczególnej troski o dobro wspólne całego ludu Bożego, „Dykasteria zastrzega sobie jednak […] możliwość oceny moralnych i doktrynalnych elementów tego doświadczenia i jego wykorzystania”[17]. Nie należy ignorować faktu, że czasami rozeznawanie może również dotyczyć przestępstw, manipulacji osobami, szkód dla jedności Kościoła, nienależnych korzyści finansowych, poważnych błędów doktrynalnych itp., które mogą powodować zgorszenie i podważać wiarygodność Kościoła.

B. Wnioski

16. Rozeznawanie domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych może prowadzić do decyzji, które zwykle będą wyrażone w jednym z następujących terminów:

17. Nihil obstat — Nawet jeśli nie wyraża się pewności co do nadprzyrodzonej autentyczności zjawiska, rozpoznaje się wiele znaków działania Ducha Świętego „pośród”[18] danego doświadczenia duchowego i przynajmniej do tej pory nie wykryto żadnych szczególnie krytycznych lub ryzykownych aspektów. Z tego powodu zachęca się biskupa diecezjalnego do docenienia wartości duszpasterskiej, a także do popierania rozpowszechniania tej duchowej propozycji, w tym poprzez ewentualne pielgrzymki do świętego miejsca.

18. Prae oculis habeatur — Chociaż rozpoznaje się ważne pozytywne znaki, dostrzega się również pewne elementy zamieszania lub możliwe ryzyko, które wymagają starannego rozeznania i dialogu biskupa diecezjalnego z odbiorcami danego doświadczenia duchowego. Jeśli istnieją pisma lub przesłania, może być konieczne wyjaśnienie doktrynalne.

19. Curatur — Zauważa się różne lub znaczące elementy krytyczne, ale jednocześnie zjawisko jest już szeroko rozpowszechnione i obecne są duchowe owoce z nim związane, które można zweryfikować. Odradza się wydanie zakazu dotyczącego tego zjawiska, bo mógłby on zaniepokoić lud Boży. W każdym razie wymaga się od biskupa diecezjalnego, aby nie promował tego zjawiska, szukał alternatywnych form pobożności i ewentualnie przekształcił jego profil duchowy i duszpasterski.

20. Sub mandato — Wykryte krytyczne kwestie nie są związane z samym zjawiskiem, które jest bogate w elementy pozytywne, ale z osobą, rodziną lub grupą osób, które robią z niego niewłaściwy użytek. Wykorzystuje się doświadczenie duchowe do osiągnięcia szczególnych i nienależnych korzyści finansowych, popełniając czyny niemoralne lub prowadząc działalność duszpasterską równoległą do tej, która jest już obecna na terytorium kościelnym, nie uznając wskazówek biskupa diecezjalnego. W takim przypadku kierownictwo duszpasterskie w konkretnym miejscu, w którym występuje zjawisko, powierza się albo biskupowi diecezjalnemu, albo innej osobie delegowanej przez Stolicę Apostolską, która, jeśli nie może interweniować bezpośrednio, powinna próbować osiągnąć rozsądne porozumienie.

21. Prohibetur et obstruatur — Chociaż istnieją uzasadnione prośby i pewne pozytywne elementy, poważne wydają się krytyczne elementy. Dlatego, aby uniknąć dodatkowego zamieszania, a nawet zgorszenia, które mogłoby podważyć wiarę ludu Bożego, Dykasteria wymaga od biskupa diecezjalnego, aby publicznie ogłosił, że przyjęcie tego zjawiska jest niedozwolone, a jednocześnie zapewnił odpowiednią katechezę, która mogłaby pomóc zrozumieć powody tej decyzji i rozwiać uzasadnione obawy duchowe tej części ludu Bożego.

22. Declaratio de non supernaturalitate — W tym przypadku biskup diecezjalny jest upoważniony przez Dykasterię do ogłoszenia, że zjawisko zostało uznane za nienadprzyrodzone. Decyzja ta musi opierać się na konkretnych i sprawdzonych faktach i dowodach. Na przykład, gdy domniemany widzący oświadcza, że kłamał lub gdy wiarygodni świadkowie dostarczają elementów osądu, które pozwalają odkryć fałszowanie zjawiska, błędną intencję lub mitomanię.

23. W świetle powyższego przypomina się, że ani biskup diecezjalny, ani konferencje episkopatów, ani Dykasteria, z reguły nie wydają oświadczenia, że dane zjawiska są pochodzenia nadprzyrodzonego, nawet jeśli udzielono Nihil obstat (por. nr 11). Pozostaje jednak w mocy, że Ojciec Święty może zezwolić na rozpoczęcie procedury w tym zakresie.

II. PROCEDURY

A. Normy materialne

Art. 1 – Obowiązkiem biskupa diecezjalnego, w porozumieniu z konferencją biskupów danego kraju, jest zbadanie przypadków domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych występujących na jego własnym terytorium i sformułowanie ostatecznej oceny na ich temat, w tym co do ewentualnego promowania kultu lub nabożeństwa z nimi związanych, która to ocena zostanie przedłożona Dykasterii do zatwierdzenia.

Art. 2 – Po zbadaniu przedmiotowych wydarzeń, biskup diecezjalny powinien przekazać wyniki dochodzenia – przeprowadzonego zgodnie z normami określonymi poniżej – wraz ze swoim stanowiskiem do Dykasterii Nauki Wiary i działać zgodnie ze wskazówkami przekazanymi przez Dykasterię. W każdym przypadku do Dykasterii należy ocena sposobu postępowania biskupa diecezjalnego i zatwierdzenie lub niezatwierdzenie ustalenia, jakie należy przypisać konkretnemu przypadkowi przez niego przedstawionemu.

Art. 3 § 1 – Biskup diecezjalny powstrzyma się od jakichkolwiek publicznych deklaracji dotyczących autentyczności lub nadprzyrodzoności tych zjawisk oraz od jakiegokolwiek angażowania się w nie; nie może jednak przestać czuwać, aby w razie potrzeby interweniować szybko i roztropnie, postępując zgodnie z procedurami wskazanymi w poniższych normach.

§ 2 – W przypadku pojawienia się form pobożności w związku z domniemanym wydarzeniem nadprzyrodzonym, nawet bez rzeczywistego kultu, biskup diecezjalny ma poważny obowiązek jak najszybszego wszczęcia dokładnego dochodzenia kanonicznego w celu ochrony wiary i zapobiegania nadużyciom.

§ 3 – Biskup diecezjalny musi zachować szczególną ostrożność, aby powstrzymać, również przy użyciu dostępnych mu środków, niejasne manifestacje religijności lub rozpowszechnianie jakichkolwiek materiałów związanych z domniemanym zjawiskiem nadprzyrodzonym (np. Łzy płynące ze świętych obrazów, pocenie się, krwawienie, zmiany zachodzące na konsekrowanych hostiach itp.), aby nie podsycać klimatu sensacyjności (por. Art. 11 § 1).

Art. 4 – Jeżeli ze względu na miejsce zamieszkania osób, których dotyczy domniemane zjawisko, albo ze względu na miejsce rozpowszechniania form kultu lub chociażby pobożności ludowej, kwestia wchodzi w kompetencje więcej niż jednego biskupa diecezjalnego, biskupi ci, po konsultacji z Dykasterią Nauki Wiary, mogą utworzyć komisję międzydiecezjalną, która pod przewodnictwem jednego z biskupów diecezjalnych przeprowadzi dochodzenie zgodnie z poniższymi artykułami. W tym celu mogą oni również korzystać z pomocy odpowiednich urzędów konferencji episkopatu.

Art. 5 – W przypadku, gdy domniemane wydarzenia nadprzyrodzone dotyczą kompetencji biskupów diecezjalnych należących do tej samej prowincji kościelnej, metropolita, po konsultacji z konferencją episkopatu oraz Dykasterią Nauki Wiary, z jej nadania, może podjąć się zadania ukonstytuowania i przewodniczenia Komisji, o której mowa w art. 4.

Art. 6 § 1 – W miejscach, w których ustanowiono region kościelny, o którym mowa w kanonach 433-434 KPK, a domniemane fakty nadprzyrodzone dotyczą tego terytorium, biskup przewodniczący zwraca się do Dykasterii Nauki Wiary o specjalny mandat do postępowania.

§ 2 – W takim przypadku procedury będą analogiczne do postanowień art. 5, zgodnie z instrukcjami otrzymanymi od samej Dykasterii.

B. Normy proceduralne

Etap dochodzenia

Art. 7 § 1 – Za każdym razem, gdy biskup diecezjalny otrzyma wiadomość, przynajmniej prawdopodobną, o faktach domniemanego nadprzyrodzonego pochodzenia dotyczących wiary katolickiej, które miały miejsce na terytorium podlegającym jego kompetencji, powinien roztropnie poinformować się, osobiście lub przez delegata, o wydarzeniach i okolicznościach oraz zadbać o niezwłoczne zebranie wszystkich elementów przydatnych do wstępnej oceny.

§ 2 Jeśli zjawiska są łatwe do opanowania w kręgu osób bezpośrednio zaangażowanych i nie dostrzega się zagrożenia dla wspólnoty, po konsultacji z Dykasterią nie należy podejmować dalszych działań, chociaż obowiązek zachowania czujności pozostaje.

§ 3 W przypadku, gdy w sprawę zaangażowane są osoby zależne od kilku biskupów diecezjalnych, należy wysłuchać opinii tych biskupów. Gdy domniemane zjawisko ma swój początek w jednym miejscu, a jego dalszy rozwój odbywa się w innych miejscach, może być ono oceniane inaczej w tych miejscach. W takim przypadku każdy biskup diecezjalny ma zawsze prawo decydować o tym, co uważa za roztropne z duszpasterskiego punktu widzenia na swoim terytorium, po konsultacji z Dykasterią.

§ 4 – Jeśli częścią domniemanego zjawiska są różnego rodzaju przedmioty, biskup diecezjalny, osobiście lub za pośrednictwem delegata, może nakazać umieszczenie ich w bezpiecznym i strzeżonym miejscu do czasu wyjaśnienia sprawy. W przypadku domniemanego cudu eucharystycznego, konsekrowane postacie muszą być przechowywane w zastrzeżonym miejscu i w odpowiedni sposób.

§ 5 – Jeśli zebrane elementy wydają się wystarczające, biskup diecezjalny decyduje, czy rozpocząć etap oceny zjawiska, aby zaproponować Dykasterii ostateczny jego osąd w swym Votum powziętym ze względu na wyższy interes wiary Kościoła oraz w celu ochrony i promowania duchowego dobra wiernych.

Art. 8 § 1 – Biskup diecezjalny[19] powołuje komisję dochodzeniową, w skład której powinien wchodzić przynajmniej jeden teolog, jeden kanonista i jeden ekspert wybrany na podstawie charakteru zjawiska[20], a której celem jest nie tylko stwierdzenie co do prawdziwości faktów, ale zgłębienie każdego aspektu tego wydarzenia, tak aby przekazać biskupowi diecezjalnemu wszelkich elementów przydatnych do oceny.

§ 2 – Członkowie komisji dochodzeniowej powinni cieszyć się nieskazitelną reputacją, wykazywać niewzruszoną wiarę, zdrową doktrynę i sprawdzoną roztropność oraz nie powinni być związani, bezpośrednio lub pośrednio, z osobami lub faktami, które są przedmiotem rozeznania.

§ 3 – Sam biskup diecezjalny wyznacza delegata, również wybranego spośród lub spoza członków Komisji, którego zadaniem jest koordynowanie i przewodniczenie jej pracom oraz przygotowywanie posiedzeń.

§ 4 – Biskup diecezjalny lub jego delegat wyznacza również notariusza, którego zadaniem jest uczestniczenie w posiedzeniach i protokołowanie przesłuchań oraz wszelkich innych czynności Komisji. Obowiązkiem notariusza jest dopilnowanie, aby protokoły zostały należycie podpisane, a wszystkie akta będące przedmiotem badania zostały zebrane i w należytym porządku przechowywane w archiwum kurii. Notariusz zajmuje się również zwołaniem zebrań i przygotowaniem dokumentacji.

§ 5 – Wszyscy członkowie Komisji są zobowiązani do zachowania tajemnicy urzędu, składając przysięgę.

Art. 9 § 1 Przesłuchania należy wykonywać analogicznie do tego, co przewidują normy uniwersalne (por. kan. 1558-1571 KPK; kan. 1239-1252 KKKW) i należy je przeprowadzać na podstawie pytań sformułowanych przez delegata, po odpowiedniej konsultacji z innymi członkami Komisji.

§ 2 Zaprzysiężone zeznania osób zaangażowanych w domniemane zdarzenia nadprzyrodzone należy składać w obecności całej Komisji lub przynajmniej niektórych jej członków. Jeśli fakty w sprawie opierają się na zeznaniach naocznych świadków, świadkowie powinni zostać przesłuchani tak wcześnie, jak to możliwe, aby wykorzystać czasową bliskość zdarzenia.

§ 3 Spowiednicy zaangażowanych osób, które twierdzą, że były uczestnikami wydarzeń o nadprzyrodzonym pochodzeniu, nie mogą zeznawać na temat wszelkiej materii, którą poznali poprzez spowiedź sakramentalną[21].

§ 4 Kierownicy duchowi zaangażowanych osób, które twierdzą, że były uczestnikami wydarzeń o nadprzyrodzonym pochodzeniu, nie mogą zeznawać na temat materii, którą poznali poprzez kierownictwo duchowe, chyba że zainteresowane osoby upoważnią je na piśmie do złożenia zeznania.

Art. 10 – Jeżeli teksty pisemne lub inne elementy (wideo, audio, fotograficzne) ujawnione przez media, których autorem jest osoba zaangażowana w domniemane zjawisko, zostaną włączone do materiału zebranego w dochodzeniu, materiały takie zostaną poddane dokładnemu badaniu przez biegłych (por. art. 3 § 3), którego wyniki zostaną włączone do dokumentacji sprawy przez notariusza.

Art. 11 § 1 – Jeżeli nadzwyczajne fakty, o których mowa w art. 7 § 1, odnoszą się do przedmiotów różnego rodzaju (por. art. 3 § 3), Komisja podejmuje staranne badanie tych przedmiotów za pośrednictwem ekspertów, którzy ją stanowią lub innych ekspertów wskazanych w danej sprawie, w celu uzyskania opinii o charakterze naukowym, doktrynalnym i kanonicznym, która pomoże w późniejszej ocenie.

§ 2 – Jeżeli jakiekolwiek materiały o charakterze organicznym związane ze zdarzeniem nadzwyczajnym wymagają specjalnych badań laboratoryjnych, a w każdym razie badań techniczno-naukowych, Komisja powierza badanie ekspertom, którzy są prawdziwymi znawcami w dziedzinie odnoszącej się do rodzaju badania.

§ 3 – Jeśli zjawisko dotyczy Ciała i Krwi Pańskiej w sakramentalnych znakach chleba i wina, należy zachować szczególną ostrożność, aby jakakolwiek ich analiza nie spowodowała braku szacunku dla Najświętszego Sakramentu, gwarantując należną mu cześć.

§ 4 – Jeśli domniemane nadzwyczajne fakty powodują problemy związane z porządkiem publicznym, biskup diecezjalny powinien współpracować z właściwymi władzami cywilnymi.

Art. 12 – Jeśli domniemane wydarzenia nadprzyrodzone będą trwały w trakcie dochodzenia i jeśli sytuacja będzie nakazywała rozważne interwencje, biskup diecezjalny nie powinien wahać się, aby podjąć te działania o charakterze dobrego zarządzania, celem uniknięcia niekontrolowanych lub wątpliwych przejawów pobożności lub aktywacji kultu opartego na jeszcze nieokreślonych elementach.

Etap oceny

Art. 13 – Biskup diecezjalny, również z pomocą członków powołanej przez siebie Komisji, dokonuje wnikliwej oceny zebranego materiału, zgodnie z głównymi kryteriami rozeznania wymienionymi powyżej (por. nr 10-23) oraz następującymi po nich kryteriami pozytywnymi i negatywnymi, które mogą być również stosowane łącznie.

Art. 14 – Wśród pozytywnych kryteriów oceny nie można pominąć:

1°. Wiarygodność i dobre imię osób, które twierdzą, że są odbiorcami nadprzyrodzonych wydarzeń lub są bezpośrednio zaangażowane w takie fakty, a także przesłuchanych świadków. W szczególności należy wziąć pod uwagę równowagę psychiczną, uczciwość i prawość w życiu moralnym, szczerość, pokorę i stałą uległość wobec władzy kościelnej, gotowość do współpracy z nią oraz promowanie ducha autentycznej komunii kościelnej.

2°. Prawowierność doktrynalna danego zjawiska i ewentualnie związanego z nim przesłania.

3°. Nieprzewidywalny charakter zjawiska, z którego jasno wynika, że nie jest ono wynikiem inicjatywy zaangażowanych osób.

4°. Owoce życia chrześcijańskiego. Wśród nich powinno się zweryfikować istnienie ducha modlitwy, nawrócenia, powołania do kapłaństwa i życia zakonnego, świadectwa miłości, a także zdrowa pobożność oraz obfite i stałe owoce duchowe. Należy ocenić wkład tych owoców we wzrost komunii kościelnej.

Art. 15 – Wśród kryteriów negatywnych należy dokładnie sprawdzić następujące:

1°. Ewentualna obecność oczywistego błędu co do faktu.

2°. Ewentualne błędy doktrynalne. W tym względzie należy wziąć pod uwagę możliwość, że osoba, który twierdzi, że jest odbiorcą wydarzeń pochodzenia nadprzyrodzonego, dodaje – nawet nieświadomie – czysto ludzkie elementy do prywatnego objawienia lub pewne błędy pochodzenia naturalnego, niewynikające ze złej intencji, ale z subiektywnego postrzegania zjawiska.

3°. Duch sekciarski, który generuje podział w łonie Kościoła.

4°. Ewidentne dążenie do zysku, władzy, sławy, rozgłosu społecznego, osobistych korzyści ściśle związanych z faktem.

5°. Poważne czyny niemoralne, popełnione w czasie lub przy okazji zdarzenia przez daną osobę lub jej zwolenników.

6°. Zmiany psychiczne lub tendencje psychopatyczne u danej osoby, które mogły mieć wpływ na domniemany fakt nadprzyrodzony lub psychoza, zbiorowa histeria czy inne elementy, które można przypisać zakresowi patologicznemu.

Art. 16 – Za szczególnie obciążające moralnie należy uznać wykorzystywanie domniemanych doświadczeń nadprzyrodzonych lub uznanych elementów mistycznych jako środka lub pretekstu do dominacji nad ludźmi.

Art. 17 – Ocena wyników dochodzenia w przypadku domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych, o których mowa w art. 7 § 1, ma być przeprowadzona z należytą starannością, z poszanowaniem zarówno osób zaangażowanych, jak i ewentualnego badania techniczno-naukowego domniemanego zjawiska nadprzyrodzonego.

Etap końcowy

Art. 18 – Po zakończeniu badania wstępnego i po dokładnej analizie wydarzeń i zebranych informacji[22], biorąc również pod uwagę wpływ, jaki domniemane fakty wywarły na powierzony mu lud Boży, ze szczególnym uwzględnieniem owoców duchowych wynikających z nowej pobożności, która mogła się pojawić, biskup diecezjalny, z pomocą delegata, przygotowuje raport na temat domniemanego zjawiska. Biorąc pod uwagę wszystkie fakty sprawy, zarówno pozytywne, jak i negatywne, sporządza on osobiste Votum w tej sprawie, proponując Dykasterii swój ostateczny osąd, zwykle według jednej z następujących formuł:[23]

1°. Nihil obstat

2°. Prae oculis habeatur

3°. Curatur

4°. Sub mandato

5°. Prohibetur et obstruatur

6°. Declaratio de non supernaturalitate

Art. 19 – Po zakończeniu badania wszystkie akty dotyczące badanej sprawy są przekazywane do Dykasterii Nauki Wiary w celu ostatecznego zatwierdzenia.

Art. 20 – Dykasteria przystąpi zatem do zbadania dokumentacji sprawy, oceniając elementy moralne i doktrynalne tego doświadczenia oraz jego wykorzystania, a także Votum biskupa diecezjalnego. Dykasteria może zażądać dodatkowych informacji od biskupa diecezjalnego lub poprosić o inne opinie, a w skrajnych przypadkach przystąpić do nowego badania sprawy, odrębnego od tego przeprowadzonego przez biskupa diecezjalnego. W świetle przeprowadzonego badania, dykasteria przystąpi do potwierdzenia lub odrzucenia decyzji zaproponowanej przez biskupa diecezjalnego.

Art. 21 § 1 – Po otrzymaniu odpowiedzi Dykasterii, o ile nie wskaże ona inaczej, biskup diecezjalny, w porozumieniu z Dykasterią, w jasny sposób przedstawi Ludowi Bożemu ocenę faktów dotyczących zdarzeniach.

§ 2 – Biskup diecezjalny będzie odpowiedzialny za poinformowanie konferencji episkopatu danego kraju o decyzji zatwierdzonej przez Dykasterię.

Art. 22 § 1 – W przypadku udzielenia Nihil obstat (por. art. 18,1°), biskup diecezjalny zwróci najwyższą uwagę na właściwe docenienie owoców wynikających z badanego zjawiska, nadal czuwając nad nimi z roztropną troską. W takim przypadku biskup diecezjalny wyraźnie wskaże dekretem naturę zezwolenia i granice ewentualnie dozwolonego kultu, precyzując, że wierni „mogą przyjąć [go] w roztropny sposób”[24].

§ 2 – Biskup diecezjalny zadba również o to, aby wierni nie traktowali żadnej z decyzji jako potwierdzenia nadprzyrodzonego charakteru danego zjawiska.

§ 3 – W każdym przypadku Dykasteria zastrzega sobie możliwość ponownej interwencji w związku z rozwojem danego zjawiska.

Art. 23 § 1 – Jeśli zostanie podjęta decyzja zapobiegawcza (por. art. 18,2°-4°) lub negatywna (por. art. 18,5°-6°), musi ona zostać formalnie podana do wiadomości publicznej przez biskupa diecezjalnego, po zatwierdzeniu przez Dykasterię. Musi być również sporządzona w jasnym języku, zrozumiałym dla wszystkich, przy czym należy rozważyć słuszność ogłoszenia powodów podjętej decyzji i doktrynalnych podstaw wiary katolickiej, celem wspierania rozwoju zdrowej duchowości.

§ 2 – Przekazując ewentualnie decyzję negatywną, biskup diecezjalny może pominąć informacje, które mogłyby wyrządzić niesprawiedliwą szkodę zaangażowanym osobom.

§ 3 – W przypadku ewentualnego dalszego rozpowszechniania pism lub przekazów, prawowici pasterze powinni zachować czujność zgodnie z kan. 823 KPK (por. kan. 652 § 2; 654 KKKW), ganiąc nadużycia i to, co jest szkodliwe dla prawdziwej wiary i dobrych obyczajów lub w każdym razie niebezpieczne dla dobra dusz. W tym celu można nałożyć środki zwyczajne, w tym nakazy karne (por. kan. 1319 KPK; kan. 1406 KKKW).

§ 4 – Odwołanie się do § 3 jest szczególnie właściwe, gdy zachowanie, które ma zostać skarcone, odnosi się do przedmiotów lub miejsc związanych z domniemanymi zjawiskami nadprzyrodzonymi.

Art. 24 – Niezależnie od zatwierdzonej decyzji, biskup diecezjalny, osobiście lub za pośrednictwem delegata, ma obowiązek dalszego zachowywania czujności co do zjawiska i zaangażowanych osób, w szczególności wykonując swoją zwyczajną władzę.

Art. 25 – W przypadku, gdy domniemane zjawiska nadprzyrodzone można z całą pewnością przypisać umyślnemu zamiarowi mistyfikacji i wprowadzenia w błąd dla różnych celów (np. zysku lub innych osobistych interesów), biskup diecezjalny zastosuje obowiązujące karne prawo kanoniczne, dokonując oceny w każdym indywidualnym przypadku.

Art. 26 – Dykasteria Nauki Wiary ma prawo interweniować motu proprio, w dowolnym czasie i stadium rozeznania dotyczącego domniemanych zjawisk nadprzyrodzonych.

Art. 27 – Niniejsze Normy zastępują w całości poprzednie z dnia 25 lutego 1978 roku.

Ojciec Święty Franciszek, podczas audiencji udzielonej niżej podpisanemu Prefektowi wraz z Sekretarzem Sekcji Doktrynalnej Dykasterii Nauki Wiary w dniu 4 maja 2024 roku zatwierdził niniejsze Normy, przyjęte na Sesji Zwyczajnej tejże Dykasterii w dniu 17 kwietnia 2024 roku, i polecił je opublikować, postanawiając, że wejdą w życie 19 maja 2024, w uroczystość Zesłania Ducha Świętego.

Wydano w Rzymie, w siedzibie Dykasterii Nauki Wiary, dnia 17 maja 2024 roku.

Víctor Manuel Kard. Fernández

Prefekt

Ks. Prał. Armando Matteo

Sekretarz Sekcji Doktrynalnej

Ex Audientia Die 4.5.2024

FRANCISCUS

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[1] Św. Jan od Krzyża, Dzieła. Noc ciemna. Księga druga 17, 6, Wydawnictwo OO. Karmelitów Bosych, Kraków 1986, s. 496.

[2] Tamże, Pieśń duchowa. Prolog, s. 524.

[3] Tamże, Noc ciemna II, 17, 8, s. 497.

[4] Tamże, Żywy płomień miłości III, 47, s. 780.

[5] Benedykt XVI, Adhort. apost. Verbum Domini (30 września 2010), nr 14: AAS 102 (2010), s. 696.

[6] K. Rahner, Visioni e profezie. Mistica ed esperienza della trascendenza, Vita e Pensiero, Milano 19952, ss. 95-96.

[7] Sobór Watykański II, Konst. dogm. Dei Verbum (18 listopada 1965), nr 4: AAS 58 (1966), s. 819.

[8] Św. Jan od Krzyża, Dzieła. Droga na Górę Karmel 2, 22, 3-5, Kraków 1986, ss. 260-261; por. Katechizm Kościoła Katolickiego, nr 65.

[9] Sobór Watykański II, Konst. dogm. Dei Verbum (18 listopada 1965), nr 5: AAS 58 (1966), s. 819.

[10] Św. Jan od Krzyża, Pieśń duchowa B, 37, 4, ss. 696-697.

[11] Katechizm Kościoła Katolickiego, nr 67. Por. Kongregacja Nauki Wiary, Orędzie fatimskie (26 lipca 2000), Libreria Editrice Vaticana, Watykan 2000.

[12] Por. Sobór Watykański II, Konst. dogm. Lumen gentium (7 grudnia 1965), nry 39-42: AAS 57 (1965), ss. 44-49; Franciszek, Adhort. apost. Gaudete et exsultate (19 marca 2018), nry 10-18, 143: AAS 110 (2018), ss. 1114-1116, 1150-1151; Tenże, List apost. Totum amoris est (28 grudnia 2022), passim: „L’Osservatore Romano”, 28 grudnia 2022, ss. 8-10.

[13] Franciszek, Adhort. apost. C’est la confiance (15 października 2023), nr 35: „L’Osservatore Romano”, 16 października 2023, s. 3.

[14] Por. Franciszek, Adhort. apost. Gaudete et exsultate (19 marca 2018), nry 166 i 173: AAS 110 (2018), ss. 1157 i 1159-1160.

[15] Św. Jan Paweł II, Przesłanie do uczestników Światowego Kongresu Ruchów Kościelnych, zorganizowanego przez Papieską Radę ds. Świeckich (27 maja 1998), nr 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI 1: 1998, Libreria Editrice Vaticana, Watykan 2000, s. 1064. Por. Benedykt XVI, Adhort. apost. Verbum Domini (30 września 2010), nr 14: AAS 102 (2010), s. 696.

[16] Sacra Rituum Congregatio, Decretum beatificationis et canonizationis Servae Dei Gemmae Galgani, virginis saecularis: AAS 24 (1932), s. 57. «[Pius XI] szczęśliwie zdecydował, by wypowiedzieć się na temat heroicznych cnót tej niewinnej, a zarazem pokutującej dziewczyny, nie osądzając jednak niniejszym dekretem (co oczywiście nigdy się nie zdarza) preternaturalnych charyzmatów Sługi Bożej».

[17] Dykasteria Nauki Wiary, List do Biskupa Como dotyczący domniemanego widzącego (25 września 2023).

[18] Wyrażenie „pośród” nie oznacza „za pomocą” lub „poprzez”, lecz wskazuje, że określonej sytuacji, niekoniecznie pochodzenia nadprzyrodzonego, Duch Święty dokonuje dobrych dzieł.

[19] Lub inna władza kościelna, o której mowa w art. 4-6.

[20] Np.: lekarz, najlepiej specjalizujący się w pewnych dyscyplinach pokrewnych, takich jak psychiatria, hematologia itd.; biolog; chemik itd.

[21] Por. kan. 983 § 1; 1550 § 2, 2° KPK; kan. 733 § 1; 1231 § 1, 2° KKKW; Kongregacja Spraw Kanonizacyjnych, Instr. Sanctorum Mater o prowadzeniu dochodzenia diecezjalnego lub eparchialnego w sprawach kanonizacyjnych (17 maja 2007), art. 101-102: AAS 99 (2007), s. 494; Penitencjaria Apostolska, Nota o ważności forum wewnętrznego i nienaruszalności pieczęci sakramentalnej (29 czerwca 2019): AAS 111 (2019), s. 1215-1218.

[22] Wszystkie dowody z zeznań powinny być szczegółowo oceniane poprzez staranne zastosowanie wszelkich kryteriów, również w świetle prawa kanonicznego dotyczącego mocy dowodowej zeznań (por. ex analogia kan. 1572 KPK; kan. 1253 KKKW).

[23] Por. wyżej, nr 17-22.

[24] Benedykt XVI, Esort. Ap. Verbum Domini (30 września 2010), nr 14: AAS 102 (2010), s. 696. Ten sam akapit stanowi: „Kościelna aprobata objawienia prywatnego zasadniczo mówi, że dane przesłanie nie zawiera treści sprzecznych z wiarą i dobrymi obyczajami; wolno je ogłosić, a wierni mogą przyjąć je w roztropny sposób. […] Jest to pomoc, którą otrzymujemy, ale nie mamy obowiązku z niej korzystać. W każdym razie musi ono być pokarmem dla wiary, nadziei i miłości, które są dla każdego niezmienną drogą zbawienia”.

[00842-PL.01] [Testo originale: Italiano]

[B0403-XX.02]

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